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Pd diviso tra Iervolino e Nicolais

«Siamo in un sistema politico inquinato in cui è difficile lavorare»
Nicolais, in un’intervista a Repubblica ribadisce la sua contrarietà al «continuismo» del partito e si rammarica di «non essere riuscito a far avvertire a Veltroni tutta la gravità della situazione e la necessità di una svolta coraggiosa».
 
«Per me 5 o 6 assessori nuovi non erano la soluzione, lui sembrava accontentarsi di questo parziale cambiamento» perchè, spiega, «le elezioni potevano essere un rischio grosso» e come se non bastasse escono voci che dicono di registrazioni durante gli incontri tra la iervolino e lo stesso Nicolais.
 
La segreteria provinciale del Pd a un anno dalla sua formazione si trova già commissariata. L’uomo scelto da Veltroni come traghettatore è il senatore Enrico Morando, che dovrà sbrogliare una situazione per niente facile (nata ancora peggio con tutte le polemiche seguite all’elezione di Maria Fortuna Incostante).
 
Ma qual è la situazione? Stamattina la Iervolino presenterà la nuova giunta, e proprio su questo termine, nuovo, che a Napoli e nel Pd in generale si combatte una guerra che perpetua il tafazzismo della sinistra, che sembra non trovare mai fine.
 
A ben guardare, volendo fare i precisini, la Iervolino non ha tutti i torti. La Giunta, contando i quattro assessori eletti a maggio è per la maggior parte nuova, sebbene, paradossalmente, l’unico uscente effettivo è Gennaro Mola, ex assessore alla Nettezza Urbana. Rimangono nella squadra, Valeria Valente, Alfredo Ponticelli, l’immancabile Nicola Oddati e il vicesindaco Tino Santangelo. Gli utlimi sono Salvatore Realfonzo al Bilancio, al Patrimonio e Demanio va Marcello D’Aponte, mentre alla ex preside della facoltà di Sociologia della Federico II Enrica Amaturo vanno l’ Anagrafe, Riforma della macchina comunale e i censimenti. A Pasquale Belfiore, l’Edilizia pubblica e privata; a Diego Guida il Decoro e l’Arredo urbano; a Paolo Giacomelli, la Nettezza urbana e Raccolta differenziata
 
«Ho giurato sulla Costituzione. Dovevo dare un governo alla città» dice il sindaco, convinta che la città sia dalla sua parte. Ma questo non lo si potrà sapere fino alle prossime elezioni, previste nel 2011, se si arriverà a fine mandato.
 
Ecco, le elezioni. Questo è un altro punto caldo della situazione. La Iervolino ha minacciato le dimissioni e, di conseguenza, la sconfitta sicura del centrosinistra a Napoli, dopo 15 anni di governo della città, alternatisi tra la il Rinascimento napoletano di Bassolino, fino ad arrivare ai tristi fatti di questi ultimi anni.
 
Tornare alle urne avrebbe, quindi, voluto dire il suicidio del Pd in Campania, con conseguenze serie anche a livello nazionale. Avrebbe voluto dire ricostruire le alleanze con i tanti partiti che compongono la giunta, e quindi le tante anime della sinistra che, mentre a livello nazionale si giura vendetta e si critica reciprocamente giorno dopo giorno, a livello locale cerca il più possibile di andare a braccetto (e quasi mai ci riescono), in base a logiche di territorio che se ne fregano di quelle nazionali
 
Il centrosinistra, probabilmente, avrebbe ceduto il passo a una destra campana che da anni non se la passa affatto bene, distrutta da logorii interni (guerre di correnti), e mani affatto pulite, se le accuse sui fatti dell’affaire Romeo, saranno confermate.
 
Insomma la situazione campana continua a essere giorno dopo giorno al centro della cronaca politica e giudiziaria e sembra non se ne possa uscire, tanto meno dopo le scelte del sindaco, che hanno spaccato il fronte sempre fragile della coalizione napoletana e campana (se guardiamo alle ultime elezioni a Salerno, piuttosto che alla crisi del consiglio provinciale di Avellino della scorsa estate).

Sediamoci sulla riva e aspettiamo...
 
 

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