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Né con Berlusconi né con il PD



Ci sono degli articoli assai belli oggi sul nuovo movimento studentesco. In particolare consiglio quello su La Stampa e quello su Repubblica a firma di Curzio Maltese, del quale vi lascio questo brano:

Quando i telegiornali della sera hanno diffuso il diktat poliziesco di Berlusconi, i ragazzi più grandi hanno brindato con birre e applausi, fra gli sguardi perplessi e intimoriti delle matricole. Che c’è da festeggiare se il premier minaccia manganellate? "Il fatto è che gli stiamo mettendo paura, noi a loro. È la reazione scomposta di uno che si sente debole, che non si aspettava tutto questo, non ha una strategia e pensa di risolvere al solito modo, con la polizia, come si trattasse di rifiuti, camorra o periferie insicure". Chi parla è Luca, 23 anni, un’ottima laurea in lettere a Milano, venuto a Roma per specializzarsi in filologia romanza. È di Monza: "Perfino lì hanno cacciato la Gelmini da un comizio, e non se l’aspettava. A Monza, dov’è nata la Lega, cinquant’anni di Dc. Non hanno proprio capito che la politica non c’entra, la sinistra qui non comanda niente. Quando è venuta la ragazza mandata da Veltroni (Giulia Innocenzi, ndr), chiaramente in vista della manifestazione di sabato, le abbiamo strappato i volantini. La Cgil ha cercato di mettere il cappello sul movimento e li abbiamo costretti ad arrotolare le bandiere rosse. Per me il Pd significa poco, l’opposizione è inesistente, Berlusconi non è chissacché, non mi suscita nessun sentimento. È soltanto un vecchio che fa discorsi vecchi. Insomma, qui non c’entra la politica, c’entra la vita. Il mio futuro, quello di Francesco, Vanessa, Ilaria...".

"La mia vita attuale è questa. Studio come un pazzo per finire in fretta e bene, lavoro in un call center, dormo in una camera a 500 euro al mese. E sopporto pure che un Padoa- Schioppa o un Brunetta o una Gelmini mi diano del bamboccione o del fannullone. Ma non che taglino i fondi all’università per fare affari con l’Alitalia, aiutare la Fiat o le banche dei loro amici. La crisi io non la pago. Questa settimana di proteste è stata la più bella esperienza di questi anni. Si respira, si parla, si discute dei sogni, del futuro. Penso sia un mio diritto. Ai vostri tempi era magari diverso. I corsi universitari duravano mesi, avevi sempre gli stessi compagni, gli stessi professori. In ufficio o in fabbrica eri solidale con l’altro operaio o impiegato. Ora io seguo decine di corsi dove non incontro mai le stesse persone e poi lavoro in un call center dove il mio vicino di scrivania cambia sempre, a ogni turno, senza contare che abbiamo tutti le cuffie e non c’è neppure la pausa caffè. In questi giorni ho alzato la testa, mi sono guardato intorno, ho conosciuto studenti da tutta Italia, mi sento vivo".

E’ un rivolta di bravi ragazzi, della nostra meglio gioventù. Non è una rivolta contro i padri, come furono le altre, ma di giovani che prendono sul serio le parole dei padri. Vogliono studiare, uscire di casa, fare carriera per meriti e non per conoscenze, crescere insomma e scoprono che in Italia non è possibile. Non è possibile per un giovane essere "normale". Da qui la rabbia di questi ragazzi miti.



***

Un unico appunto mi sento di muovere a questo Luca, persona intelligente, che è stato intervistato: la politica è esattamente quello che stai facendo, caro ragazzo. Perché la politica, normalmente, è ciò che determina il tuo futuro, la tua vita, le tue prospettive. Potete dire di essere privi di tessere partitiche, sicuro, ma non potete proprio dire di essere apolitici.

Del resto, oggi, il panorama dei partiti italiani è il peggiore dal 1891, a mio modo di vedere, per cui il fatto che non vi sentiate rappresentati da nessun partito italiano vi pone non in una posizione di originalità, ma semmai di triste banalità, e non certo per colpa vostra.

Detto questo, fatevi ringraziare. Siete la prima classe sociale italiana che si desta dal lungo sonno, all’interno del regime. Siete i primi italiani che si incazzano e scendono in piazza, bloccano il Paese e urlano: "No, così non si va avanti". In un paese di greggi e di pecore solitarie, brillate di una luce tutta vostra. Dall’estero, mi tolgo il cappello.

PS Riguardo alle parole di oggi del Premier, che ha definito gli studenti "facinorosi", avvisiamo che la smentita arriverà all’incirca domani alla stessa ora.

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