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Pakistan, due sorelle uccise perché ballavano

Nei giorni scorsi una nuova agghiacciante notizia ha scosso la rete, una nuova violenza incomprensibile ha stroncato la vita di due sorelle di quindici e sedici anni. Le notizie, pur brevi e scarne, diramate sul web riferiscono che le due ragazze, Basra e Sheeza Noor, sarebbero state uccise dai familiari a Chillas, città nel Nord del Paese, per aver ballato sotto la pioggia insieme a due amici, essersi fatte filmare e aver diffuso tramite cellulari il video, girato diversi mesi fa, che sarebbe arrivato a un parente delle ragazze.

Il fratellastro avrebbe organizzato la spedizione punitiva insieme ad altre persone e insieme alle due sorelle sarebbe stata uccisa anche la madre. Altre fonti riferiscono che la madre stessa, invece, avrebbe partecipato all’uccisione delle sorelle, punizione organizzata per ristabilire l’onore della famiglia. Il fratellastro sarebbe stato arrestato insieme ai complici grazie alla denuncia di un altro fratello.

Non è il primo caso di questo tipo, l’anno scorso altre quattro donne sono state uccise perché colpevoli di aver ballato e cantato con quattro uomini a un matrimonio. In quell’occasione fu il consiglio dei capo tribù del villaggio a ordinare l’uccisione perché le donne erano state giudicate colpevoli di fornicazione. Non dimentichiamo infatti che la Sharia regola in maniera molto rigida tutti i contatti tra persone di sesso diverso.

Il rapporto di una Ong di Karachi, Madadgaar Helpline, denunciava già nel 2005 più di mille morti durante l’anno tra uomini e donne a causa di motivi di onore. Nonostante vi siano molte leggi civili che cercano di limitare il fenomeno, vi sono ancora moltissime uccisioni di questo genere e le stesse autorità ritengono che solo il 10% di tali casi venga alla luce. Le vittime vengono convinte con la paura a non denunciare l’accaduto. Secondo tale fonte, è soprattutto nelle campagne del Sud che viene praticata l’uccisione per preservare l’onore della famiglia e in particolare le donne ne sono vittime perché vengono accusate di cattiva condotta sessuale.

La stragrande maggioranza delle vittime è costituita da donne sposate, poi vengono uomini e donne nubili. Una buona parte di esse è stata uccisa perché colpevole di essersi scelta liberamente il partner da sposare. Per lo più i colpevoli di queste uccisioni restano ignoti, ma spesso si tratta di congiunti delle stesse vittime, per la gran parte fratelli e mariti, per quanto riguarda le donne sposate, mentre per le donne non sposate si tratta per lo più di padri e zii o fratelli. Nella quasi totalità dei casi le colpe contestate alle vittime sono fornicazione o presunte relazioni illecite.

Anche per il 2011 le vittime stimate si aggiravano intorno al migliaio e questo fenomeno non accenna a diminuire. Molto resta ancora da fare per portare i sentimenti di civiltà contemporanea, di uguaglianza e rispetto, pur recepiti dalle legislazioni di molti Stati che puniscono e vietano tali comportamenti, fino a soppiantare del tutto sentimenti e convincimenti riferibili e congruenti solo all’interno di organizzazioni sociali e culturali prettamente rurali e cristallizzate nel passato.

 

Delia Dorsa per “Segnali di fumo – il magazine sui Diritti Umani”

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