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Matteo (Asìa): “L’inceneritore? Inutile, costoso e dannoso"

"L’emergenza ormai biennale serve interessi precisi e mai intaccati”

“Se si realizzano gli impianti di compostaggio non c’è bisogno degli impianti di incenerimento in Napoli e Salerno” ha spiegato nei giorni scorsi al sindaco Iervolino Fabio Matteo, consigliere di amministrazione in quota Prc (Federazione della Sinistra) della Asìa Napoli Spa, che, scalzato un tentativo della provinciale Sapna sull’operazione inceneritore, restava, con la società Neam (cento per cento Asìa) principale attore del progetto per Napoli Est, almeno fino al recentissimo decreto rifiuti che invece ribalta tutto prevedendo la nomina di un commissario ad hoc per gli inceneritori a discrezione del governatore Caldoro, mentre gli impianti ex Cdr-Stir passano alla Sapna, quindi mettendo completamente fuori gioco dalla gestione, realizzazione o riconversione degli impianti l’Asìa (ed il Comune).

Gli inceneritori sarebbero addirittura inutili?
“Perché gli impianti compostaggio sarebbero pronti in poco più di 6 mesi, esattamente il tempo che occorre per fare nuove discariche. Gli impianti di incenerimento invece sarebbero pronti in non meno di 3-4 anni. E con gli impianti di compostaggio si potrebbe fare la raccolta differenziata porta a porta dovunque, sottraendo rifiuti destinati all’incenerimento e le frazioni organica e verde alle discariche. E se la carta, cartone, plastica e legno andassero a riciclo insieme al vetro, ai metalli e all’alluminio, resterebbe un piccolo quantitativo di rifiuti, circa il 15-20%, che renderebbe ingiustificabile l’enorme investimento occorrente per la realizzazione di un inceneritore a Napoli Est. Ma tutti i provvedimenti sulla materia emanati dai governi di centrodestra come di centrosinistra conservano una costante: non intaccano un equilibrio di interessi che naviga in senso contrario. Anche nell’ultimo decreto, come nei precedenti, si indicano con precisione siti dove realizzare o meno impianti di discarica e impianti di incenerimento, mentre si accenna appena alla raccolta differenziata senza individuare siti dove realizzare impianti di compostaggio della frazione organica, e ora capisce il perché?”.
 
Lo dica lei.
“La realizzazione di impianti sufficienti a trattare tutta la frazione organica e verde agevolerebbe i Comuni a fare la differenziata porta a porta e parliamo, in peso, del 45% del rifiuto prodotto quotidianamente in Campania e soprattutto del materiale che oggi è necessario ai fautori delle discariche che, solo producendo biogas, accedono ai contributi Cip 6; mentre la plastica, la carta e cartone ed il legno sono principalmente considerati combustibili fondamentali dagli inceneritoristi. Insomma, il riciclo romperebbe un intreccio di interessi che giustifica la logica delle discariche, degli inceneritori ed il mantenimento del trasporto su gomma delle frazioni di rifiuti che fuoriescono dagli impianti Stir regionali verso le discariche e gli inceneritori”.
 
 
Il Presidente del Consiglio accusa gli Enti locali di non avere fatto nulla per evitare l’ennesima emergenza.
“Il Presidente del Consiglio è oggettivamente responsabile di questo disastro. Per quasi 10 anni ha gestito tramite il commissariamento l’emergenza rifiuti in Campania, adottando misure tutte finalizzate a mantenere l’equilibrio tra gli interessi appena illustrati, della lobby degli inceneritoristi, che deve lucrare sulla costruzione degli impianti da 300-400 milioni cadauno e sui Cip 6 che invece Prodi, con un’ordinanza del febbraio 2008, ha ripristinato solo per la Campania contro il dettato normativo europeo, quando appena due mesi prima erano stati aboliti in Finanziaria; quindi gli interessi dei costruttori delle discariche da 30-40 milioni a sito e che devono assorbire numerose quantità di frazione organica per poter poi ricavarne biogas e quindi contributi Cip 6; e, infine, gli interessi dei trasportatori su gomma della frazione secca destinata ai termovalorizzatori e della frazione prevalentemente organica destinata alle discariche prodotte ogni giorno dagli impianti Stir regionali. Dopo due anni abbiamo di nuovo l’emergenza rifiuti in Campania ma era tutto prevedibile già due anni fa. Nel 2008 Berlusconi aveva semplicemente individuato “buchi” da riempire e nuovi impianti di incenerimento da realizzare. Nel 2009 ha inaugurato l’impianto di Acerra che, dopo appena un anno non funziona, si rompe di continuo. Le discariche intanto sono quasi tutte sature e la raccolta differenziata resta ferma a meno del 20%”.
 
