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Nucleare, sindrome nimby e innovazione

L’Italia potrebbe riprendere il percorso per la produzione di energia elettrica con centrali nucleari. La notizia è stata seguita da uno strascico di commenti: favorevoli e contrari hanno espresso opinioni, spesso argomentate con considerazioni tecniche interessanti.

Tra i contrari all’ipotesi nucleare una parte che si è appellata, senza se e senza ma, al referendum del 1987. Un referendum indetto sull’onda emotiva del disastro di Cernobyl, provocato da avventati esperimenti condotti nella centrale nucleare. Tutti conosciamo l’esito del referendum e l’assurda situazione nella quale si è venuto a trovare il nostro Paese: libero dal nucleare – denuclearizzato, come scritto orgogliosamente nelle insegne all’ingresso di molti comuni –, ma esposto agli stessi pericoli qualora si fosse verificato un incidente, peraltro mai avvenuto, in una delle centrali nucleari prossime ai nostri confini.

Evocare il risultato referendario significa considerare l’Italia del 2009 cristallizzata nella situazione del 1987, cosa certamente non vera ed impossibile. Il Paese, pur mancando di riforme strutturali, ha dimostrato in molti settori una grande capacità di innovazione. Innovazione che deve essere sostenuta da un adeguato, costante e conveniente approvigionamento energetico. Quanti oggi sono contrari alle centrali nucleari sono gli stessi che combattono i rigassificatori, in un Paese, come è il nostro, che produce il 60% dell’energia elettrica per combustione di gas metano.

Parlare di nucleare non può essere un tabù, nonostante la chiara indicazione popolare del 1987. E’ necessario proporre un maggiore impegno di informazione, in modo da non imbattersi, o superare, cittadini affetti da sindrome Nimby (non nel mio cortile), purtroppo altamente contagiosa e spesso ingiustificata. La gente delle nostre città sa che per avere sviluppo economico è necessario innovare, riconsiderando le scelte del passato, soprattutto quando queste si sono rivelate sbagliate.

A distanza di 20 anni possiamo rivalutare, con dati certi alla mano, costi e benefici di una tecnologia che si è dimostrata molto sicura e che rappresenta la sola alternativa di approvigionamento - con produzione regolare nel tempo e potenza costante, indipendente da fibrillazioni di mercato o cicli stagionali, senza emissioni atmosferiche inquinanti – per centrare gli obiettivi di Kyoto non rinunciando allo sviluppo e all’innovazione.

Commenti all'articolo

  • Di luigiduca (---.---.---.8) 9 marzo 2009 16:32

    L’unica cosa su cui concordo sostanzialmente è che non debba essere un tabù parlare di nucleare. Per il resto io sono contrario per i rischi potenziali che comporta, per il fatto che è conveniente economicamente solo se occultiamo gran parte dei costi relativi nelle pieghe dei bilanci della difesa, come fa la Francia, e non considerando lo smaltimento corretto delle scorie: e anche con questi artifici non è detto che il trucco riesca. Inoltre la materia prima per far funzionare le centrali è già oggi in via di esaurimento.
    Secondo me sarebbe più opportuno usare gli stessi soldi per sviluppare il geotermico (che in Italia non è mai realmente partito solo perchè non lo si è fatto partire) per rendere più efficienti le centrali esistenti e per costruirne di nuove a ciclo combinato ad alta efficienza, per spingere sul biogas e sulla cogenerazione da biomassa, per finanziare la micro generazione diffusa e per qualsiasi altra alternativa che ci porti ad un mix sostenibile per la produzione di energia. Quindi non è che l’alternativa sia solo il solare e l’eolico, criticati per la supposta "aleatorietà" di queste fonti.
    Cordiali saluti

  • Di Renzo Riva (---.---.---.105) 14 giugno 2009 23:48

    Il Sole è gratis? Allora dico anche la Terra!
    Scoprirete al seguente collegamento, dove potete scaricare
    VERDI FUORI, ROSSI DENTRO - L’inganno ambientalista
    questo sì "gratis,
    che le cosiddette "energie alternative" non hanno neanche il pregio di essere integrative

    http://www.freefoundation.it/libri/Verdi_fuori_Rossi_dentro.pdf

    Ecco il testo di un mio scritto pubblicato sul Messagero Veneto nel fascicolo "Messaggero di Udine", sabato 13 Giugno 2009 nella rubrica "In Primo Piano" alla pagina della posta dei lettori.
     

