Nepal, approvata la legge sulla giustizia di transizione: progressi, ma qualche ombra
Attesa da quasi 20 anni, il 14 agosto il parlamento nepalese ha approvato la Legge sulla giustizia di transizione, che potrebbe contribuire a fare luce sulle massicce violazioni dei diritti umani commesse durante il conflitto, iniziato nel 1996 e terminato nel 2006, tra il governo e i ribelli maoisti.
Amnesty International, Human Rights Watch e la Commissione internazionale dei giuristi hanno esaminato il testo e sono giunte alla conclusione che la legge contiene molte disposizioni positive ma che alcuni vuoti devono essere colmati.
C’è infatti il rischio che la mancata attuazione della legge rappresenti un’altra occasione in cui le vittime delle violazioni dei diritti umani verranno convinte ad accettare un risarcimento senza conoscere fino in fondo la verità sulla sparizione dei loro cari e senza ottenere giustizia.
Occorreranno poi finanziamenti, da parte dei paesi donatori, affinché tutte le strutture e gli organismi necessari vengano costituiti e sarà necessario osservare che funzioneranno bene.
La legge distingue i crimini commessi durante in conflitto in “violazioni dei diritti umani” e “gravi violazioni dei diritti umani”. I primi potranno essere oggetto di un’amnistia, i secondi dovranno essere giudicati in appositi tribunali.
Nell’elenco delle “gravi violazioni dei diritti umani” ci sono “lo stupro o grave violenza sessuale”, “l’omicidio intenzionale o arbitrario”, “la sparizione forzata, a patto che il destino della vittima sia ancora sconosciuto” e “le torture crudeli o inumane”. Quest’ultimo crimine non esiste nel diritto internazionale (la tortura è di per sé crudele e inumana) e vi è il timore che questa definizione possa comportare una diminuzione dei processi.
Le “violazioni dei diritti umani” comprendono “ogni atto, escluse le gravi violazioni dei diritti umani, commesso in violazione della legge nepalese, del diritto internazionale dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario”.
La Commissione per la verità e la riconciliazione istituita dalla legge potrà escludere dai processi tali crimini in determinate circostanze: ad esempio se il presunto autore rivelerà la verità, si scuserà con la vittima o pagherà un risarcimento, previo il consenso della vittima.
Con l’esclusione dello stupro e della grave violenza sessuale, la procura potrà fare una richiesta, vincolante per il giudice, di ridurre del 75 per cento la durata della pena: in poche parole, un’amnistia mascherata.
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