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 Home page > Tribuna Libera > Maristella e Bobo ricompaiono in TV: ruggiti dal nulla

Maristella e Bobo ricompaiono in TV: ruggiti dal nulla

E’ un’ottima cosa che i ministri del mai compianto governo Berlusconi siano tornati a mostrare i propri volti nelle bettole televisive che, per un costume che è tra le cause non minori dell’inciviltà della nostra vita pubblica, ammanniscono agli italiani il quasi quotidiano spettacolo della politica con la pi rigorosamente minuscola.

Il rischio, infatti, per un paese come il nostro, che tra le proprie quasi infinite doti non ha quella della memoria, è di dimenticare, tutto preso a discutere delle iniziative di Mario Monti e dei suoi ministi, quale fosse il livello di chi ci ha governato prima di loro.

Udire l’Onorevole Gelmini, a Ballarò, ripetere a memoria la lezioncina sui mirabolanti risultati ottenuti da Silvio Berlusconi, è stata per me una boccata d’ossigeno; se siamo sopravvissuti ad un ventennio in cui abbiamo lasciato che personaggi di tale infimo valore decidessero per conto nostro, qualche possibilità di cavarcela, ora, dovremmo averla davvero.

Un sollievo che non è stato tanto completo quanto avrebbe potuto essere, il mio, a causa dei pesanti insulti che Bobo “il Che del Varesotto” Maroni, presente nella stessa trasmissione, ha rivolto all’intelligenza di tutti gli italiani. Il nostro, forse memore della sua lunga appartenenza a Democrazia Proletaria, con toni e modi da feroce oppositore di qualunque governo abbia retto le sorti della Repubblica dal 1946 ad oggi, parlava della finanziaria di Monti con il più sovrano disprezzo. Spiegava quanto facile sarebbe stato fare di meglio; come sarebbe stato possibile, con un minimo di buona volontà, prendere misure nel contempo più efficaci e più eque.

Il più simpatico "criminale contro l’umanità" di tutti i tempi (io spero sempre che finisca sotto processo all’Aja, assieme a Berlusconi e La Russa, per i respingimenti in mare; una vergogna nazionale di cui, come volevasi dimostrare, tutti si sono già dimenticati) mi ha fatto venire un attacco di bile: ma come, se tutto è così semplice, perché diavolo non lo hai fatto quando eri al governo? E ancora: a chi si deve se la finanziaria è stata fatta con queste caratteristiche? Per guadagnarsi l’approvazione di quale gruppo parlamentare la tassa sui capitali scudati, per esempio, è stata limitata all’1,5%? Di quello del PD? Dell’IDV? Chi ha ancora, secondo quanto ha ripetuto proprio la sua ex collega Gelmini, una forte maggioranza relativa dentro il Parlamento?

Domande che andrebbero poste ai parlamentari leghisti, tutti impegnati, a cominciare dal Capo, a rifarsi una verginità perduta da decenni, ad ogni occasione. Non si può concedere a chi ha legato il proprio carro ai buoi del berlusconismo per quasi un ventennio di chiamarsi fuori da ogni responsabilità; non si può permettere a chi ha contribuito in modo così decisivo a malgovernare l’Italia di cominciare a starnazzare di valori come l’equità e la giustizia sociale, di cui ha già dimostrato ampiamente di stra-fregarsi.

Mario Monti non è certo Superman, intendiamoci, e i suoi ministri possono certamente sbagliare. Penso però che siano tutti assai più qualificati della maggior parte di noi per decidere, nei loro campi, quel che è meglio per il Paese e che, in tutta onestà, con tutti i limiti posti dalla situazione al loro operare, questo stiano cercando di fare; che non rispondano agli interessi di padroni o padrini o vogliano favorire programmaticamente una parte d’Italia rispetto alle altre.

E’ quel che si dovrebbe poter dire di qualunque, normale, governo, si sia o no d’accordo con le sue decisioni, sia vicino o no alle nostre idee politiche; è quello che, certamente, non si poteva dire del governo Berlusconi, fatto di incapaci dipendenti miracolati dal Capo e da altrettanto impreparati sudditi padani: un governo, di gran lunga il peggiore della storia repubblicana, che ha condotto l’Italia fin sull’orlo del baratro.

Una situazione drammatica (pare che quando Monti ha ricevuto l’incarico non ci fossero nelle casse dello Stato neppure i soldi per pagare stipendi e pensioni) di cui Maroni, Gelmini ed i loro colleghi sono stati principali, anche se certo non unici, responsabili.

Lo negano? Una cosa gli va riconosciuta: sanno sempre inventare nuovi modi di dimostrarci la propria pochezza. A questo punto, se non l’avessimo ancora capita, sarebbe solo colpa nostra.

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