• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Economia > Norvegia, tra sovranismo energetico e doppi standard

Norvegia, tra sovranismo energetico e doppi standard

In Norvegia, in vista delle politiche del prossimo anno, maggioranza e opposizione puntano su una forma di isolazionismo elettrico a danno dell'Europa, a cui vendono combustibili fossili che aiutano il loro rigoroso ambientalismo domestico.

In Norvegia, i due partiti che compongono la maggioranza hanno espresso la volontà di eliminare un interconnettore elettrico con la Danimarca, per porre rimedio a prezzi dell’elettricità diventati un problema. A causa del fenomeno noto come Dunkelflaute, cioè la mancanza di vento in Germania e sul Mare del Nord, i prezzi dell’elettricità in Norvegia meridionale hanno toccato la settimana scorsa il livello di 13,16 corone a kilowattora (1,18 dollari), massimo dal 2009 e quasi venti volte il livello della settimana precedente.

Disconnettere l’interconnettore

I laburisti, primo partito della coalizione, intendono fare campagna elettorale per le parlamentari del prossimo settembre chiedendo la disattivazione degli interconnettori elettrici con la Danimarca a scadenza del contratto, nel 2026. I centristi, secondo partito di coalizione, rilanciano chiedendo la rinegoziazione degli accordi con Germania e Regno Unito. Gli interconnettori sono ritenuti responsabili del caro-elettricità, con i critici che sostengono che la Norvegia dovrebbe esportare elettricità prodotta dal suo ampio comparto idroelettrico solo dopo aver garantito prezzi bassi all’interno, come accaduto per decenni.

Ovviamente, ciò causa preoccupazione in sede Ue, dove si sottolinea che i flussi sono bidirezionali e soprattutto l’importanza di avere un mercato elettrico integrato in Europa. L’attuale coalizione bipartita di maggioranza in Norvegia è attesa, secondo i sondaggi, a una pesante sconfitta per mano del centro-destra. Il partito di destra Progress, che guida i sondaggi, vuole a sua volta eliminare l’interconnettore con la Danimarca e rinegoziare gli accordi con Regno Unito e Germania, per combattere l’inflazione energetica norvegese.

Il fenomeno dei picchi di prezzo si verifica quando le condizioni meteo causano una produzione molto bassa o nulla di energia eolica e solare. In Norvegia lo stato paga il 90 per cento del prezzo dell’elettricità oltre una data soglia, ma Progress vuole la fiscalizzazione del 100 per cento del prezzo al superamento di una soglia inferiore all’attuale, affermando che lo stato deve redistribuire i forti utili della produzione idroelettrica.

Anche la vicina Svezia ha problemi analoghi: giorni addietro gli utenti di Göteborg hanno pagato l’elettricità 190 volte di più rispetto a quelli della città settentrionale di Luleå. Svezia e Norvegia hanno scarsi collegamenti di trasmissione dell’elettricità nei rispettivi paesi, il che determina che l’energia è spesso molto più economica al nord, dove viene in prevalenza prodotta, rispetto al sud, dove viene prevalentemente consumata.

Servono flessibilità e vaste reti

Il Dunkeflaute, nel settore delle rinnovabili, è un periodo di tempo in cui poca o nessuna energia elettrica può essere generata da eolico e solare, perché non c’è vento né luce del sole. In meteorologia, questo fenomeno è noto come oscurità anticiclonica. In Nord Europa, ci sono da due a dieci eventi di Dunkelflaute l’anno, la maggior parte dei quali si verificano tra ottobre e febbraio. Il fenomeno dura tipicamente un totale di 50-150 ore annue, e un singolo evento di solito dura fino a 24 ore. Eventi che durano più di due giorni su maggior parte dell’Europa si verificano ogni cinque anni in media.

Durante tali periodi, quando la generazione da rinnovabili entra in sofferenza, si adottano misure di flessibilità come importazione di energia, correzione della domanda a mezzo di prezzi, e utilizzo di fonti alternative di origine fossile, idroelettrica o nucleare. Meno di frequente, si ricorre all’immagazzinamento di energia, con i limiti imposti dalla tecnologia.

Dunkelflauten possono verificarsi simultaneamente su una regione molto estesa, e questo è ciò che accade nell’area del Mare del Nord in questo periodo. Ma la soluzione passa attraverso un aumento delle interconnessioni di rete su aree molto estese, non certo dalla loro riduzione. Peraltro, se in Svezia e Norvegia si mettesse mano a un potenziamento della rete di trasmissione domestica tra aree geografiche, si avrebbe un immediato beneficio e le sfasature temporali tra produzione e consumo verrebbero attenuate.

Come si può intuire da questa sintesi, questo spirito del tempo ci porta in dono anche una forma di sovranismo energetico. Proveniente da un paese, la Norvegia, che vive dell’ipocrisia di essere un grande esportatore verso l’Europa continentale di energia prodotta da fonti fossili mentre all’interno adotta rigorosi standard ambientali. A preservare il doppio standard pensano i proventi del loro poderoso fondo sovrano, alimentato dagli idrocarburi.

  • Aggiornamento del 17 dicembre: la ministra svedese dell’energia, pur criticando l'”isolazionismo elettrico” della Norvegia, dichiara al FT che il suo paese metterà in pausa un connettore da 700 MW con la Germania sin quando quest’ultima “non metterà ordine” nel suo mercato elettrico, per farne scendere i prezzi e quindi ridurre le importazioni. Ad esempio creando dei settori di domanda interna competitiva (bidding zones), che stimolano investimenti ed efficienza. Mercati integrati e resi efficienti, unica via.
Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità