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Municipali in Francia: Hollande affonda i socialisti e Le Pen fa paura per le europee

Con il secondo turno di domenica 30 marzo si è chiusa la tornata elettorale per le elezioni municipali in Francia: le tendenze che si prevedevano alla vigilia sono state rispettate e, in molti casi, i risultati sono andati ben oltre le aspettative. Ad esempio era prevedibile che il partito socialista (PS) del presidente Hollande si sarebbe trovato di fronte ad una tornata estremamente difficile, ma davvero in pochi si potevano aspettare una débâcle di questa consistenza.

Il crollo è rappresentato dalle 151 municipalità, tra quelle con più di 10 mila abitanti, passate dalla sinistra alla destra e dall'emorragia di voti che ha fatto sì che solo il 19% degli elettori abbia scelto il partito al governo (con un calo del 10% rispetto alle ultime municipali del 2008). Leggermente meno sanguinosa è la ferita aperta dalle grandi città, quelle con più di 100 mila abitanti, delle quali 19 su 41 hanno scelto un sindaco socialista (l'utlima volta però erano state in 29). Tra le città che hanno cambiato bandiera Ajaccio, Tolosa, Reims, Quimper, Caen, Limoges e Saint-Etienne.

Unica grande soddisfazione è il successo di Anne Hidalgo, nuova inquilina dell'Hotel de Ville parigino, che è riuscita a trionfare nella Capitale, ormai da molti vista come ultima roccaforte del partito al governo. Gli arrondissement hanno rispettato in gran parte le loro posizioni tradizionali con la netta opposizione tra la Parigi occidentale di destra e la parte orientale di sinistra. La Hidalgo è uscita vincitrice con il 54,5% ed è diventata primo sindaco donna nella storia della Ville Lumière battendo la rivale Nathalie Kosciusco-Morizet, personaggio in ascesa nel mondo della destra transalpina.

Proprio l'Union pour un mouvement populaire (UMP, il Partito dell'ex Presidente Sarkozy) è emersa come primo partito del paese a livello locale con il 46,5% delle preferenze. In realtà non si tratta di una novità perché negli ultimi decenni alle municipali la destra si era sempre imposta, anche nel momento critico del post-Sarkozy. 

Protagonista indiscussa della tornata elettorale, giustamente sottolineata dai media, l'ascesa del Front National (FN) di Marine Le Pen, partito di estrema destra che ha riscosso il 4,6% dei consensi totali. Il dato diventa più impressionante, salendo fino al 14%, se si prendono in considerazione esclusivamente i comuni in cui il FN si è presentato.

Le regioni in cui l'estrema destra ha avuto maggior gioco sono a nord, la Picardia e la Lorena, in cui è particolarmente sentito il problema della disoccupazione; e ancor di più il sud mediterraneo ed alpino particolarmente interessati alle problematiche legate all'immigrazione. In totale il Fn è riuscito ad eleggere 10 sindaci.

Record assoluto infine alle municipali per il partito dell'astensione che tuttavia si è limitato al 36% (in molti lo pronosticavano addirittura al 40%), tendenza comune a gran parte delle democrazie europee ma che in Francia resta sempre un po' più contenuta rispetto a Spagna o Italia.

All'evidenza del mancontento e della sconfitta (che già era nell'aria dato che la sua popolarità è scesa in meno di due anni dal 65% al 26%), il presidente Hollande ha dichiarato in diretta televisiva di "aver recepito il messaggio" inviatogli dai cittadini ed ha preso immediati provvedimenti: con l'obiettivo di dar vita ad un governo "di combattimento" ha liquidato il primo ministro Ayrault per promuovere al suo posto il precedente ministro degli Interni Manuel Valls, personaggio controverso inviso ad alcune frange dello stesso PS, che ha forti tratti "renziani" come la capacità di attrarre consensi anche dagli elettori di destra.

Questi i fatti e nemmeno il tempo di prendere fiato che è iniziata la campagna elettorale per le europee. La paura più grande è che il successo municipale del FN si tramuti in una valanga verso il parlamento di Strasburgo e che, parallelamente, i socialisti francesi perdano ancora più terreno. Non manca una certa ironia sul fatto che il grande inciampo per l'azione di governo di Hollande sia nata proprio sul terreno locale: nella sua lunga attività di segretario del partito socialista dal 1997 al 2008 il legame con sedi e con i circoli era stato al centro dell'attenzione creando forti vincoli tra il partito ed il territorio. I risultati positivi di un tale approccio, definito da molti socialismo municipale, si erano visti nelle elezioni del 2001 e del 2008.

Da quando però è entrato all'Eliseo l'attività governativa nazionale, incapace di riscuotere il favore dei cittadini, ha trascinato nell'impopolarità anche gli amministratori locali. Già lo si era capito prima del voto quando in campagna elettorale la maggioranza dei candidati del PS ha cercato di separare le due sfere di azione politica, arrivando persino in alcuni casi alla clamorosa decisione di evitare di mettere nei manifesti il simbolo nazionale con la rosa ed il pugno.

 

Foto: Wikipedia - Huffingtonpost.fr - Flickr (Le Cain)

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