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Maria Rebecca Ballestra in viaggio nelle fragilità del Pianeta

Un viaggio lungo due anni, un errare tra luoghi che sono tappe anche simboliche, mantenendo vigili occhi e sguardi sulla crisi ambientale: l’ultimo progetto itinerante di Maria Rebecca Ballestra, artista empatica, è una diretta conseguenza dalla Carta di Arenzano per la Terra e per l’Uomo, creata nel 2001 da Massimo Morasso.

Così, proprio come per la Carta composta da dodici testi nei quali si ragiona costruttivamente sulla crisi ambientale, anche Ballestra ha costruito il lavoro di Journey into fragility in dodici progetti differenti per tipologia (si va dai video alle istallazioni, i community projects e quelli site specific a cercare forti contestualizzazioni) ma anche per location nel mondo.Un progetto che nasce dall’Italia ma si espande senza confini, Ballestra si confronta e si misura per costruire un dialogo costruttivo il cui centro è l’ambiente e il valore del vivere sulla Terra.

L’approccio artistico non è l’unico voluto da Ballestra: ogni singolo progetto nasce e cresce nel tempo coinvolgendo un ente scientifico e affidando le creatività e l’arte di Ballestra a un curatore diverso. Nulla è prevedibile o scontato.

Da febbraio 2012 a dicembre 2013 il lavoro di Ballestra si sposta di Paese in Paese, tra documenti, workshop, discussioni, conferenze e dibattiti: Ghana, Svizzera, Madagascar, Cina, Italia, Australia, India, Usa, Canada, Singapore passando per istallazioni, fotografie, innesti pittorici. Un percorso intenso, diversificato e teso a scardinare ipocrisie e certezze.

Alcune opere del progetto sono state recentemente esposte alla Galleria Spazio Testoni di Bologna in una mostra conclusasi il 14 gennaio scorso e riproposte nella nota Fiera Internazionale d’arte Contemporanea ArteFiera svoltasi dal 25 al 28 Gennaio scorsi, sempre a Bologna.

Come per l’opera ‘Masdar, 2012’ (nell’immagine in apertura scattata all’esposizione durante ArteFiera 2013 a Bologna - n.d.a) cm.70x90, una stampa diretta su alluminio e plexiglass nata dal lavoro fotografico a tratti visionario, che l’artista ha svolto l’anno scorso nella città araba che non è stata scelta a caso in quanto Masdar City è ad oggi un modello di città sostenibile, progettata per offrire ai residenti un’elevata qualità della vita e ottimali condizioni di lavoro garantendo il minor impatto ambientale ed ecologico possibile.

Journey into fragility è promosso da ADAC (Archivio di Arte Contemporanea dell’Università di Genova), Kalart (Svizzera), Galleria Alberta Pane (Francia), Maqroll e Ramdom (Italia), e naturalmente Galleria Spazio Testoni (Italia, Bologna). Ma anche dalla Galleria Quattrocentometriquadri (Ancona), e da UnimediaModern Gallery (Genova).

Le fragilità dell’ambiente che ci circonda, una certa inquietudine e precarietà per ciò che sarà tra cambi climatici, di ecosistemi e di condizioni degli habitat: il progetto di Maria Rebecca Ballestra si fonda sulle poliedricità di realtà, contesti e strumenti comunicativi e propone in ogni tappa uno sviluppo teso a sottolineare quanto il Pianeta in cui viviamo, che diamo per scontato, sia in bilico, affascinante e decadente, tra contraddizioni e potenziali soluzioni.

L’arte come dialogo costruttivo tra discipline, in ascolto al vivere fragile.

Interessante l’approccio fortemente aperto voluto da Ballestra che ne documenta ogni fase dalle pagine del sito web: www.journeyintofragility.com ormai ricco di percorsi, spunti, e traiettorie.

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