Lo scandalo del depuratore di Cuma: un disastro che dura da oltre 25 anni…
Lo strano caso del depuratore costruito per depurare le acque che inquinava l’aria e il mare...
“La depurazione è il sistema tecnologico che si realizza e si attiva per eliminare dai corpi liquidi e gassosi sostanze estranee o inquinanti. Si svolge un processo composto da una serie di azioni programmate di carattere meccanico, fisico e biologico”.
Questi “problemi tecnici” consistevano nella quantità spropositata di idrogeno solforato liberato nell’aria dall’impianto che risultava superiore ai livelli di tollerabilità. Le analisi dell’amministrazione provinciale hanno sentenziato una pericolosità (anche 150 microgrammi per metro cubo) ben oltre il limite accettabile di quaranta microgrammi. Le analisi effettuate su campioni di fanghi essiccati, inoltre, rilevarono percentuali crescenti di cromo, tali da farli ritenere “tossici e nocivi”. La regione però si prodigò per la riapertura che puntualmente avvenne. Si decise di riaprire l’impianto solo a metà, consentendo “il trattamento biologico delle acque nere” mentre fu bloccata “la linea dei fanghi prodotti dalla depurazione dei liquami”. Si trattò quindi di un compromesso politico, di una pagliacciata che vide come attori protagonisti Regione, sindaco di Napoli, Provincia, Casmez e tecnici che si azzuffarono sul da farsi non concludendo nulla, decidendo infine di riaprire il depuratore, ma solo a metà servizio, in attesa dei lavori di adeguamento affidati alla Casmez. In sostanza non si poteva chiudere un’opera costata ben 200 miliardi di lire del tempo, rovinando in questo modo l’immagine dei numerosi politici che si vantavano di aver risolto il problema degli scarichi fognari: il depuratore doveva restare aperto a tutti i costi.
L’allora sindaco di Napoli Carlo d’Amato dichiarò che “L’impianto che è costato duecento miliardi ha esercitato, al di là delle tracce di inquinamento atmosferico un effetto risolutivo sulle condizioni del mare”. Secondo il sindaco quindi non era importante che l’impianto immettesse nell’aria sostanze pericolose, l’importante era che il mare fosse (anzi sembrasse) ”pulito”. In altre parole era conveniente non inquinare il mare, inquinando l’aria.
Inutile dire che i lavori della Casmez non sono mai partiti,
A finanziare i lavori di adeguamento però ci ha pensato
I lavori anche questa volta però non si sa per quale motivo non sono partiti; pare che
“·Non tutti i collettamenti fognari previsti dal progetto sono stati realizzati.
· Il canale di alimentazione impianto nel tratto finale risulta intasato da sabbie e da sedime in modo particolarmente grave […] presenza di odori e pessime condizioni igieniche sanitarie.
· Presenza di scarichi abusivi di natura industriale
· Pretrattamenti di grigliatura e dissabbiatura fuori uso
· La centrale di cogenerazione e l’unità di desolforazione sono fuori esercizio.
[…]Il responsabile dell’impianto ci ha informato solo della presenza di nitriti al di sopra dei limiti consentiti.
In conclusione nel rapporto veniva ribadito circa lo stato generale delle opere:
· Obsolescenza delle opere e delle apparecchiature
· Cattivo stato di conservazione delle opere in esercizio
· Carenza di manutenzione straordinaria delle opere elettromeccaniche
Nel 2006 la regione ha stanziato nuovamente 63 milioni e 700 mila. La gara è stata vinta dal Consorzio "Uniter C.S. a r.l." e lo scopo dei lavori erano il risanamento statico dell’impianto, la progettazione di sistemi integrati di condotte a mare allo scopo di allontanare dal litorale le acque reflue e molti interventi per evitare che le acque malsane finissero nel lago d’Averno e sul litorale domitio.
Sempre nel 2006 si è poi conclusa la gara che era stata avviata nel 2003 dalla Regione per affidare la gestione dell’impianto, la gara è stata vinta dalla “Hidrogest Spa” che ha avuto in concessione l’impianto per quindici anni. Ma i guai non sono finiti, infatti il sito è stato perquisito più volte dalla polizia Ecologica e nel 2009 durante un incontro tenutosi presso il municipio di Pozzuoli, cui hanno preso parte l’assessore all’ambiente del capoluogo flegreo, Michelangelo Luongo, alcuni tecnici dell’Asl e un rappresentante della Hydrogest, è stato ribadito che “l’impianto di Cuma non ha l’autorizzazione per lo scarico in mare e che a tutt’oggi non sono stati avviati i lavori per l’adeguamento dell’impianto” in quanto il depuratore non rispetta i limiti massimi di alcune sostanze chimiche contenute nei liquami che finiscono in mare dopo il trattamento presso l’impianto.
Insomma, siamo tornati al punto di partenza, è dal 1986 che l’impianto necessita di lavori di adeguamento che ad oggi (nel 2009 per chi non lo sapesse) non sono stati ancora effettuati.
Come se non bastasse il sottosegretario all’Economia, Nicola Cosentino, ha di recente denunciato che anche «l’ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli scarica i suoi rifiuti direttamente in mare, saltando l’impianto di depurazione», il tutto dovuto al mancato funzionamento del derivatore di Toiano.
Tutto questo scempio in una delle zone più belle della Campania, ricca di beni archeologici e paesaggistici. L’ecosistema di Cuma, il cui habitat naturale è ritenuto sito di importanza comunitaria (SIC) e zona di protezione speciale (ZPS), “comprende una vasta banda dunare caratterizzata da una vegetazione variegata e non esente da rarità; per quanto riguarda la fauna, molteplici sono le varietà di uccelli che vi trovano riparo, palustri e migratori, incluse talune specie rare quali aironi e cormorani”. C’è inoltre la possibilità che una specie al limite d’estinzione, la tartaruga caretta caretta sia minacciata”. L’intera area è stata altresì inserita nel parco Regionale dei Campi Flegrei e qualificata come “area di riserva generale” (zona B) e pertanto protetta da rigide regole che non dovrebbero essere violate. Nonostante tutto questo il malfunzionamento della struttura ha fatto si che tutta la fascia costiera interessata dallo sversamento nelle acque del depuratore ricevesse
A questo agghiacciante resoconto c’è veramente poco da aggiungere. Il depuratore di Cuma risulta essere l’emblema di quanto di cattivo c’è nella nostra regione e in coloro che ci governano e ci hanno governato. E’ tutto compreso in pochi chilometri quadrati, non manca nulla: c’è l’incapacità e la disonestà di una intera classe politica, c’è lo spreco di danaro pubblico, c’è la violazione delle leggi sulla salvaguardia dell’ambiente, c’è l’infiltrazione della criminalità organizzata negli appalti pubblici, c’è quel lassismo che permette che un’opera non sia completata dopo più di venticinque anni dalla sua costruzione, c’è il permissivismo di tutti coloro che dovevano controllare e che non lo hanno fatto, c’è l’assenza dello Stato e c’è il degrado, ma soprattutto c’è un senso di abbandono percepito da tutti quei cittadini che vivono nella melma...
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