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PD nelle sabbie mobili, poco tempo per “salvarsi”

Nelle sabbie mobili, affondando pian piano, lentamente ed inesorabilmente verso la fine, senza la minima possibilità di salvezza. Quel che vi ho descritto non è la solita scena di un film di avventura, ma è la situazione odierna del Partito Democratico, nelle sabbie mobili.

Dopo la sconfitta delle politiche, le inchieste giudiziarie, la prevedibile sconfitta in Abruzzo, ecco che arriva il risultato piu pesante, in Sardegna. Il PD nell’isola passa in meno di un anno dal 36 al 24% e trascina con se l’ottimo Renato Soru che malgrado ottenga un 5% in piu rispetto alla sua coalizione non riesce a combattere la forza del PDL di Berlusconi e del suo “podestà” locale, Ugo Cappellacci. Le dimissioni di Veltroni arrivano un pò inaspettate ma rappresentano la giusta conclusione per chi ha scommesso tutto su un certo “modo” di far politica ed ora si ritrova ai “margini” della politica stessa.

Possiamo girarci intorno quanto vogliamo ma dalla sua elezione alla segreteria PD, Veltroni non ne ha combinata una giusta. Dal dialogo privilegiato con Berlusconi per la rifoma elettorale,dialogo che di fatto ha accellerato la crisi del governo Prodi; alla sua corsa “solitaria” alle elezioni che ha permesso a Berlusconi si sbarazzarsi dell’Udc cosi da avere una coalizione “totalmente” servente; al dialogo iniziale con il nuovo governo che, come previsto, non ha portato alcun frutto se non quello di perdere elettorato verso l’Italia dei Valori, apparsa sin da subito unico e vero “baluardo” dell’antiberlusconismo, un sentimento che volente o nolente pervade oramai buona parte del CentroSinistra, PD compreso.

L’ex Sindaco di Roma però non si è limitato solo ad errori di “strategia politica”, ha trascurato la cosa piu importante, l’indentità del Partito Democratico. Nato nel novembre 2007, ad oggi il PD non ha ancora una chiara identità di valori, ideali e priorità.

Ancora oggi se Ignazio Marino, esponente di primo piano dei Democratici, propone il ricorso al Referendum contro la legge del Testamento Biologico (o meglio Teologico) proposta dal Centrodestra, ecco che si alzano le voci di Letta, Rutelli, ed altri che dissentono. Il Partito Democratico, dopo quasi un anno e mezzo, non è “ne carne ne pesce” e questa sensazione è vissuta con fastidio non solo dagli elettori ma anche, e soprattutto, da tantissimi iscritti. “Cosa siamo?” “Da che parte stiamo sul testamento biologico, sulle Unioni Civili, sull’eutanasia?” etc, domande come queste sono di dominio pubblico all’interno dei circoli, le “ex sezioni”. 

Questa è la pecca maggiore del Segretario, forse piu delle scelte stretegiche sbagliate. Il non aver fornito una “chiara identità” al PD ha fatto si che alcuni elettori centristi virassero verso l’Udc per paura di una “egemonia Ds”. Al tempo stesso alcuni elettori progressisti, delusi dalla poca chiarezza, si sono riversati nella astensione o nel ritorno alle origini, a quella Sinistra Radicale tradita per il voto utile nel 2008. Uniamoci poi tutti quelli che non hanno gradito l’assenza di “polso” contro Berlusconi e la poca decisione dopo le inchieste giudiziare e capiamo perche l’Italia dei Valori abbia raddoppiato le intenzioni di voto nazionali. 

Detto questo, ora si volta pagina ed il tempo scorre anche troppo velocemente. Si parla di un “segretario provvisorio” sino al congresso di Ottobre che guidi il partito alle Europee per poi passare la mano. Io penso che questa sia una scelta sbagliata. Serve subito un VERO SEGRETARIO, con pieni poteri e leggitimità. Ottobre sarebbe troppo tardi, per il semplice motivo che ad aprile del 2010, cioè solo 6 mesi dopo , si terranno le elezioni Regionali le quali, visto l’andazzo odierno, rischiano di asfaltare definitivamente il CentroSinistra, regioni “Rosse” comprese.

La vittoria di Renzi alle primarie per il sindaco di Firenze, un uomo non sostenuto dai big del PD, dimostra quanto le persone si siano stancate degli “apparati” e dei “burocrati”. In momenti come questo serve quindi una risposta NETTA,CHIARA, VELOCE. Un Congresso prima delle Europee appare quanto mai opportuno.

Il progetto di “far convivere ” postdemocristiani e postcomunisti in un unico movimento è “quasi” fallito, troppe le differenze a livello etico ed anche sociale (non dimentichiamo le dichiarazioni anti-cgil di diversi margheritini). Forse alcuni dirigenti diessini pensavano di “fagocitare” facilmente i cattolici, ma il boccone è rimasto loro sullo stomaco.

Detto questo, il PD ha bisogno di un Leader che sappia parlare al suo popolo, sappia rimotivare il fronte progressista, che rompa il “finto dialogo” con Berlusconi e lo tratti per quello che è, senza però rinunciare ad una opposizione propositiva e collaborativa qualora ne valga la pena. E soprattutto serve un leader che dica chiaro e tondo “Cosa è il PD”, che contribuisca a definire i principi etici, i valori e le priorità su cui si basa il Partito. A costo di perdere per strada qualche “Rutelli”.

Senza questi chiarimenti il PD è destinato a morire nel peggiore dei modi ed a trascinare con se tutto il fronte progressista.

Chiarimento interno per quanto riguarda i valori e le priorità, maggiore aggressitivà verso la maggioranza, maggiore incisività a livello di proposte e , non ultima, nuova politica sulle alleanze. Questi i punti nella Agenda del nuovo Segretario. 

Bersani, se questo sarà il nuovo leader del PD, dovra mettere in conto una scissione a “destra” di alcuni esponenti Democratici, in migrazione verso il Centro. E dovrà impegnarsi verso un ripensamento delle alleanze, allargandole al centro ed a Sinistra. Tornare insomma ad una sorta di “UNIONE” senza i comunisti duri e puri e senza i Mastella. Una coalizione meno variegata e con piu probabilità di vittoria. Un PD al 25%, una forza di centro attorno al 6-7%, una forza di Sinistra sul 3-4%, l’Idv attorno al 5-6%.

Ma l’unica vera possibilità di vittoria passa solo da qualche passo falso di Berlusconi, altrimenti meglio dimenticare qualsiasi ambizione di governo.

Nelle sabbie mobili odierne, l’unico appiglio utile per la vittoria potrà venire solo da un fallimento del nemico. Ciò non toglie che il PD dovrà necessariamente “chiarirsi” le idee, per sopravvivere, per non affondare definitivamente.

Commenti all'articolo

  • Di Andrea (---.---.---.247) 21 febbraio 2009 17:58

    La vera opposizione può giungere solo da un PD rilanciato e da un modo di fare politica nuovo che già auspicava il povero Veltroni,più vicino alla gente e al territorio. 
    Di Pietro inizialmente doveva far parte del progetto del futuro PD, poi ha scelto di andare da solo (http://it.wikipedia.org/wiki/Antonio_Di_Pietro), se non fosse andato alle elezioni insieme al PD a quest’ora non sarebbe neanche in Parlamento (o comunque non avrebbe gli stessi deputati), Di Pietro e i suoi rappresentano il 4% dell’elettorato o poco più, con questi numeri non si governa.
    Predica di etica morale ed in alcuni paesi l’IDV governa insieme a Forza Italia...un bel paradosso non credi?

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