Messico: ammazzati per aver usato Twitter contro i narcos
Dalla Siria al Messico, se usi i social network per fare informazione, per combattere la censura, sia essa quella di uno stato totalitario o quella voluta dalle organizzazioni criminali, rischi grosso, rischi la vita.
L'ultima terribile notizia arriva dallo stato centroamericano ed è stata rilanciata da Mario Tedeschini Lalli: a Nuevo Laredo sono stati trovati due corpi appesi ad un cavalcavia. La firma dei sicari era evidente: i corpi infatti erano sventrati e mutilati, come altre decine di vittime cadute nella guerra dei narcos.
Dettaglio ancora più inquietante: vicino ai resti dei cadaveri c'era un cartello con su scritto "Ecco che succede a chi pubblica roba strana su Internet. State attenti, vi pigliamo". In Messico, dunque, non solo i giornalisti sono nel mirino, ma anche i semplici cittadini che usano Twitter per denunciare le violenze dei trafficanti di droga.
Dopo aver descritto nel dettaglio l'orribile scena, così commenta la Cnn: "La scena raccapricciante, ha mandato un messaggio agghiacciante in un momento in cui i messaggi on line sono diventati una delle voci più forti nel racconto delle violenze in Messico. In alcune parti del paesi, le minacce dei cartelli hanno silenziato i media tradizionali. In alcuni casi anche le autorità locali hanno paura a parlare"
Negli ultimi anni, alcuni bloggers hanno ricevuto "avvertimenti", ma questo sembra essere il primo caso del genere. Un preoccupante precedente.
Soltanto pochi giorni fa è invece arrivata la notizia dalla Siria che alcuni attivisti sono stati torturati per ottenere le password per accedere ai loro account Facebook, account che avevano utilizzato per organizzare gruppi anti-Assad e per promuovere la mobilitazione
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