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 Home page > Tribuna Libera > Migranti, una questione ineludibile

Migranti, una questione ineludibile

Partiamo da queste incontrovertibili realtà :

- il loro arrivo è inarrestabile e destinato a crescere per decenni. Regole e barriere non sono sufficienti dissuasori stante le motivazioni dell'esodo;

- si spacca la società tra chi vuole respingerli e chi accoglierli. Il solco profondo non coincide con i confini tra partiti, culture politiche e classi sociali, ma le attraversa;

- mette in conflitto tra loro gli Stati membri dell'Unione Europea favorendo così la perdita di una identità unitaria peraltro ancora molto al di là dall'essere. Gli Stati cercano di scaricare sul vicino il dovere di un'accoglienza considerandola un onere in contrasto con l'interesse esclusivamente interno;

- isola le regioni che gravitano intorno all'Europa accentuando la diversità tra chi rivendica il più elementare dei diritti umani, non più garantito nel posto in cui vive, e chi glielo nega.

Dunque i paesi "ricchi" ricorrono a distinzioni tra profughi di guerra da accogliere, obbligati da leggi internazionali prima ancora che da spirito di solidarietà, e "migranti economici" che è possibile respingere perché non garantito con norme il diritto a migliorare le proprie condizioni di vita. A sostegno di questa incapacità a gestire il fenomeno e dimentichi di esserne la maggior causa si inventano elenchi di Stati definiti insicuri perché in guerra e Stati sicuri perché si muore per fame e miseria e non a causa di armi .

I territori da cui fuggono, spesso intere popolazioni, sono diventati invivibili anche per le devastazioni prodotte dalla guerra, o dallo sfruttamento inconsulto delle risorse, o da un disastro ambientale, o dai cambiamenti climatici che in Africa e Medio oriente fanno sentire i loro effetti molto più che da noi. Guerre, conflitti armati, dittature e crisi ambientali si intrecciano; sono il deterioramento o il saccheggio delle risorse locali, in larga parte riconducibili all'operato di imprese occidentali o delle economie emergenti, ad aver scatenato quei conflitti e provocato quella fuga. Per questo, in realtà, sono tutti profughi ambientali: una categoria destinata a dominare il panorama geopolitico dei prossimi decenni anche se che le convenzioni internazionali non la contemplano.

L'imminente ed inevitabile trasformazione globale causata dagli sprechi nell'utilizzazione delle energie non rinnovabili che si manifesta nell'aumento delle temperature, con tutto il corollario di cambiamenti meteo specie in certe aree del pianeta, sempre più provocano esodi di massa. Questo imporrebbe alla vecchia (saggia?) Europa di progettare formule di governo politico ed economico che possano, in tutte le articolazioni del fenomeno, garantirne non contrapposizione ma mutuo soccorso; mutuo perchè il luogo che ci ospita imprescindibilmente ci lega gli uni agli altri. Di fatto il proprio (concetto illusorio - meglio "ubuntu") futuro è legato a quello del resto dell'umanità.

Bisogna affrontare la conversione ecologica attraverso la progettazione e sua articolazione in mille iniziative cominciando a verificarne la fattibilità anche localmente.

Di fatto i conflitti cruenti involontariamente forniscono risorse (profughi) e stimolano senso civico a partecipativo (solidarietà). Se ben usate sono risorse se la finalità è rendere l'Europa più vivibile, vitale, accogliente,

Non è un problema tra gli altri, è il Problema che tutti ci riguarda. Non esiste una vera contrapposizione delle parti in senso geografico ma piuttosto tra, come sempre, sfruttatori e sfruttati. Ora però il pianeta si è stufato di questa sciocca e dannosa attitudine che hanno le creature teoricamente maggiormente senzienti.

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