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Orgoglio democratico

In questi giorni vibranti, con nomi che si rincorrono, candidati che nicchiano, giornalisti a caccia di scoop, quello che si sente mancare (e che sente mancare molto anche Repubblica), è la presenza di un candidato che faccia risollevare un certo Orgoglio Democratico. Un candidato da portare nei circoli ma soprattutto nel paese a testa alta, che incarni lo spirito grazie al quale era nato il PD: apertura, ascolto, condivisione come metodo e identità per l’elaborazione politica, sociale e culturale.

Un candidato per cui si possano distribuire palloncini con il simbolo del PD, per cui i cittadini non abbiano vergogna (e ci pensavo l’altro giorno quando vedevo in piazza a Lodi i banchetti dell’italia di valori che non venivano blanditi come invece accade quando si fa volantinaggio per il PD o solo ve se ne parla).



Un candidato che metta al centro la modernità incarnata dal PD, ovvero quella di un partito fondato sulla partecipazione, che vuole andare oltre la democrazia vista come "presa di potere" di un gruppo sociale (o di potere semplicemente) che accoglie i favori popolari e che impone la sua visione del mondo, ma un partito che faccia della condivisione il proprio valore, la propria visione del mondo da cui scaturiscono poi le politiche "quotidiane". Un partito che pensi al lungo periodo e così facendo agisca anche nell’oggi, mettendo al centro della sua ragion d’essere i cittadini. Così le politiche economiche, ambientali, sociali, culturali, di sviluppo scaturiranno di conseguenza.

Questo non si esaurisce con un nome, ma serve un nome e una nuova classe dirigente che gli sia alle spalle, grazie ai quali poter ritornare ad essere fieri di essere democratici.

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