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Misteri dell’Universo: Antimateria e Universo partecipativo

Non controlliamo il mondo, non lo manipoliamo, imponendogli la nostra volontà ma siamo parte di tutto ciò che accade, si tratta di un dare e avere...

Dal New Scientist del 27.4.09 queste interessanti note. Traduzione di Cristina Bassi .

“Se doveste elencare le imperfezioni del modello standard -la descrizione decisamente di successo che fanno i fisici in merito alla materia e le sue interazioni-, tra le prime ci sarebbero quelle relative alla “profezia” che noi non esistiamo. Secondo la teoria, la materia e l’antimateria furono create in eguale misura durante il big bang. Stando a ciò, avrebbero dovuto distruggersi totalmente a vicenda e questo al primo secondo, o giù di lì, dall’esistenza dell’universo e il cosmo essere perciò pieno di luce e di poco altro.

Tuttavia ci siamo noi ed anche i pianeti, le stelle e le galassie; per quanto possiamo vedere, tutto questo proviene esclusivamente dalla materia. Realtà 1, teoria 0.Ci sono due soluzioni plausibili a questo mistero esistenziale. La prima: potrebbe esserci una sottile differenza nella fisica della materia e antimateria, che ha lasciato l’universo primordiale con un surplus di materia.


Mentre la teoria predice che il mondo dell’antimateria è un riflesso perfetto del nostro, gli esperimenti hanno già evidenziato delle scalfiture nello specchio. Nel 1998, gli esperimenti al CERN mostrarono che una particella esotica e particolare, il kaone, si trasformava nella sua antiparticella, un poco più spesso che non il contrario, creando cosi un leggero squilibrio tra i due.

La seconda plausibile risposta al mistero della materia, è che quella distruzione non fosse totale in quei primi secondi: in qualche modo la materia e la antimateria riuscirono a sfuggire alla reciproca presa fatale. Da qualche parte là fuori, in alcune regioni specchio del cosmo, l’antimateria sta nascondendosi e si è coalizzata con le anti-stelle, le anti-galassie, e forse persino con l’anti-vita.
 
"Non è un’idea tanto stupida," dice Frank Close, un fisico atomico della Università di Oxford. Quando un magnete caldo si raffredda, sottolinea, gli atomi individuali possono costringere i loro vicini ad allinearsi con i campi magnetici, creando cosi dei domini di magnetismo che puntano in diverse direzioni. Una cosa simile potrebbe essere accaduta quando l’universo si raffreddò dopo il big bang.

"Inizialmente ci potrebbe essere stata della materia in più, qui e là" dice. Quelle piccole differenze potrebbero espandersi nel tempo in larghe regioni separate.
Questi domini di antimateria, se esistono, non sono certamente vicini. La distruzione ai confini tra le aree di stelle e antistelle produrrebbe un segno inconfondibile di raggi gamma ad alta energia. Se tutta un’antigalassia dovesse entrare in collisione con una galassia regolare, la distruzione che ne risulterebbe sarebbe di proporzioni inimmaginabili e colossali. Non abbiamo visto un segno del genere, ma di nuovo c’è molto universo che ancora non abbiamo osservato ed intere sue regioni che sono troppo lontane per essere viste.
 
Se si trovasse l’antielio o altri anti-atomi più pesanti dell’idrogeno, questo sarebbe una prova concreta di un anti-cosmo. Implicherebbe che anti-stelle “cuociono” anti-atomi nella loro fusione nucleare, proprio come stelle regolari fondono atomi normali.

Lo Spectometro Alfa Magnetico - Alpha Magnetic Spectrometer – è una parte di un kit del valore di 1.5 miliardi di dollari, costruito per perlustrare raggi cosmici per individuare dei simili segni. E’ in attesa di un decollo verso la International Space Station, ma speriamo che abbia un passaggio in uno dei lanci di shuttle della NASA nel 2010 o 2011.

Fin qui la “scienza ufficiale”, ora due note “parallele” di una visione oltre la scienza ortodossa, estratte da un’intervista fatta a Gregg Braden durante la sua ultima visita in Italia, giugno 2008, da parte di MacroVideo:

“Il grande fisico, Jonathan Wealer, che è passato a miglior vita nel 2008, era uno dei giganti della fisica del 20esimo secolo. E’ stato collega di Einstein e Neils Boor, ha creato il termine "Buco Nero", è stato John Wealer a creare il termine “partecipatorio”. Lui usava un termine per descrivere il nostro rapporto con l’universo. Diceva che facevamo parte di un universo "partecipatorio". Adoro questo termine perché significa che non controlliamo il mondo, non lo manipoliamo, imponendogli la nostra volontà ma siamo parte di tutto ciò che accade, si tratta di un dare e avere.

