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Obama. Il nuovo inizio – The new beginning

Barack Hussein Obama ha sorpreso il mondo pronunciando uno dei più grandi discorsi che un leader politico abbia mai fatto, mantenendo così l’impegno assunto in campagna elettorale e lo ha fatto recandosi nel cuore della cultura islamica, nella più grande università egiziana tempio dello studio dell’Islam. Ha affrontato una prova difficile fondendo fermezza nella condanna degli estremismi religiosi con l’umiltà del coraggio di chi parla con il cuore ad una platea di interlocutori, non a torto, prudenti e guardinghi verso l’antico nemico imperialista.

Il Presidente ha esordito spiegando le ragioni del clima di sospetto e sfiducia che hanno caratterizzato il rapporto degli USA con i paesi islamici, frutto certo degli errori del colonialismo e della negazione della dignità dei paesi arabi. L’11 settembre e le violenze successive hanno fatto il resto alimentando la paura e la sfiducia reciproca. Egli ha poi ricordato i valori di tolleranza e di verità che stanno alla base del “sacro Corano” e delle conoscenze che grazie alla cultura dell’Islam sono divenute patrimonio dell’intera umanità come la scrittura, la stampa, la navigazione e tanto altro ancora. Ma ha dato atto all’apporto dei 7 milioni di musulmani d’America al progresso del loro paese e di come esista almeno una moschea in ogni stato dell’Unione per oltre 1200 templi negli USA. Obama, tuttavia, ha voluto sottolineare che l’estremismo violento che si identifica in al Qaeda e nei talebani danneggia il rapporto tra occidente e islam e dunque come pochi individui possano ledere l’immagine di una religione tollerante professata da 1 miliardo di esseri umani. Perciò tolleranza ma nessun cedimento all’estremismo che sarà combattuto con il massimo impegno per proteggere il popolo americano che rappresenta il primo dovere del Presidente.

L’esperienza della guerra in Iraq ha dimostrato agli Stati Uniti che è necessario impegnarsi diplomaticamente per risolvere le crisi politiche anche se la fine del regime di Saddam Hussein ha liberato il Paese da una tirannia. Obama ha ricordato di aver ordinato il ritiro dall’Iraq per ridare l’Iraq agli iracheni senza lasciare basi militari nel paese. Proprio a questo punto il Presidente ha ammesso che il clima successivo all’11 Settembre ha spinto gli USA alla violazione dei diritti umani a Guantanamo praticando la tortura. Per il futuro l’America agirà di concerto con le nazioni islamiche e cercherà di prevenire la violenza isolando gli estremisti.

 

Dopo questo proponimento Barack Obama è entrato nel vivo della questione israelo-palestinese attraverso un linguaggio chiaro e diretto come nessun uomo politico occidentale aveva mai fatto prima di lui. Ricordando l’indissolubilità dell’amicizia tra Usa e Israele ha sottolineato le sofferenze del popolo palestinese che ha cercato per 60 anni una patria umiliato da un’occupazione militare che ne ha leso la dignità. Dunque per la prima volta gli Stati Uniti per bocca del suo Presidente e non attraverso un linguaggio criptico della diplomazia di un finto mediatore di pace, hanno riconosciuto la legittima aspirazione di due popoli a vivere in due stati in pace e in sicurezza. Gli Stati Uniti dunque ritengono finalmente intollerabile che Israele neghi la nascita di un vero stato palestinese così come gli arabi non possono pensare di affermare il loro diritto attraverso la violenza. La storia degli stessi afroamericani, del Sud Africa e di altri popoli nel mondo dimostra che la pace è un processo che si guadagna con la tolleranza e con il rispetto degli antagonisti. E’ ora che i palestinesi si convincano che questa è l’unica possibilità e che Hamas abbandoni la violenza e riconosca lo Stato di Israele così come Israele deve riconoscere i diritti dei Palestinesi e deve cessare l’espansione degli insediamenti assumendo la responsabilità perché essi possano vivere e lavorare in pace.

Obama non ha trascurato nemmeno attenzioni per i governi arabi che devono garantire diritti e democrazia ai loro popoli impedendo che la tensione israelo-palestinese sia utilizzata per nascondere la richiesta di migliori condizioni di vita per i popoli arabi. Con una immagine tra le più suggestive del suo discorso il Presidente ha invitato tutti gli attori della crisi a lavorare perché un giorno - la Terra Santa delle tre grandi religioni monoteiste rappresenti una casa sicura per ebrei, cristiani e musulmani e perché i figli di Abramo possano, come nella storia di Isra, in cui Mosè, Gesù e Maometto pregare assieme.

Barack Obama ha quindi affrontato la questione Iran accettando il principio che ogni Paese ha il diritto di accesso allo sviluppo dell’energia nucleare a scopi pacifici. Al Presidente iraniano, senza citarlo, ha dichiarato la sua disponibilità a superare le diffidenze del passato essendo pronto a discutere per impedire che in Medio Oriente ci sia una nuova corsa al riarmo atomico partendo dal principio che gli Stati Uniti si impegneranno per un mondo senza armi atomiche e invitando l’Iran a sottoscrivere il Trattato di non-proliferazione nucleare.