    Mercoledì 10 Giugno 2009, ho assistito alla conferenza, indetta al Castello di Udine, di Mr. Mark Hopkins presentato come esperto in efficienza energetica, accompagnato dal console Usa in Italia per gli affari politici e economici Mr. Benjamin Wohlaurer.

    Devo riportare quanto scritto dal prof. Franco Battaglia per dire quando una fonte energetica è utile agli usi che l’uomo ne fa per la produzione di beni e servizi che generano la cosiddetta società del benessere.

    Una qualsiasi fonte che possiede anche solo uno dei seguenti requisiti:

    1) Diluita nel tempo

    2) Diluita nella spazio

    3) Intermittente

    4) Inaffidabile


    è inutilizzabile per le esigenze umane.

    Caso forse unico la fonte fotovoltaica le possiede contemporaneamente tutte e pertanto è squalificato il suo utilizzo per gli usi comuni; ciò non vuol dire che possa trovare applicazioni marginali nei mercati di nicchia cioè dove non arriva la cablatura elettrica.

    Caso strano invece la legna da ardere che fra le fonti è quella che dà una potenza specifica di solo 0,1 W/mq che insieme all’idroelettrico sono le uniche fonti che corrispondono alle necessità umane.

    Elenco la potenza specifica di ciascuna altra fonte rinnovabile in W/mq: solare termico 80, solare fotovoltaico 20, solare termoelettrico 10, eolico 2, idroelettrico 1, biocarburanti 0,05.

    Purtroppo per le anime belle Verdastre l’energia del sole è l’energia del passato quando sulla terra esistevano gli schiavi come fonte di energia meccanica; oggi nel Mondo le fonti rinnovabili danno lo 8% del totale dell’energia consumata dall’intera umanità ed è destinata ridursi sempre più; il consumo di legna da ardere è la seconda parte rilevante della fonte solare utilizzata, la prima è l’idroelettrico.

    Dopo aver installato 13 GW di FV al costo stratosferico di circa 600÷700 miliardi di Euri, sa il lettore quanta potenza di impianti di produzione tradizionali oggi operanti si potranno chiudere?


    Al massimo 2÷3 GW perché gli impianti tradizionali devono essere tenuti in caldo come riserva per quando il Sole non brilla ed il Vento non soffia.

    Per quanto riguarda la regione Friùli-VG, ammesso e non concesso che possa raggiungere il 25% del fabbisogno energetico con fonti rinnovabili sapete dirmi il restante 75% con cosa lo produrremo?

    Va sé: tutti gli asini cascano su queste due domande di cui dò le relative risposte.

    Che poi si approfitti dei rivoli di spesa improduttiva dirottati dal livello centrale alla nostra Regione, per far fare affari alle banche, liberi professionisti, commercianti, installatori e altri (una forma di CIG alle libere professioni) non mi straccerei le vesti, l’importante è essere consapevoli che anche noi stiamo seguendo la scia delle regioni additate al ludibrio nazionale dalla nuova politica leghista federale.

    Anzi, ho invitato gli imprenditori presenti ieri al convegno ad intercettare tutti i finanziamenti improduttivi detti sopra che possono mantenere in vita ancora qualche posto di lavoro senza porsi problemi di sconvenienza sociale che a loro non competono bensì competono solo al personale politico che se ne rende responsabile.

    Penso che dietro a tutto questo ci siano le lobby del petrolio e del fotovoltaico.

    Alla fine, e nonostante tutti gli sforzi per migliorare l’efficienza dei sistemi ed eliminare gli sprechi, non potremo fare altro che i consumi d’energia inesorabilmente aumenteranno pena altrimenti la stessa democrazia per come la conosciamo oggi: homo homini lupus.

    Altrimenti bisogna che 6 miliardi d’individui presenti oggi sulla Terra tolgano il disturbo per permettere agli altri di vivere con la sola energia solare come fu dalla notte dei tempi e fino all’inizio dell’era industriale scordandosi al contempo la società odierna del benessere.

    Mandi,
    Renzo Riva
    Via Avilla, 12/2
    33030 Buja - UD

    349.3464656
    [email protected]

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