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Mani pulite parla pugliese. Merito del “tornado Tarantini”

INCHIESTE Seguendo le gesta del giovane imprenditore e procacciatore di accompagnatrici per feste vip, la Procura di Bari sta indagando a 360 gradi su un sistema di affari e favori che coinvolgerebbe centrodestra e centrosinistra.
di Pietro Orsatti su Terra

Chiamiamolo “tornado Tarantini”. Perché dalle indagini della Procura di Bari su questo imprenditore (la definizione è limitativa, ovviamente) pugliese, di soli 33 anni, sta venendo a galla un intreccio di dimensioni e complessità pari all’inchiesta “Mani pulite” di più di diciassette anni fa. Si va dalle forniture di protesi sanitarie ad appalti e subappalti nel settore della sanità regionale fino al giro di prostituzione e cocaina, dal finanziamento illecito ai partiti alle relazioni con la criminalità organizzata locale, fino al falso in bilancio, al tentativo di accedere al giro “grosso” degli appalti della Protezione civile.

Senza poi parlare del vorticoso mondo di feste e festini fra Villa Certosa e Palazzo Grazioli che ha riempito le pagine della stampa mondiale. Tarantini, spregiudicatamente, ha intessuto in pochi anni una rete intricata e formidabile di rapporti, non solo con Forza (e l’ex governatore Fitto, in particolare, che sarebbe stato il suo sponsor principale nell’accreditamento nella “società che conta”) ma anche con pezzi del centrosinistra. Il giovanotto, infatti, è definito dagli inquirenti «un Giano bifronte» dal punto di vista politico.

Non solo Pdl e personaggi vicini al premier nelle frequentazioni dell’uomo al centro del tornado barese, quindi, ma anche il . Lo dimostrerebbe una cena elettorale – episodio ora agli atti dell’indagine del pm Desirée Digeronimo del Partito democratico, finanziata dall’imprenditore poco prima delle politiche del 2008. Quella sera era presente anche Massimo D’Alema che fu portato via in tutta fretta dal sindaco di Bari Emiliano appena questi si rese conto di chi fosse l’organizzatore dell’evento di autofinanziamento.

Secondo la Procura si sarebbe creato una sorta di comitato di affari al cui vertice si trovava l’ex assessore regionale alla Sanità Alberto Tedesco, oggi senatore al posto dell’ex ministro Paolo De Castro, eletto come parlamentare europeo alle ultime elezioni. Già nel 2001 gli investigatori indagarono per la prima volta sulle attività di Giampaolo Tarantini e suo fratello Claudio. Il nome era già saltato fuori durante un’inchiesta della Dda su un clan di Barletta. Poi il giovane imprenditore entrò con chiarezza (2003-2004) nei grandi affari che si accentravano attorno alla sanità pugliese. Ma le indagini, o meglio i tanti filoni di indagine, non si fermano qui. Ricostruiamole.

C’è una prima inchiesta già conclusa e condotta dal pm Roberto Rossi, proprio del periodo 2001/2004, relativa alle forniture sanitarie dell’azienda dei fratelli Tarantini. Ce n’è un’altra, in corso, condotta dal pm Salvatore Nicastro sulle convenzioni stipulate dalla Regione Puglia con le strutture private del barese. E poi, di conseguenza a quella di Nicastro, l’indagine che ha mandato in subbuglio la giunta regionale pugliese, del pm Desirée Digeronimo, che ha portato addirittura al sequestro a fine luglio dei bilanci nelle sedi regionali dei partiti del centrosinistra per fatti relativi agli ultimi quattro anni e centrata su presunti intrecci tra affari e politica.

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