• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Mondo > Libia: gli Usa inviano navi militari e sospettano di Al Qaeda. Youtube (...)

Libia: gli Usa inviano navi militari e sospettano di Al Qaeda. Youtube oscura il video in Egitto

Dopo l’attacco al consolato americano di Bengasi, costato la vita all’ambasciatore Stevens e ad altri tre statunitensi, Washington fa sapere che "due navi stanno muovendo verso la Libia, ma semplicemente come misura preventiva", nessuna missione specifica, l’America vuole far sentire la propria presenza. 

Subito dopo l’attentato l’amministrazione Usa aveva già deciso di inviare 200 marines delle forze antiterrorismo oltre a droni e agenti Fbi. La USS Laboon è già al largo delle coste libiche, mentre la USS McFaul dovrebbe arrivare tra qualche giorno, queste le due destroyer armate con missili a lungo raggio Tomahawk.

Oggi al Cairo si registrano nuovi scontri nei pressi dell’ambasciata Usa, i manifestanti chiedono scuse ufficiali per le offese al profeta Maometto. La situazione è diventata molto instabile per questo il governo americano ha deciso di far rientrare il proprio personale dalla Libia, lasciando solo un presidio di emergenza a Tripoli. Dopo l’attentato, molte critiche erano arrivate sulle misure di sicurezza del consolato considerate inadeguate. Tanto che gli Stati Uniti hanno deciso di rafforzare la presenza militare in tutti i consolati dei territori “caldi”. 

Il problema principale, secondo Obama, sarebbe la messa in sicurezza dell’ambasciata in Egitto, dubitando della capacità delle forze locali di difendere il personale americano presente al Cairo. Il Presidente ha anche rilasciato alcune dichiarazioni a Telemundo: “Non li consideriamo alleati, ma neppure nemici. Si tratta di un nuovo governo che sta cercando di trovare la sua strada. E' stato eletto democraticamente”.

Da parte sua il presidente egiziano Morsi ha ribadito che “il Profeta è linea rossa che nessuno deve toccare”. Youtube, in una nota, ha reso noto di aver bloccato la visualizzazione del video, ritenuto blasfemo, per Libia ed Egitto: "Data la situazione molto difficile in Libia e in Egitto, abbiamo temporaneamente bloccato l’accesso (al film) in questi due. Noi pensiamo alle famiglie delle persone uccise negli attacchi ieri in Libia- continua -Noi lavoriamo per creare una comunità che tutto il mondo apprezzi e che permetta a ciascuno di esprimere un’opinione differente. È una sfida, poiché quello che è senza problemi per un paese, può essere offensivo per un altro. Questo video, largamente disponibile su internet, rientra nella nostra linea di condotta e resterà quindi su YouTube".

"La protesta sembra una mobilitazione spontanea contro il video anti-Islam prodotto dagli Usa. Al contrario, le persone che hanno attaccato l'ambasciata a Bengasi erano armati con mortai e granate. Alcune indicazioni suggeriscono che un gruppo organizzato abbia atteso l'opportunità delle proteste per attaccare, oppure che forse le abbia addirittura generate per coprire l'attacco", questa l’ipotesi di una fonte interna al governo pubblicata dal New York Times. Gli esperti del Qulliam, think tank britannico, fanno ricadere i principali sospetti su Al Qaeda, considerando l’attacco come una "vendetta per l'uccisione di Abu Yaya al-Libi, numero 2 di Al-Qaeda" ucciso il giugno scorso da droni statunitensi. I miliziani, sempre secondo gli studiosi, sono arrivati e pronti per un attacco armato ben studiato. L’operazione sarebbe stata condotta in due tempi, prima per costringendo il personale a nascondersi in un luogo sicuro per poi prenderlo d’assalto subito dopo.

Abdelmonem al-Horr, ministro dell’interno libico, ha annunciato l’istituzione di una commissione d’inchiesta per indagare sull’attentato. Wanis Asharef, sottosegretario del ministero dell’Interno libico aveva puntato il dito contro i “nostalgici del vecchio regime” di Gheddafi. Durante una conferenza stampa per la United Press Internazional, Asharef ha parlato di una lettera arrivata alle autorità del Paese che rivendicava l’attacco come ritorsione per l’estradizione di Abdullha Senussi, ex capo dell’intelligence di Gheddafi.

Commenti all'articolo

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares