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 Home page > Attualità > Politica > Partiti di carta e Cristiano Di Pietro

Partiti di carta e Cristiano Di Pietro

Escono intercettazioni da cui sembra che il figlio di Di Pietro, in un certo periodo, abbia fatto piccoli intrallazzi con un tizio, ex provveditore alle opere pubbliche in Campania, oggi inquisito a Napoli per questioni molto più serie. Pare che cercasse (il figlio di Di Pietro) di piazzare in modo clientelare suoi amici qua e là attraverso le aderenze del tizio in questione. Poi ci sarebbero state (?) fughe di notizie da una procura: attenti che il tizio (quello lì con cui Di Pietro junior pare ecc.) è controllato. Il figlio di Di Pietro di colpo smette di parlarci al telefono e Di Pietro senior, al tempo ministro, lo fa trasferire (il tizio di cui sopra). Poi si vede la moglie del tizio che suggerisce al tizio medesimo di ricattare Di Pietro attraverso il figlio (di Di Pietro), per via dei loro precedenti rapporti, al fine di bloccare il trasferimento imminente (del tizio stesso). Insomma, parrebbe che qualcuno abbia avvisato Di Pietro e questi abbia avvisato il figlio e poi abbia fatto trasferire il tizio ormai famoso per allontanarlo dal figlio, forse interferendo così in un’inchiesta per scopi personali.

La cosa curiosa però non è questa, anche perché da brani di intercettazione buttati lì si può desumere tutto e il suo contrario: non provano nulla.

È più curioso constatare che dalla lettura di Repubblica che ho fatto stamattina sul treno non si arguiva nulla di tutto quello che ho scritto sopra. Dal pezzo di Repubblica - e dai successivi on line - si capiva invece che qualcuno sta ricattando Di Pietro millantando rapporti non meglio specificati (inesistenti?) col figlio, al chiaro e unico scopo di fermare le inchieste, e che Di Pietro ha risposto per le rime, lasciando intendere che questo è solo l’ennesimo tentativo di fermare i magistrati, che non si faranno intimorire. Dal pezzo di Repubblica di stamattina, a dire il vero, non si capiva una mazza, ma si lasciava alludere quello che ho appena detto. Infatti i brani delle intercettazioni, che altre volte riempiono paginate, su Repubblica erano distillati in modo da fornire al lettore una versione piuttosto edulcorata. In particolare non comparivano le conversazioni tra il figlio di Di Pietro e il tizio, da cui peraltro non si ravvisa nulla di penale, se non il solito malcostume italico della raccomandazione. Comparivano invece i brani in cui la moglie minacciava il ricatto, del tutto incomprensibili però senza i primi.


Invece il Corriere, i cui editorialisti un giorno sì e uno pure si accigliano pensosi contro la giustizia spettacolo, pubblica tutto, per filo e per segno. La ricostruzione fatta sopra proviene dai suoi pezzi, che avrete del resto già letto tutti.



È anche curioso, a dirla tutta, che la versione fornita da Repubblica-Di Pietro sia così debole: come può un attacco ai magistrati provenire dalle intercettazioni fornite dai magistrati stessi? E perché un attacco a Di Pietro sarebbe un attacco ai magistrati? E il ricatto, se mai c’è stato, risale ai tempi del Di Pietro ministro, difficile che i ricattatori fossero così preveggenti da usare quell’arma contro un’inchiesta esplosa due anni dopo.

Siamo un po’ al tutti contro tutti, non vi pare?

C’è da dire che la stessa scenetta si potrebbe ritrovare parlando di Renato Soru, algido (e non sciocco, va detto) presidente della Regione Sardegna, praticamente beatificato ieri su Repubblica e attaccato ad alzo zero oggi in prima del Corriere: sviolinati fino al diabete i primi, con Soru che giganteggia serio come un profilo di Mount Rushmore, furbeschi i secondi, che l’attaccano usando proprio l’arma preferita di Repubblica: il sospetto, l’ombra della casta. I primi lo vorrebbero già domattina al posto di WVeltron (che per Repubblica era l’Obama italiano solo un anno fa, oggi è più rancido di un sottosegretario del governo Forlani), i secondi, boh: quello che vogliono davvero al Corriere non è che si capisca mai troppo bene, forse perché non lo sanno nemmeno loro.

Per Repubblica, insomma, Di Pietro è Tyson e Soru la speranza bianca. Al Corriere attendono direttive.

Ora mi fermo perché ho sentito la mia seggiola muoversi, ho visto la pianta oscillare, non vorrei che il sistema crollasse proprio adesso e quello che ci resta sotto sono io.

Commenti all'articolo

  • Di Nik (---.---.---.198) 26 dicembre 2008 17:18

    Ci si chiede come mai si parla solo di Cristiano Di Pietro che NON è indagato e NON ha commesso fatti penalmente rilevanti, e non si parla di cosa è successo delgi indagati eccellenti che stanno in parlamento, degli arrestati, di chi è indagato in Basilicata per il Petrolio, e in Abruzzo cosa succede...boooooohh!?!?!
    Strano no come i mezzi di comunicazione tutti..riescano a distrarci...e mentre la mano sinistra alza polveroni magari quella destra insabbia.....allora parliamo e chiariamo prima i fatti reali....poi ci sarà tempo per chiarire anche questioni assolutamente non rilevati per ora......

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