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 Home page > Tribuna Libera > Mariana Mazzucato e il valore di tutta la crescita economica

Mariana Mazzucato e il valore di tutta la crescita economica

“Il valore di tutto” è l’ultimo intrigante saggio dell’economista italo-americana Mariana Mazzucato che ci racconta il lato nascosto della globalizzazione (Laterza, 2018, 300 pagine effettive, euro 20).

Chi crea e chi incassa gli aumenti di produttività dell’economia globale? Mariana Mazzucato riesce a rispondere a questa domanda e riesce a descrivere con grande maestria i vari meccanismi che consentono i guadagni smisurati delle grandi banche, delle grandi imprese e dei grandi speculatori. Il valore in economia “consiste nella produzione di nuovi beni e servizi” (p. 9), ed è rappresentato da un flusso che viene accumulato sotto forma di ricchezza monetaria societaria o personale.

Naturalmente chi guadagna in maniera smisurata preferisce apparire come un grande creatore di valore in generale, quando in realtà è solo un soggetto molto bravo ad aumentare il valore delle sue cose in particolare. I profitti raccolti da banchieri e azionisti molte volte sono aumenti di valore a breve termine, astutamente pilotatati, con probabili effetti controproducenti a lungo termine. La rendita è un prelievo sul plusvalore totale dei capitalisti produttivi e dei lavoratori, e la finanza di oggi è al servizio di sé stessa e non promuove lo sviluppo del vero capitale economico (p. 62).

Dal 1975 al 2017 il PIL reale degli Stati Uniti è triplicato e la produttività è cresciuta del 60 per cento. “Dal 1979 in poi, i salari reali orari di gran parte dei lavoratori americani sono rimasti invariati o sono addirittura diminuiti” (prefazione). In poche parole chi è stato in cima si è pigliato tutto. E i veri imprenditori rischiano, mentre i veri approfittatori non rischiano nulla. Nel momento del bisogno i banchieri possono chiedere soldi allo Stato per superare la loro crisi (creata da loro). La finanza sottrae valore con i quasi monopoli, con gli oligopoli, con i costi di intermediazione ingiustificati, con gli oneri troppo alti rispetto ai rischi, e infine con i titoli più o meno truffaldini, come ad esempio i derivati pilotati dalle banche (esposizione approfondita a partire da pag. 160).

In ogni caso i media condizionano sempre di più la nostra società e le nuove favole finanziarie per adulti determinano le nostre opinioni e i nostri stili di vita. Quindi la creazione di valore è un mito economico: “la nascita di questo mito ha consentito una immensa estrazione di valore, permettendo ad alcuni individui di diventare molto ricchi e, così facendo, di sottrarre ricchezza alla società… Di conseguenza, le rendite (reddito non guadagnato) sono confuse con i profitti (reddito guadagnato); la disuguaglianza aumenta e gli investimenti nell’economia reale diminuiscono” (prefazione). Perciò i governi e le aziende dovrebbero incentivare i reinvestimenti nella ricerca.

Purtroppo “Le operazioni finanziarie e la mentalità che esse comportano pervadono l’industria come può essere osservato quando i manager scelgono di spendere una grande quota dei profitti per comprare azioni proprie (facendo, in tal modo, aumentare i prezzi delle azioni, le stock options e i compensi degli alti dirigenti) anziché investire nel futuro a lungo termine dell’azienda. La chiamano creazione di valore ma, come nel settore finanziario stesso, la realtà è spesso l’opposto: estrazione di valore” (prefazione). La finanziarizzazione dei cervelli deforma la realtà, l’economia e la società. E operare al di fuori dei confini della realtà causa delle crisi molto gravi nel lungo periodo. La finanza è diventata un casinò.

Adam Smith sperava che il libero mercato diventasse un mercato libero dalle rendite e desiderava l’intervento dello Stato per ridurre o eliminare l’egemonia della rendita. Quindi “I sostenitori moderni del libero mercato, che si sono presi gioco di Smith, mentre aspiravano al suo scettro, non sarebbero stati d’accordo con lui” (p. 132, un mio breve approfondimento del 2015 su Adam Smith e sul debitalismo).

 

Mariana Mazzucato è nata a Roma nel 1968 e ha la cittadinanza statunitense. Svolge l’attività di consulente governativa in molte nazioni. Insegna Economia dell’innovazione e del valore pubblico presso l’University College London (vive e lavora a Londra). Per alcuni approfondimenti video: (Institute for Innovation and Public Purpose, con Paul Mason, Londra, 2018); (Bologna, 2018); (Redefining Economic Value, www.thersa.org, 2018).

