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Non andrò a votare: vi dico perché

Se una cosa l'ha dimostrata, questa campagna elettorale, è che il tanto decantato popolo sovrano, la "società civile", le elettrici e gli elettori, non esistono, se non in quanto oggetti destinatari di palesi prese per il culo, impegni rimangiati, accordicchi e inciuci buoni per raccattare i voti di chi ancora si illude che il voto serva a cambiar qualcosa.

Ancora una volta si andrà a votare con una legge elettorale fatta apposta per garantire la sopravvivenza dei potenti e dare una valvola di sfogo al parco buoi, per dirla con i termini dei padroni del vapore: una bella croce su un disegnino colorato e il gioco è fatto, loro continuano a far affari e incassar mazzette e noi ce ne torniamo a casa con la speranza che quel tratto di matita sia l'inizio di un nuovo corso.
Chi dovrebbe dar vita, a questo nuovo corso?
 
Pierluigi "brav'uomo" Bersani, che dopo aver sostenuto per un anno i macellai del governo tecnico oggi si sveglia e si accorge che ci son cose che non vanno, ma non tutte, per carità, che poi i crucchi di madama Merkel si fan girar le balle?
 
Nichi "il poeta del popolo" Vendola, ormai disposto a qualsiasi compromesso pur di non scomparire per sempre, come sarebbe giusto, dal parlamento e dalla storia?
 
Antonio "Chavez" Ingroia, che anche a dargli il beneficio del dubbio e voler credere alla sua buona fede è già rimasto piallato da partiti di una "sinistra" che non ha capito niente di quello che gli stava succedendo intorno e che dopo aver dato il contentino alla società civile con qualche candidatura qui e là han cominciato a far come gli pare ancor prima di arrivarci, tra i banchi di palazzo Madama?
 
Beppe "cinquestelle" Grillo, che nonostante la simpatia che provo da sempre per lui mi vengono i sudori freddi soltanto ad immaginarla, una società fatta a sua immagine e somiglianza?
 
Personalmente sono stufo marcio di legittimare questa gente con il mio voto, che oltretutto serve a meno di zero, perché una volta eletti il vitalizio è assicurato e arrivederci e grazie.
 
Il maestro Mario Monicelli diceva che la speranza è una roba inventata dai padroni per tenere buono il popolino facendogli credere che soffrire e sperare fosse l'unica possibilità di raggiungere il paradiso.
Ecco, non andrò a votare perché son stanco di riporre le mie speranze in questa classe politica.
 
Non è di speranza, che ha bisogno questo paese, ma di una rivoluzione vera, sostanziale, fatta di comunità che decidono di ribellarsi a leggi ingiuste e si autogestiscono territori, beni comuni, scuole, secondo principi di solidarietà e giustizia sociale, che si mettano in rete tagliando fuori intermediari e politicanti, ha bisogno di dieci, cento, mille Val di Susa interconnesse tra di loro, ha bisogno di un popolo che abbia realmente voglia di riscattarsi ed affrancarsi definitivamente da classi dirigenti infami, nei migliori dei casi culturalmente decrepite, che non potranno che portarci alla rovina mentre continuano ad ingrassare sulla nostra pelle.
Non sarà con una "X" su un disegnino, che cambieranno le cose, in questo paese.
 
Se non capiamo questo, per come la vedo, sarà cosa giusta, saggia, e soprattutto generosa nei confronti di chi verrà dopo di noi, andare tutte e tutti serenamente e definitivamente in malora.
 
Hai visto mai che dalle macerie si riuscirà a ricostruire qualcosa di meglio della schifosa palude di melma nella quale stiamo sguazzando da ormai quasi quattro generazioni?
Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.66) 28 febbraio 2013 13:56

    "Non sarà con una "X" su un disegnino, che cambieranno le cose, in questo paese."

    Nemmeno dando retta a questi vaneggiamenti da Che Guevara dei poveri, cambierà qualcosa.
    Sei andato a sporcarti le manine in cabina, domenica scorsa? No? Qualcuno avrà deciso anche per te, volpe! Troppi tupamaros da tastiera in Italia, ecco perchè andiamo male.

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