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Napoli: famiglia vittima della camorra e forse sfrattata dal giudice esecutivo

Domani mattina intorno alle 9, un giudice esecutivo, aiutato dalle Forze dell'Ordine e dal personale del Pronto Soccorso butteranno in strada il sig. Orsino Luigi, affetto da grave insufficienza cardiaca: sfrattato dalla sua casa che ha salvato dagli attacchi della camorra ma non dagli attacchi dello Stato.

L'incredibile e raccapricciante storia di due persone, marito e moglie: Luigi Orsino ed Esposito Giuseppina. Giovani e rampanti avviano nel 1979 la loro attività che nel corso degli anni cresce e fiorisce fino ad interessare la camorra che vi entrerà, con prepotenza, attraverso un commercialista poi scoperto essere appartenente al clan Vollaro.

Il clan Vollaro è un clan camorristico operante nella zona est di Napoli, zona completamente messa a tappeto dalle estorsioni. Inizialmente la famiglia Orsino paga il pizzo, lo paga con disgusto ma accettandolo come un compromesso al quale non ci si può opporre. Raggiunti da richieste sempre più alte di denaro da parte del clan, la famiglia Orsino, ricorre ad aiuti finanziari offerti da il loro amico di fiducia nonché loro commercialista dal 1979.

Questo commercialista, per anni amico di famiglia degli Orsini, si trasformerà in usuraio ed estorsore. Da bravo camorrista, il commercialista, punterà una pistola al suo ex cliente ed amico per fare bene intendere che non si scherza e tanto meno si ha la pazienza di aspettare soldi promessi.

Gli interessi toccano il 400%. Orsini non riesce più a pagare, quindi il clan passa alle maniere dure: con violenza inaudita si appropria inizialmente di qualche immobile degli Orsini che sarà costretto a cedergli gratuitamente. L'avvoltoio non si accontenta della preda, vuole pure le ossa. A questo punto falliscono le aziende: le banche pignorano il restante delle proprietà Orsini e, in modo rocambolesco, parte dei pignoramenti finiscono nelle tasche dei suoi aguzzini camorristi. Il prestito usuraio nascosto dietro una finanziaria dello stesso commercialista in seguito procedente della istanza di fallimento.

Il Giudice delle esecuzioni immobiliari del Tribunale di Nola si rifiuta di voler considerare il caso nel suo insieme e ritiene che non è sua competenza valutare i risvolti penali (denunciati alla Procura della Repubblica), relegando il caso a semplice fallimento doloso, quanto in realtà era sempre stato, e tale riconosciuto dallo stesso tribunale fallimentare, fallimento semplice non fraudolento.

Nel 2004 presentano denuncia alla Procura della Repubblica contro usurai ed estorsori, nessun magistrato li ha mai convocati. A convocarli i carabinieri di San Sebastiano a cui resero dettagliata deposizione circa i fatti riguardanti l’usura. Dal 2004 al 2010 silenzio da parte delle istituzioni e degli organi giuridici che hanno solo diviso in due tronconi il fascicolo iniziale: uno per l’usura ed uno per l’estorsione, nonostante si fosse dimostrato che i reati erano contigui e perpetrati da personaggi in complicità tra loro. ( Proc. N° 52969/05 e 11335/10. )

Nel giugno del 2010 il Giudice che si occupava delle indagini sull’usura ha archiviato la procedura senza neanche avvertire le vittime privandoli del diritto di un ricorso. Lo stesso giudice, pur archiviando la notizia, ha ritenuto di concedere ai coniugi i benefici previsti dall’art. 20 della legge 44/1999 (il 25/11/2010) che prevede la sospensione dei termini esecutivi per le vittime della criminalità organizzata: ma allora perché ha archiviato il caso?

La motivazione dell’archiviazione è che per il giudice, le vittime avevano rapporti antecedenti con l'usuraio, dimenticando che nella denuncia, le vittime avevano spiegato che il loro commercialista, nonché amico di famiglia, non lo credevano membro del clan camorristico. Nel frattempo tutti i beni sono stati venduti forzosamente dal Tribunale, la casa in cui abitano è stata anch’essa venduta e domani mattina arriverà il giudice esecutivo.

Minacce, intimidazioni, attentati di ogni genere: spari contro gli esercizi commerciali e l'abitazione, furto di automezzi, rapimento di un figlio (durato pochi minuti), la macchina della signora speronata, percosse al sig. Orsini, uccisione del cane a colpi d’arma da fuoco. Atti vandalici, un ordigno incendiario gettato nel cortile di casa, un individuo introdottosi nel giardino di casa ha aggredito la signora spingendola per le scale interne al giardino stesso.

In questa pazza storia, finita solo ieri pomeriggio nella mani della Federcontribuenti, si riscontrano gravi inadempienze e superficialità da parte degli organi giuridici investiti, dalle vittime per mezzo denuncia, del ruolo di tutori dei diritti e della giustizia. I coniugi Orsino non hanno potuto godere di una adeguata, quanto esperta, difesa legale: rimasti senza soldi, vivono della beneficenza della parrocchia, si sono dovuti mettere nelle mani di un legale d'ufficio.

Questa è una sfida che lo Stato non può permettersi di perdere.

La Federcontribuenti fa ufficiale richiesta agli organi preposti di sospendere il procedimento esecutivo a danno della famiglia Orsini. La Legge stabilisce che non si può procedere a pignoramento quando si è vittime della criminalità organizzata. Inoltre va ricostruita la vicenda giudiziaria, vanno periziati i conti correnti a provare la pratica dell'anatocismo, vanno spiegati i silenzi in procura.

Pertanto, secondo i legali della Federcontribuenti, non sussistano i requisiti di Legge per procedere allo sfratto esecutivo, anzi, ritiene la vendita all'asta dei beni degli Orsini un ulteriore abuso.

Commenti all'articolo

  • Di RobertaLemma (---.---.---.218) 18 ottobre 2011 10:40
    RobertaLemma

    Chiedo scusa, una scusa dettata dalla fretta e dall’incapacità di vivere con distacco vicende simili.
    Il nome esatto è coniugi Orsino.
    Grazie
     

  • Di illupodeicieli (---.---.---.198) 18 ottobre 2011 11:35

    Ho vissuto diverse volte momenti simili. Tra fallimenti e prepotenze varie: come mai alcuni studi legali hanno il potere di farti consegnare un decreto ingiuntivo o un atto di precetto in giornata? Ma a parte questo nelle vittime, come me o come credo io di esserlo, compare anche dopo anni la stanchezza, la delusione, il rammarico, la resa. Ci si rifiuta di combattere, di dover riandare a dichiarare (dopo anni e anni) alle forze dell’ordine,al giudice, le proprie peripezie. C’è il timore di un controinterrogatorio da parte di un legale. C’è il fastidio e la paura di dover rivedere e affrontare chi ci ha fatto del male .Un conto è a caldo un’altra cosa è dopo anni .Massima solidarietà alle persone vittime di questi delinquenti.

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