Mantenimento del consenso o resa dei conti?
A sentire le voci, la seconda ipotesi del titolo è quella che non si verificherà mai finché ci sarà questa destra al potere, la prima invece sembra quella più verosimile, visti i chiari di luna nel Pdl. E mentre l’Italia incomincia a sentire il peso - ma meglio sarebbe se ne percepisse anche la vergogna! - di un debito pubblico divenuto insopportabile non solo per il Paese, ma anche per tutta l’UE, nella maggioranza c’è chi teme che il consenso possa essere minato anche da questa manovra.
L’unica cosa per cui il Ministro potrebbe essere invidiato nella situazione in cui si trova ora, potrebbe essere solo il suo lauto stipendio, per il resto ho qualche dubbio.
Dopo esserci accorti da tempo ormai - tra l’altro con poco disappunto - che il ministro dell’Economia non sarà mai l’uomo della provvidenza per la risoluzione del vecchio problema del debito pubblico, si deve altresì constatare che la sua manovra, già giudicata negativa dall’opposizione e dai sindacati, ha anche dei nemici nel suo schieramento.
Questa opposizione del governo medesimo alla manovra di un suo ministro, che ricopre tra l’altro una carica chiave che potrebbe risolvere i più gravi problemi economici, se ad alcuni potrebbe sembrare strana e assurda e ad altri positiva, almeno dal punto di vista del risultato, cela in realtà solo un background molto meno nobile rispetto a quelle che potrebbero sembrare le vere priorità: la pura e semplice preservazione del consenso.
Apertis verbis, per il mantenimento del consenso non bisogna che il Pdl e la Lega difendano solo i lobbisti delle grandi aziende che evadono il fisco attraverso una ramificazione di società offshore che succhiano il PIL sottraendolo al fisco e alle casse dello Stato, oppure difendano in nome del liberismo fiscale i medi e grandi evasori, tra cui grandi liberi professionisti e imprenditori straricchi che posseggono yacht e ville, ma che dichiarano poco più di un dipendente statale, è necessario altresì non far passare questa manovra che rischia di far slittare i voti dei dipendenti pubblici dalla destra alla sinistra.
Fermo restando il mio “no” alla manovra di Tremonti, perché, come ho già spiegato in altri articoli, colpisce solo i ceti medio bassi più esposti al fisco ed anche tra i più deboli, la mia è una critica allo status quo e a quelli che sono i reali intenti di questo governo, molto lontani – a mio parere – dal realizzare una fiscalità equa che rimetta i conti dell’Italia in ordine in tempo.
Sembra ancora di sentirlo il premier nella manifestazione a Roma quando ha fatto esultare le folle con un altisonante “No!” alla sua domanda se avessero mai desiderato un governo che avrebbe ripristinato l’Ici, oppure avesse istituito la tracciabilità dei pagamenti.
E s’è capito! Ed ora ancora di più!
Quello che interessa a questo governo è la preservazione del consenso; quella degli evasori tout court non basta, bisogna che venga preservato il consenso e venga altresì incrementato anche quello dei ceti medi e degli impiegati del settore pubblico.
Ribadendo ancora il mio parere negativo alla manovra di Tremonti, c’è una differenza di opposizione fra quella del governo e quella di tutti coloro che la pensano come me.
In questi giorni il premier ha affermato che non ci sono provvedimenti “punitivi” nella manovra né si alzeranno le tasse né verranno messe le mani nelle tasche degli italiani, ma si cercherà con ogni mezzo di combattere le spese eccessive e naturalmente l’evasione fiscale.
Bello! Ma come?
Da premettere che le mani nelle tasche degli italiani non ce le voglio neanche io, soprattutto in quelle di coloro che pagano le tasse regolarmente e fanno “evasione di sopravvivenza e di povertà”, dato che non c’è una no-tax area per i redditi almeno fino a 10mila euro annui. Tuttavia, Berlusconi si è guardato bene dal dire esplicitamente che le mani nelle tasche degli italiani evasori bisogna che lo Stato le metta se vuole salvare l’Italia dal debito.
Ed è qui il vero problema.
Qui giace il vero nodo da sciogliere che questo governo non scioglierà mai. Potete contarci!
Lo status quo deve rimanere sempre così, giacché un attacco all’evasione tout court potrebbe rappresentare la fine del sostegno di un elettorato a cui questo stato di cose va più che bene.
Tuttavia il debito sale, la zona euro, creata con tanti sacrifici, è sempre più a rischio, e questa volta, forse, le spese non le farà solo l’Italia, ma anche tutta l’Europa.
Questa situazione rappresenta, da un lato, l’ostinazione di una casta che per puro interesse personalistico e di partito si astiene dal prendere decisioni impopolari ma utili al bene futuro della nazione, dall’altro, l’ennesimo paradigma di come l’egoismo di molti può mettere a rischio la stabilità di tutti e di tutto.
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