Mercato azionario | Eccessi e risvegli, domande e risposte
Dopo i violenti ribassi dei mercati azionari, ci attende un periodo paranoide passato a scrutare segnali di recessione o di rischio sistemico. Cioè, ci attende quello che ci accompagna da sempre.
Torna il formato di domande e risposte per fare il punto della situazione sui mercati, in caso non aveste avuto tempo di ascoltare il podcast nelle ultime settimane. Spoiler: nulla si inventa, alcuni schemi ricorrono uguali a se stessi.
Che è accaduto?
Credo sia accaduto che un mercato “prezzato per la perfezione”, cioè per il migliore dei mondi possibili, come dicono stucchevolmente commentatori e analisti, abbia incontrato un ostacolo e sia stato colto da inquietudine, che in questi casi può sfociare nel panico.
In che senso?
Nel senso che, in attesa che l’intelligenza artificiale elevi il genere umano e arricchisca le aziende che vi stanno investendo fantastiliardi, è stato sufficiente un richiamo alla pazienza da parte di un grande nome, durante una call con gli analisti, per fornire l’alibi per prendere profitto. E, come spesso accade in questi casi, quando tutti (o molti) si precipitano verso le uscite, ci sono vittime. Nel senso di crolli di mercato.
Ma si è anche detto che la Federal Reserve sarebbe in ritardo col taglio dei tassi…
Vero anche quello. Ci sono segni di stanchezza del consumatore americano e sofferenze tra quelli più indebitati. I tassi ancora molto elevati spingono a tirare i remi in barca coi consumi, anche per evitare dissesti personali, e a diventare “cost conscious“, come si dice di chi ha finito i soldi, anche quelli a credito. Nel frattempo, il tasso di disoccupazione è aumentato negli ultimi mesi, portando a focalizzarsi ossessivamente su regole empiriche di anticipazione di condizioni recessive. Questa situazione ha spinto alcuni osservatori a chiedere un taglio alla Fed già nella riunione di luglio. Auspicio andato frustrato. Il dato sul mercato del lavoro statunitense di luglio, con creazione di occupazione inferiore alle attese, ha avuto la funzione di detonatore. Il famoso momento “a-ha!”, di cui a volte si parla, anche se un singolo dato statistico non va inteso come tendenza.
E il Giappone?
La banca centrale giapponese ha avviato una normalizzazione monetaria, dopo anni passati a tassi negativi che hanno contribuito alla storica debolezza dello yen. Ciò ha consentito operazioni di cosiddetto carry trade, dove cioè ci si indebita in yen, a tassi bassi, e si mettono i fondi in attivi esteri ad alto rendimento, tra azioni e obbligazioni. Ma quando lo yen si è rafforzato e le perdite per queste operazioni hanno iniziato a mordere, ecco che in molti si sono precipitati all’uscita, vendendo pressoché ovunque in giro per il mondo. Da considerare anche che molti investitori istituzionali giapponesi avevano smesso di coprire il rischio di cambio sugli investimenti esteri, confidando nel continuo deprezzamento della propria valuta nazionale. Ora, anche loro si sono precipitati all’uscita. Ma, sul Giappone, permettimi una simpatica reminiscenza…
Prego.
Un tempo si diceva che i titoli di stato giapponesi, i JGB, fossero dei “creatori di vedove“. Il loro rendimento era talmente basso che poteva solo salire, si diceva. Quindi, molti vendevano allo scoperto i JGB con l’obiettivo di ricomprarli a prezzo più basso. Purtroppo, i rendimenti dei JGB hanno continuato a scendere per molti anni, quelli della deflazione, rendendo la scommessa molto costosa. Per certi aspetti, ora lo smantellamento del carry trade ha prodotto lo stesso effetto, e creato “vedove”.
Suggestivo. Ma c’è altro che può aver esacerbato il ribasso?
Certo, come sempre in queste situazioni. A scopo puramente indicativo e non esaustivo potrei anche aggiungere i fenomeni di liquidazioni incrociate, dove cioè si vende quello che era in utile per pagare i margini negativi di posizioni a leva, e i movimenti di rinforzo della tendenza sottostante, ad esempio per opera dei fondi che seguono i trend utilizzando derivati. Quando il trend rialzista cessa e si inverte, questi fondi diventano venditori forzosi e rafforzano il movimento avverso, in modo esplosivo. Ripeto: queste cose tendono a ricorrere, sui mercati. Poi, gli “esperti” accorrono a spiegare quello che è successo.
E adesso, che accadrà?
Se il passato è di qualche aiuto e riferimento, ora il mercato starà in attesa con ancor maggiore paranoia di dati macro che possano confermare o smentire il rallentamento di cui si parla da molto tempo, e poi si regolerà di conseguenza. Si attende un periodo di forte volatilità, come direbbe qualcuno non troppo fantasioso.
Tutto qui? Sembra molto semplice…
Lo è e non lo è. Perché la dimensione finanziaria si sovrappone a quella dell’economia reale, e a volte la plasma e indirizza. Ad esempio, se qualche intermediario dovesse aver subito danni importanti da questo movimento di liquidazione, e se tali danni producessero contagio a livello di infrastruttura finanziaria, ci sarebbe il rischio di impatti sull’economia reale che costringerebbe le banche centrali a fornire liquidità, come accaduto a marzo dello scorso anno con la crisi delle banche regionali americane.
Infatti già si leggono appelli alla Fed a tagliare i tassi prima della prossima riunione di settembre…
Sì, appelli presumibilmente interessati. Ma perché ciò accada servirebbe la manifestazione di gravi elementi di crisi sistemica, come ho detto prima. Anche qui, per illustrare il rapporto dei mercati con le autorità monetarie, gli americani parlano di “tantrum“, cioè capricci infantili. Mi pare efficacemente descrittivo. Però il coltello dalla parte del manico ce l’hanno i mercati, se i crolli innescano rischi per la stabilità finanziaria. E i mercati tendono ad auto-avverare le loro profezie, sfortunatamente per le banche centrali.
Che altro?
Nulla di che, se non un’ulteriore folkloristica coazione a ripetere: spuntano come funghi i guerrieri del partito “ve l’avevo detto”, quelli che si sono persi tutto il rialzo precedente e che ora sono impegnati a iperventilare e vedere “coincidenze” ovunque, scrutando disegni di una cupola finanziaria che guida il mondo a farsi tosare. “Avete visto? Ci sono stati problemi col trading online in America. Solo un caso? Io non kreto!”. Ma quello fa parte di un genere letterario che da sempre ha grande successo e di questi tempi ancora di più: quello della cospirazione. Passiamo oltre. Dall’università della vita al dottorato a Zero Hedge il passo è breve.
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