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“Lotto Marzo” a Napoli: le attiviste di “Non Una di Meno” tornano in piazza per i diritti

Oltre mille persone nel corteo organizzato dal movimento femminista e trans femminista

di Daniele Pallotta

 

Il movimento femminista e trans femminista “Non Una di Meno” è tornato l’otto marzo a rivendicare diritti e cambiamenti sociali per le strade, dopo due anni di pandemia che aveva impedito lo svolgersi delle manifestazioni.

Come in tutta Italia, anche a Napoli centinaia di persone hanno animato lo sciopero dell’otto marzo. Una giornata per mettere in luce ancora una volta la violenza contro le donne e le violenze di genere, una giornata anche per chiedere la fine delle discriminazioni in ambito lavorativo, per chiedere servizi sociosanitari più accessibili ed efficienti, un cambiamento culturale e di pensiero, una svolta in direzione ecofemminista.

Oltre mille persone hanno attraversato le vie del centro storico, partendo da piazza Gesù Nuovo, percorrendo, piazza Matteotti, piazza Bovio, per arrivare a piazza Dante. Hanno partecipato donne, persone della comunità LGBTQI, uomini che condividono e scelgono di affiancare questa lotta.

Alternandosi al megafono sono varie le denuncie e gli appelli lanciati nel corso del corteo. I centri antiviolenza risentono di scarsi finanziamenti, e spesso riescono a far fronte alle richieste di aiuto di donne maltrattate con parte delle ore di lavoro dedicate in forma volontaria. Nei vari ambiti professionali le donne continuano ad essere più colpite da abusi di potere, dallo sfruttamento lavorativo, dai licenziamenti, dalla precarietà. La formazione culturale, sin dall’ infanzia, vede ancora, in molti casi, inculcare modelli retrogradi che favoriscono nel corso degli anni il radicarsi di pregiudizi.

Le attiviste di “Non una di meno” invitano a partecipare al tentativo di trasformare la realtà, verso una società con sempre meno disuguaglianze.

Dal corteo un appello è stato lanciato anche per frenare la corsa agli armamenti, per prendere le distanze dallo schierarsi con la Russia o la NATO nel conflitto bellico in Ucraina e per non fare discriminazioni tra rifugiati e profughi in base alla nazionalità o provenienza territoriale.

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