Analizzando il tema della libertà religiosa Obama ha attribuito grande importanza alla tolleranza verso le minoranze religiose perché la fede unisca i popoli e non sia utilizzata per dividerli. Ammettendo le difficoltà dei musulmani americani per accedere ai fondi concessi alle opere caritatevoli, il Presidente ha promesso che lavorerà con loro per gestire progetti d’integrazione e di supporto all’esercizio del diritto a professare il proprio credo religioso.

Nel suo discorso Obama ha quindi parlato della questione dei diritti delle donne, accettando che l’occidente consenta, senza pregiudizi, l’uso del velo a chiunque lo creda importante. Allo stesso modo è inaccettabile negare alle donne il diritto all’istruzione constatando anche che i paesi in questo senso più tolleranti, sono anche quelli più prosperi. Gli Usa, ha dichiarato Obama, collaboreranno con i Paesi islamici che favoriranno l’alfabetizzazione delle donne e i progetti di micro-finanziamento.

Infine Il presidente Obama ha affrontato le questioni riguardanti le contraddizioni tra progresso e tutela delle tradizioni invitando il mondo islamico a non avere paura dello sviluppo ma impegnandosi perché esso si realizzi in equilibrio con i valori etici del proprio popolo. Dal canto suo gli USA avvieranno programmi di scambio e collaborazione per studenti statunitensi ed arabi, per lo sviluppo di strumenti di comunicazione istantanei in Internet e per favorire gli interscambi commerciali tra operatori degli Stati Uniti ed arabi. In campo scientifico gli USA si propongono di aprire centri di eccellenza scientifica nei Paesi in via di sviluppo perché favoriscano la creazione di opportunità di lavoro “verdi”. Da un punto di vista sanitario l’America contribuirà a sconfiggere la poliomelite ed a sviluppare programmi con le comunità musulmane per la promozione della salute della madre e del bambino

Concludendo Barack Obama ha ricordato alcuni passi dai tre libri sacri:

- Il sacro Corano ci dice: “Oh, umanità! Vi abbiamo creati uomini e donne e vi abbiamo diviso in Nazioni e tribù affinché poteste conoscervi”, il Talmud ci dice: “L’intera Torah ha lo scopo di promuovere la pace”, la santa Bibbia ci dice: “Siano benedetti i portatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio” I popoli del mondo possono vivere insieme in pace, sappiamo che quella è la visione di Dio.

Il presidente degli Usa come si vede ha gettato per la prima volta un ponte oltre le divisioni millenarie tra le civiltà occidentale e islamica, ha offerto collaborazione alla creazione di migliori condizioni di vita nei paesi arabi, ha chiesto maggiore rispetto per i diritti dei popoli arabi da parte dei loro governi, ha riconosciuto gli errori ed i pregiudizi occidentali che hanno rappresentato il terreno di coltura degli integralisti degli opposti schieramenti che di questo si sono nutriti. Non sarà un cammino facile e nemmeno breve. Gli estremisti che prosperano sull’esistenza di un “nemico religioso” cercheranno con ogni mezzo violento di impedire il processo di pace. Ma paradossalmente quando tutto sembrava perduto ed il conflitto insanabile, ecco che un uomo dalla pelle scura, immigrato, contro tutte le previsioni dei politologi, nel pieno di una crisi economica planetaria, viene chiamato a capo del paese più potente del mondo. Il suo popolo più volte e a ragione ritenuto imperialista, in pochi mesi, sovverte equilibri cristallizzati, sconvolge alleanze e inimicizie. Obama oggi rappresenta per miliardi di persone la speranza di un mondo davvero migliore e più giusto.

Coraggio Presidente tutti gli uomini di buona volontà ti appoggiano. Sappiamo che corri rischi immensi ma siamo con te. La pace in Medio Oriente e quindi in larga parte del mondo non è mai stata così vicina.

Commenti all'articolo

  • Di grazia Gaspari (---.---.---.3) 5 giugno 2009 11:11

     Un resoconto molto bello, a tratti commovente. Complimenti! Concordo con il tuo finale....forse con Obama se non la pace, sicuramente si potranno creare migliori rapporti tra popoli e culture. Il presidente Obama sta comunque girando la pagina della storia. Che Dio lo protegga

  • Di pint74 (---.---.---.37) 5 giugno 2009 20:58
    pint74

    Parlare è facile,speriamo solo che queste parole diventino fatti.
    Sugli USA pesano milioni di vittime causati dai conflitti in Iraq ed Afghanistan ed in altri conflitti minori dove lo zampino americano è presente...
    Riuscirà a dare una svolta o anche questo presidente è un burattino in mano alle lobby più influenti del paese?
    Se per qualche "strana " ragione scoppiasse un’altra guerra (Iran?),o i promessi ritiri dai vari fronti venissero posticipati per scuse varie avremmo la risposta...
    Non è cambiato nulla.
    Altrimenti chissà,potrebbe essere un’esempio per gli altri leader mondiali,soprattutto i nostri.

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