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Paola Minaccioni: “Voglio uscire da questa esperienza con un’idea più precisa di felicità”.

È una delle attrici più versatili e talentuose del nostro panorama italiano. Ha seguito una formazione di drammaturgia classica. Ha fatto parte del laboratorio di Serena Dandini. Ha affinato le sue indiscusse doti presso il Centro Sperimentale di Cinematografia.

Sabato ha proposto su Instagram la diretta streaming di “Senti Questa”, un’importante iniziativa culturale che ha visto il coinvolgimento di molti amici e colleghi della musica e dello spettacolo. Amante della poesia, ha pensato di portare in scena questo progetto per avvicinare le persone in questo momento difficile. Ha intenzione di riproporlo ogni settimana.

Nella sua carriera, ha preso parte a varie trasmissioni e serie tv di successo, come “Un medico in famiglia”, “Una pallottola nel cuore”, ma anche a numerosi film, da “Benedetta follia” a “Tutta un’altra vita”, recitando in quattro pellicole di Ferzan Ozpetek, quali “Cuore sacro”, “Mine vaganti”, “Magnifica presenza” che le è valso un Globo d’Oro, e “Allacciate le cinture”, per il quale ha vinto un Nastro d’Argento.

Prima di questa emergenza, l’abbiamo vista a teatro nello spettacolo “Mine Vaganti”, tratto dal film di Ferzan Ozpetek. Ha lavorato al fianco di grandi maestri del nostro panorama italiano: Gigi Proietti e Lino Banfi. Stiamo parlando di Paola Minaccioni.

In questa intervista, l’attrice traccia un bilancio complessivo della sua vita, tra delusioni e progetti, senza far mancare, nella situazione attuale, la felicità come unico desiderio di vita.

 

Sabato, è stata trasmessa in diretta streaming l’iniziativa culturale “Senti Questa”, che ha coinvolto molti colleghi dello spettacolo e della musica. Cosa l’ha ispirata e com’è andata? Ha intenzione di riproporla in seguito?

“Mi ha ispirato la giornata mondiale della poesia, che è stata tre settimane fa. La permanenza in casa ti spinge a fare delle associazioni, delle idee che, in una situazione normale, non ti verrebbero. Ho pensato, visto che amo la poesia, in questi giorni, di ravvicinarmi alla lettura della poesia, perché è una forma consolatoria. Credo che la poesia aiuti a vivere meglio. Insieme a un mio amico, Simone Colombari, ho detto: perché non leggiamo delle poesie? Adesso, è il momento in cui le persone le vogliono sentire. Ci piaceva l’idea che non fosse una diretta di esibizione o uno scopo didattico, ma che fosse, semplicemente, l’idea di condividere qualcosa di sé attraverso la poesia. Tutte le persone che sono intervenute, lo hanno fatto con questo spirito. A nessuno è stato chiesto di essere un bravo lettore. È chiaro che la poesia sia un’arte. Bisogna saperla leggere. Aiuta conoscere ogni verso e la metrica. In questo momento di pandemia, mi è venuto spontaneo di usarla come un modo per avvicinare le persone, per poter condividere un pensiero, delle riflessioni, non per intrattenere con i versi. Questo sabato, ci sarà un’altra diretta. Finché, ci divertiamo, andiamo avanti”.

 

Prima dell’emergenza, l’abbiamo vista a teatro con lo spettacolo “Mine Vaganti”, tratto dal film di successo di Ferzan Ozpetek. Com’è nata l’idea di questa trasposizione?

“Credo che l’idea sia venuta al produttore Marco Balsamo. Ha convinto Ferzan in questo progetto. Io sono stata coinvolta”.

 

A proposito di Ferzan Ozpetek, ha avuto modo di prendere parte a due pellicole da lui dirette “Magnifica Presenza” e “Allacciate le cinture”, con le quali ha vinto un Globo d’Oro, un Nastro d’Argento come migliore attrice non protagonista e una Nomination al David di Donatello. Che ricordi ha di quelle esperienze?

“Ho dei ricordi bellissimi, magnifici, perché fare film è una passione, un regalo, una meraviglia. Girare questi film, così ben curati, amati e pensati insieme a degli attori magnifici, è stato bello”.

 

Nella sua carriera, vanta la collaborazione con personaggi di spicco del nostro cinema italiano, come Gigi Proietti e Lino Banfi. Com’è stato lavorare con loro?

“Loro sono due giganti. Lino Banfi l’ho incontrato poco, perché nella serie “Un medico in famiglia”, mi relazionavo di più con i medici. È, sempre, un grande maestro. Quando arrivava sul set, trasformava la scena. Gigi Proietti è catartico. Un grandissimo maestro. È stato molto bello, perché riconosci la stoffa, la classe degli attori di un tempo. Non che lui non sia contemporaneo. È il più figo di tutti. Appartenendo a quella generazione, ha un altro peso e potenza”.

 

Siamo abituati a vederla nei panni di un personaggio eclettico ed estroso. Come appare Paola Minaccioni nel privato? Nella vita, affronta tutto con lo stesso piglio da attrice o si differenzia?

“Nella vita, sono un essere umano. Seguo il percorso della vita: alti, bassi, momenti belli, brutti, grandi amori, separazioni, problemi, progetti, idee, slanci. Mi propongo di portare avanti il mio lavoro, pensando di intrattenere e di far stare bene le persone. Devo dire che questo fa stare bene anche me. Non è che lo faccia solo per gli altri, ma anche per me. Il risultato è il rapporto dell’amore con il pubblico. Mi fa felice”.

 

Quanto è importante, oggi, la comunicazione, in un un mondo sempre più virtuale?

“La comunicazione è importante, prima di tutto, tra esseri umani. La divulgazione dell’informazione è una cosa fondamentale. Si, è vero, siamo in un periodo forzatamente virtuale. Questa situazione ci fa riconoscere quanta comunicazione inutile abbiamo mandato avanti. Di quante cose e persone potevamo fare a meno. Mi auguro che la comunicazione diventi ancora più importante, perché supererà una selezione della comunicazione. Non serve comunicare per forza con tutti, sempre e comunque. È una dispersione tremenda, che fa male alle persone”.

 

Cos’ha in mente per il futuro, quando questa emergenza sanitaria sarà finita?

“Adesso, non ho grandi cose in mente, perché non riesco a fare dei progetti. Sono molto concentrata sull’idea di affrontare quello che verrà in modo lucido, cercando di essere concreta. Spero di fare tesoro di questa esperienza e di fare a meno di tante cose che, sicuramente, mi hanno allontanato dalla verità. Rinuncerò a molte cose. Mi auguro di poter uscire da questa esperienza con un’idea più precisa di felicità”.

 

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