Credo che la scienza presto dimostrerà esattamente cosa significa vivere in un universo partecipatorio, ma impareremo in un contesto che ci porterà ad affrontare le più grandi sfide mai registrate nella storia umana.

Probabilmente l’unico modo per andare incontro ai "nodi" del mondo sarà capire chi siamo veramente. E’ come se avessimo creato le condizioni che ci spingono sull’orlo delle nostre convinzioni su noi stessi, sul mondo e per sopravvivere a ciò che abbiamo creato dobbiamo trasformare ciò che crediamo. Forse è questo che volevano dirci i Maya nel loro calendario. Intendevano dire che questa è la fine di una grande era e l’inizio di un nuovo modo di essere, con, in mezzo un periodo di vent’anni dove tutto è in cambiamento.

Vogliono dirci: "alla fine dei vent’anni non riconoscerete più il vostro mondo, non riconoscerete più voi stessi e non penserete più al mondo e al tempo nello stesso modo di prima.” Mancano pochi anni alla fine di quel ciclo e tutto ciò è vero. Il nostro mondo sta cambiando, la morfologia della terra cambia per via delle alluvioni, dei terremoti, della crescita demografica, della deforestazione dell’Amazzonia. Il mondo fisico sta cambiando e il nostro modo di vedere noi stessi muta ancora più rapidamente.

In questo senso mettiamo in atto una delle profezie del calendario dei Maya, è sotto i nostro occhi, però non ce ne accorgiamo nemmeno. Non posso immaginare di vivere in un periodo più potente, ricco di enormi opportunità e possibilità. Chi vorrebbe vivere in un’altra epoca quando si può, in questa, trasformare il mondo trasformando noi stessi, e creare ciò che gli antichi chiamavano "il secondo giardino dell’Eden".

Credo che è questo che il futuro ci riserva, sono un ottimista, credo che siamo alle soglie di in un epoca in cui riconosceremo di aver superato il concetto di guerra. La guerra diventerà una cosa appartenente al passato. Deve. Credo che stiamo iniziando un’epoca in cui comprendiamo finalmente che dobbiamo lavorare insieme per sopravvivere a ciò che la vita sulla terra ci porterà. E questo succede ora. Una minoranza l’ha già capito, la maggioranza e i governi si stanno adattando a ciò che alcuni già credono possibile, e in questo senso, stiamo tutti lavorando insieme”.



 Per saperne di più (in ingl): The five greatest mysteries of antimatter
 

Commenti all'articolo

  • Di Giorgio Floris (---.---.---.63) 21 maggio 2009 13:14

    Bello.
    Ancora, ancora...

  • Di marco (---.---.---.110) 21 maggio 2009 15:08

    Questo è il tipico articolo che ti fa girare le balle. Abbiamo la visione ufficiale e una visione "alternativa". Il riassunto di ambedue potrebbe essere "non ci abbiamo capito nulla". Eppure questa gente percepisce stipendi, va a congressi, scrive libri, viene riverita, .... è tutto orribile, come è orribile il mondo "moderno" e la stupidità dell’uomo moderno che da credito, soldi ed energia a questi caproni.

  • Di Enrico (---.---.---.71) 21 maggio 2009 21:28

    A Marco: la ricerca procede per ipotesi e tentativi, il "non capire" di oggi è enormemente più preciso e contestualizzato di quello che era fino a pochi decenni fa....

  • Di francesco (---.---.---.128) 23 maggio 2009 14:55
    francesco

    Sono convinto che la conoscienza dell’universo, da parte dell’uomo, sia estremamente limitata; l’aver dimostrato l’esistenza del microuniverso e l’aver individuato alcune particolarità dello stesso come galassie e altro e calcolato la distanza, non significa averne una conoscienza tale da permetterci di fare previsioni; l’universo è talmente immenso che, certe cose viste con i telescopi, alla fine possono risultare altro. 
    Non credo che l’uomo in generale e tanto meno i governi abbiano capito la necessità di porre fine alle guerre e tanto meno di convivere con l’ambiente, certo, ci sono dei movimenti che operano in tal senso, ma la strada è molto più lunga di quanto si è portati a credere.
    Al di la delle belle intenzioni, l’uomo moderno, si comporta ancora come se la terra fosse inesauribile, non si capisce, altrimenti, come mai insiste nel proporre soluzioni che di per se non cambiano il modo di vita ma lo accentua; mi riferisco all’uso a quelle soluzioni che di fatto non migliorano l’ambiente come - carburanti rinnovabili - perché, per la loro produzione andremmo ad impegnare vaste aree che altrimenti rimarrebbero libere, coltivazioni ed allevamenti sempre più intensivi che desertificano il suolo.
    L’uomo, in fondo, è rimasto quel rapace che era all’inizio della sua storia. 

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