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Messina, per 56 internati la vita dopo il manicomio

Un progetto innovativo basato anche su "green economy" e lotta alla mafia. 

Messina, per 56 internati la vita dopo il manicomio

Messina. Torneranno a vivere 56 ex internati dell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto. A vivere e lavorare, grazie a un progetto innovativo che mette assieme investimenti nell’energia pulita e lotta alla mafia. Si chiama “Luce è libertà” e nasce da un’idea della Fondazione di Comunità e dall’Azienda Sanitaria Provinciale di Messina. Il progetto, finanziato per i primi quattro anni dalla Cassa delle Ammende del Ministero della Giustizia, prevede che i 56 ex internati tornino a vivere in famiglia, presso strutture d’accoglienza, in appartamenti offerti dalla Caritas o in edifici confiscati alla ‘ndrangheta e a Cosa Nostra. Ognuno degli ex internati sarà seguito in un percorso di cura personalizzato elaborato dai servizi dell’Ospedale psichiatrico giudiziario, del dipartimento di Salute mentale della Asl di Messina e dell’Ufficio di esecuzione penale esterna del Ministero della Giustizia. Per abbandonare per sempre la condizione di malati psichiatrici non basterà soltanto uscire dal manicomio e tornare in libertà. Sarà il lavoro, assieme all’indipendenza personale e al percorso di cura, a garantire una nuova vita. Alcuni degli ex internati saranno occupati nell’agricoltura biologica attraverso la rete di consorzi sociali del CGM di Calabria e Sicilia, altri nella costruzione delle proprie case che saranno realizzate secondo i criteri della bio-architettura. Altri ancora saranno impiegati nella realizzazione e manutenzione degli impianti del Parco diffuso fotovoltaico, che è anche la struttura che finanzierà l’intero processo di reinserimento. Si tratta di due centrali solari che, a partire da marzo, verranno costruite su due terreni confiscati alla criminalità organizzata: uno a Pentidattilo, in provincia di Reggio Calabria, l’altro ad Assoro in provincia di Enna. I proventi realizzati grazie all’energia verde prodotta dalle centrali fotovoltaiche garantiranno le risorse economiche necessarie per sostenere il progetto, una volta che il contributo di tre milioni e mezzo di euro stanziato dalla Cassa delle Ammende sarà completamente impiegato.

«Il progetto “Luce è libertà” propone di fatto un nuovo tipo di welfare. Welfare evoluto che, sul lungo periodo, non grava sulle casse dello Stato e realizza un percorso di inserimento a 360 gradi, garantendo agli ex internati diritti fondamentali come casa, lavoro, reddito, cure e un sistema complesso di relazioni umane», afferma Gaetano Giunta, direttore generale della Fondazione di Comunità di Messina. «L’idea di base è che sviluppo umano e sviluppo economico sono legati all’espansione delle libertà individuali e allo sviluppo della coesione sociale sui territori. Ci è sembrata che la strada giusta da seguire fosse quella di un processo che, con risorse autonome e con investimenti nella green economy, finanzi il superamento dell’ospedale psichiatrico giudiziario mettendo in relazione sistemi di welfare, innovazione tecnologica, progetti educativi e culturali». Un modello innovativo che ci si augura possa essere replicato altrove nel prossimo futuro: superare le barriere dell’ospedale psichiatrico, tornare alla vita e al lavoro, lottando la mafia e investendo nella “green economy”. 

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