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Lizard: il sogno possibile della barca elettrica

Tempo d’estate, di mare, barche, inquinamenti vari e diffusi. Tra depuratori mal funzionanti, di cui la Campania è portabandiera, e improvvisati marinai della domenica, il tema mare e inquinamento diventa preponderante per tre mesi all’anno, quelli estivi. Ma proprio in Campania è stato realizzato un progetto avveniristico e innovativo, la progettazione e la costruzione di una barca completamente elettrica. 

 

Realizzata dai cantieri Serra Yacht, la Lizard (la lucertola come animale che si nutre del sole) è un’esperienza di navigazione innovativa. Marcello Serra, il visionario ideatore di Lizard mi guida alla scoperta della sua creatura, con una risalita del fiume Garigliano che segna il confine tra Lazio e Campania: “Tra non molto questo fiume diventerà riserva naturale, e in quel momento con questo tipo d’imbarcazione si potrà sempre navigare. L’idea è quella di realizzare una barca vera e commerciabile che non sia da una parte un prototipo dai costi milionari e neanche una micro imbarcazione per sole due persone. La Lizard è lunga 7 metri e 30, larga 2,30 metri e quindi ha la possibilità di portare otto, dieci persone”.

La navigazione sul fiume Garigliano è innanzitutto silenziosa, il primo vantaggio dei motori elettrici. Marcello Serra mi illustra il progetto e le difficoltà, come se si stesse conversando nel salotto di una casa, e la fauna presente sul corso del fiume si accorge della nostra presenza solo quando siamo a qualche metro di distanza. Il T-top della Lizard è ricoperto di pannelli fotovoltaici che assicurano un’ulteriore ricarica alle batterie al gel, che assicurano un’autonomia di ben 6 ore di navigazione, ed una potenza di 10Kw.

“Costruiamo barche da decenni in famiglia, ma l’idea di poter navigare e rispettare il mare senza impiegare una goccia di benzina, senza avere nessun impatto ambientale mi ha sempre affascinato. Il vero limite di questo progetto è che non ci si vuole credere che sia possibile renderlo fruibile su larga scala. C’è enorme scetticismo, eppure stiamo navigando, lo vedi in questo momento. Quando ho iniziato a cercare i fornitori non è stato facile, spiegare l’idea, dover imparare la propulsione elettrica per navigazione marina, concetti nuovi in generale e nuovi per me stesso. Oggi che la barca è una realtà siamo stati contattati da diverse università che vogliono studiarne il progetto”.

L’entusiasmo è quello degli innovatori, e soprattutto innovatori che vivono al Sud, indicato, a giusta ragione, come uno dei luoghi più inquinati d’Italia. La risposta non è solo della società civile, ma quella delle idee. Non ci sono stati sponsor che hanno sostenuto questa barca, anche se i colossi energetici come Enel Green Power avrebbero e, potrebbero, mettere in campo i loro talent scout alla ricerca di progetti che meritano per davvero un sostegno economico: “La barca l’abbiamo finanziata e costruita noi come cantiere, una sfida per fare un passo in avanti. Ma quando il progetto è finito non badi più alle difficoltà incontrate, e soprattutto quelle economiche, ma alla difficoltà di diffondere un concetto: navigare il mare non avendo nessun tipo di impatto inquinante. Questa barca è la soluzione per la navigazione in tutte le riserve marine, per un turismo sostenibile ed educativo. Anche la stessa gestione non ha particolari necessità, soprattutto materiali esausti da dover smaltire come filtri dell’olio, filtri combustibile”.

Mentre la conversazione si addentra anche in dettagli piuttosto complessi ma che hanno il sapore del buon senso, la Lizard arriva all’altezza della Centrale Nucleare del Garigliano. Due momenti e concezioni dell’energia che si trovano a confronto. Non è certamente un momento poetico, perché se nelle anse del fiume è possibile scoprire una fauna incontaminata, è possibile anche osservare l’assurdità di chi ha costruito un colosso nucleare sull’ansa di un fiume che ha straripato puntualmente più e più volte, ed oggi la palla bianca della centrale rimane un monito silenzioso di come si possa concepire e usare, male, il concetto di energia. “Certo con le batterie al gel non ci si possono alimentare le case”, Serra continua con maggiore passione nell’argomentazione, “ma quella è energia nucleare che per quanto vogliono dirci rimane un male e non un bene, questa è energia pulita. Ci vuole più studio, più ricerca? E allora perché non farla, perché non implementare e dare un reale impulso a questa nuova frontiera? Siamo o non siamo una nazione con tre quarti di confine sul mare, non dovremmo essere noi italiani i primi innovatori in questo campo?”.

La Lizard vira e riprendiamo il fiume per tornare, lasciandoci alle spalle la centrale nucleare. Il discorso scivola sulle problematiche del settore nautico: “Tutto il settore è in crisi, chi possiede una barca è considerato quasi un criminale. La vetroresina che produciamo nel Sud è una delle migliori per le qualità ambientali che abbiamo, chimica, umidità, fattori meteo, ci pongono un passo in avanti, eppure tutto il comparto soffre, e ripeto come è possibile se siamo una Nazione che confina più con il mare che con la terraferma?”.

In Italia l’assioma yacht-evasore è conclamato, eppure i cantieri di Castellamare di Stabia invocano nuovi mega yacht che assicurano lavoro. Infatti nella solita Germania, i primi quattro mega yacht al mondo hanno apportato un indotto di oltre un miliardo di dollari ai cantieri Lurssen. Li tassiamo gli yacht, o li costruiamo e rendiamo l’Italia un paradiso della navigazione? Prima di una qualsiasi risposta, immaginiamo un indotto di un miliardo di dollari a Castellamare di Stabia quante tensioni sociali avrebbe sciolto. Mentre siamo vicini all’ormeggio, Marcello mi elenca i dati della navigazione: “Abbiamo navigato per due ore e mezza, e abbiamo consumato il 25% della batteria. Abbiamo avuto un’andatura al minimo, ma comunque piacevole, perché si deve correre in mare è un mistero che da quando lavoro nel campo non ho mai compreso bene”, mi guarda sorridendo. Tira fuori i suoi fogli di lavoro e appunta tutti i dati di navigazione. La Lizard è ancora sotto test, e ne farà il doppio di una normale imbarcazione. Come sempre le idee innovative devono subire un maggiore rigore di analisi e controllo.

Prima di mettere i piedi a terra, pongo ancora una domanda, la più banale: “Ma quando si scaricano le batterie? ”La replica è immediata: “Basta una presa di corrente da 220 volt, normale. Però vedi i puristi dell’impatto zero potrebbero replicare che quella corrente con cui ricarichi le batterie è prodotta da fossili, o altro, e quindi non saremo mai a impatto zero. Però se guardi l’acqua, non l’abbiamo sporcata oggi. Come l’abbiamo trovata, così la lasciamo, intatta, almeno noi. Poi mi auguro che l’impatto zero sia la possibilità di ricaricare le batterie da una presa che a sua volta assume energia pulita, un passo alla volta si può fare, se poi pensi che questa rivoluzione energetica della nautica comincia nel Sud, in provincia di Caserta, ti da molte soddisfazioni”. E il viaggio è solo all’inizio.

 

Per approfondire www.serrayacht.com

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