Si dice anche che la differenziata porta a porta costa, non conviene.
“Basterebbe vedere quello che Asia Napoli ha già realizzato ai Colli Aminei, a Bagnoli e in altri quartieri di Napoli, non ci sono cassonetti e le strade sono pulite anche in questa fase di emergenza acuta. Certo se continuiamo a trasportare la frazione organica fuori regione i costi diventano proibitivi. Ma se costruissimo sul nostro territorio impianti di compostaggio anaerobico potremmo produrlo noi il compost e vendere alla rete nazionale energia elettrica attraverso la produzione di gas metano coprendoci le spese di mantenimento del sistema di raccolta senza dover gravare sulle tasche del cittadino”.
 
Ma Berlusconi e Caldoro dicono che l’emergenza sarà risolta con la realizzazione di altri tre impianti di incenerimento a Napoli, a Salerno per il rifiuto fresco e Giugliano per i 6 milioni di tonnellate di ecoballe.
“L’Unione Europea che si appresta a sanzionare nuovamente il Paese per il ciclo dei rifiuti contro legge che viene praticato in Campania, ha stabilito che l’incenerimento dei rifiuti deve essere una pratica residuale e che non è possibile, comunque, bruciare rifiuto indifferenziato, mischiato alla frazione organica, ma solo rifiuto secco e trattato dovrebbe finire negli inceneritori. Questo vuol dire che la frazione organica dovrebbe essere per forza smaltita in discarica e se non si fanno impianti di compostaggio serviranno infinite discariche. Per quanto riguarda le ecoballe sono ancora sotto sequestro giudiziario, trattandosi di rifiuti urbani mischiati a rifiuti speciali, non bruciabili e che manderebbero in tilt qualsiasi impianto di incenerimento. In altre parole ci sono delle norme alle quali si può anche derogare fantasiosamente. Ma le multe della Ue arrivano puntuali, per non parlare della minore durata degli impianti e degli effetti sulla salute dell’incenerimento dell’indifferenziato e del continuo smaltimento in discarica”.
 
 
Quindi come se ne esce?
“Rispettando le normative europee. La Germania, ad esempio, mica li brucia i rifiuti campani. Ed ha abbondantemente superato il 60% di rifiuto riciclato. Le priorità di intervento sono quella preventiva, cioè la riduzione della produzione dei rifiuti; il riuso ed il riciclaggio delle frazioni secche e il compostaggio dell’organico. Per poter praticare la raccolta differenziata porta a porta è necessario che a Napoli e in Campania siano realizzati impianti di compostaggio della frazione organica e impianti di selezione e riciclaggio delle frazioni secche, piuttosto che inceneritori e discariche. Gli impianti di compostaggio, ripeto, devono sostituire definitivamente le discariche come pratica di gestione della frazione organica, non solo perché è prescritto dalla legge ma l’investimento per gli impianti di compostaggio si fa una volta sola mentre la discarica si satura presto”.
 
Insomma, a Napoli e in Campania bisognerebbe fare gli investimenti giusti.
“E si potrebbe adottare in Campania e a Napoli lo stesso tipo di trattamento della frazione residuale indifferenziata come in provincia di Treviso a Vedelago. Si potrebbero riconvertire i sette impianti regionali declassati a Stir da impianti propedeutici all’incenerimento e allo smaltimento in discarica in stabilimenti di vagliatura, selezione e recupero della frazione secca indifferenziata e per il compostaggio dell’organico proveniente dalla raccolta porta a porta. Ma sono pessimista. Purtroppo negli ultimi vent’anni la politica italiana e quella locale è diventata subalterna a poteri economici che interferiscono pesantemente pur di garantire profitti spaventosi ad una rete di interessi anche illegali. E forse oggi invece di invocare gli inceneritori di Napoli e Salerno, qualcuno potrebbe rinunciare al profitto per progetti compatibili con la tutela della salute e dell’ambiente, investire sul benessere dei cittadini”.

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