Per aggiornamenti in tempo reale: https://twitter.com/mazzucatom?lang=it.

 

Nota farmaceutica – Esiste un sito che cerca di valutare il giusto costo economico, sotto forma di vantaggi sociali, senza però valutare il giusto costo economico in base al valore di produzione di un farmaco e agli uguali diritti individuali di sopravvivenza: Drug Abacus.

Nota sull’economia digitale – A chi volesse approfondire alcuni temi economici digitali consiglio questi link: http://vili.lehdonvirta.com, https://twitter.com/vilile, www.turing.ac.uk. Comunque “il valore imputato all’innovazione… non ha tanto a che fare con l’innovazione in senso genuino quanto con la facilità dell’estrazione di valore tramite l’accaparramento di rendite” (p. 21). Questo fenomeno vale per molte piattaforme informatiche e anche per la decantata sharing economy. Quindi una società logistica e finanziaria globale come Amazon andrebbe studiata e regolata molto meglio: http://www.agoravox.it/Guerra-economica-e-interesse.html (mercoledì 5 giugno 2019).

Nota sugli investimenti – Gli investimenti privati (venture capital), si aspettano dei ritorni economici dai tre ai cinque anni. Sono i grandi investimenti pubblici che consentono le grandi innovazioni: (TED, Lo Stato innovatore, 2014, Laterza). Quindi servirebbero più collaborazioni tra imprese pubbliche e imprese private. Poi bisogna rendersi conto che per saper innovare bisogna saper accettare i fallimenti. Del resto con un grande successo si possono recuperare le energie spese in più di dieci fallimenti, e ottenere molti vantaggi imprevedibili e impagabili (www.agoravox.it/La-mano-invisibile-dello-Stato.html, luglio 2014). Naturalmente servirebbero persone serie e professionali a gestire questo tipo di investimenti, come avviene spesso negli Stati Uniti, anche se esiste il rischio concreto di condizionare in maniera vincolante molti studi universitari, soprattutto nel campo della medicina. La banche private sono utili quando finanziano le nuove attività, i nuovi stabilimenti e quando creano moneta attraverso l’attivazione dei mutui (se gli interessi non sono troppo alti). Tempo fa ho preso in esame il punto di vista di un neokeynesiano: http://www.agoravox.it/Hyman-Minsky-Il-genio-invisibile.html.

Nota aforistica – “Il cinico è colui che conosce il prezzo di ogni cosa, ma non conosce il valore di niente” (Oscar Wilde); “I barbari baroni dell’oro, quelli non cercavano l’oro, non lo estraevano dalle miniere, non lo raffinavano, ma per qualche strana alchimia tutto l’oro apparteneva a loro” (Big Bill Haywood, anni Venti e Trenta, sindacalista durante la Grande Depressione americana); “La caratteristica di una scienza è la totale indifferenza a qualunque conseguenza, vantaggiosa o sgradita, del suo attaccamento al perseguimento della pura verità” (Léon Walras, 1834-1910); “La politica monetaria deve essere controllata dalla comunità e non dal sovrano, e il denaro è della comunità che lo utilizza” (Nicola d’Oresme, in Denaro, saggio storico di Felix Martin, per alcuni video: www.youtube.com/watch?v=UJXCRKkJg4c, www.youtube.com/watch?v=GoF7BizBDRw); “La prima tassa sul reddito è nata negli Stati Uniti nel 1913 insieme all’istituzione della Federal Reserve. Quindi buona parte delle tasse non serve per pagare i servizi statali, ma serve per pagare gli interessi privati sul debito pubblico” (https://it.wikipedia.org/wiki/Internal_Revenue_Service, Amian Azzott; http://www.signoraggio.com/signoraggio_jfkvsfed.html, la strana morte di Kennedy); “Lo Stato dovrebbe fare quello che nessuno può fare” (Amian Azzott).

Nota surreale - La FED è l'unica corporazione a scopo di lucro in America esentata dal pagamento delle tasse federali e statali. La FED guadagna circa un trilione di dollari l'anno per l'esenzione dalle tasse (contenuti reperibili in fondo all’ultimo link sul signoraggio, dopo le foto di Jackson e Wilson). Il sistema culturale usuraio dei banchieri khazari è diventato un sistema globale di servitù indiretta basato sui debiti: https://www.robertodimolfetta.it/libri/intervista-mario-haussmann (2018).

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