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 Home page > Attualità > Cronaca > Libertà di Stampa o "solo" conflitto di interesse?

Libertà di Stampa o "solo" conflitto di interesse?

"Chiunque ha il diritto alla libertà di opinione ed espressione; questo diritto include libertà a sostenere personali opinioni senza interferenze ed a cercare, ricevere, ed insegnare informazioni e idee attraverso qualsiasi mezzo informativo indipendentemente dal fatto che esso attraversi le frontiere"

Questo è ciò che sancisce la “Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo”.
 
Ed ancora: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
 
Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l’indicazione dei responsabili.
 
In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell’Autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denunzia all’Autorità giudiziaria. Se questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro s’intende revocato e privo di ogni effetto.
 
La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica. Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni”.
 
Ecco, per esteso il contenuto dell’ormai famoso e dibattuto articolo 21 della Costituzione Italiana.
 
La libertà di stampa, oggi, è di difficile e sottile definizione. Lontani i tempi del Ventennio fascista e del Codice Rocco (Codice penale italiano tutt’ora in vigore pur con evidenti cambiamenti sostanziali nel corso degli anni) attraverso il quale la stampa veniva gravemente imbavagliata, fino alla totale affermazione della NON libertà di Stampa, ci ritroviamo oggi a dibattere su cosa sia la reale Libertà di esprimere un pensiero, un concetto e di riportarlo attraverso uno scritto pubblicabile.
 
In Italia realisticamente, c’è o meno libertà di espressione? E’ conservato il Diritto così come sancito dall’articolo 21 della Costituzione o come recita un intero passo della Dichiarazione Universale dei Diritti umani?
 
, se si pensa alla quantità di Comunicazioni ed Informazioni che quotidianamente raggiungono la Massa attraverso i mezzi mediatici. No, se si scandaglia profondamente il reale contenuto di queste informazioni.
 
Ogni giorno una serie incredibile di dati, comunicazioni ed informazioni raggiungono gli elettori attraverso carta stampata e televisione. La grande libertà con cui ci si esprime, la possibilità di poter addirittura prendere in giro questo o quel personaggio pubblico, lo sciame di informazioni personali relative ora ad un politico ora ad un attore, creano quella confusione per cui, la maggior parte della gente pensa di vivere in una epoca grandemente liberale in questo senso.
 
Ma se scandagliamo la qualità, la realtà, l’attitudine a fare Informazione trasparente e coerente, ecco nascere il grande equivoco a rendere tutto ripensabile e controvertibile.
 
I Media sono uno strumento incredibilmente espanso per ciò che riguarda ad esempio la possibilità di organizzare e controllare il pensiero comune: l’Opinione pubblica. E sono ancora un metodo validissimo per indirizzare l’essere umano – in maniera più o meno occulta – verso scelte, decisioni, tendenze ed opinioni non più proprie ma dettate dal momento socio economico e politico. Verso ciò che il Potere riconosciuto vuole che la Massa senta come proprio pensiero ma che fondamentalmente è un qualcosa di deciso a monte da altri.
 
Attraverso questo processo, l’umanità perde in qualche modo la capacità di comprendere se un pensiero è auto generato oppure prestabilito da qualcosa che esula da se stessi.
 
Queste sono le prime radici di una non Libertà di opinione ed espressione, riferita agli utilizzatori finali delle Informazioni.
 
C’è poi il sensibile interesse fra Politica ed editoria. Per la prima volta nella storia italiana, un leader di Governo è – in pratica – proprietario del 70% della Stampa nazionale e delle emittenti televisive “private”.
 
Se una delle massime autorità dello Stato è contemporaneamente proprietario della maggior parte delle televisioni e delle testate nazionali, è francamente difficile pensare che questi mezzi di informazione operino per “La cronaca costi quel che costi” piuttosto che muoversi dietro comandi ben precisi.
 
Questa Non è contro propaganda ma una palese realtà. Punto.
 
Piuttosto che manifestare contro una pseudo libertà o contro un palese bavaglio alla stampa, sarebbe necessario lavorare su un altro fronte: quello del conflitto di interessi.
 
La disciplina che regola il conflitto di interesse, può addirittura vietare l’accumulo “ad interim” di due cariche incompatibili.
 
In Italia con l’avvento in Politica di Silvio Berlusconi, questo conflitto è apparso sempre più lampante. La titolarità di diversi Mass Media controllati dal Premier, non possono coerentemente far pensare ad una assoluta imparzialità per ciò che riguarda il flusso delle Informazioni da essi generato.
 
Ed il totale conflitto fra il Premier e qualsiasi organo di informazione che non sia di sua proprietà è cronaca quotidiana.
 
Ora, l’aspetto più sottile e subdolo dell’attuale concetto di non libertà di Stampa, viene pesantemente compromesso poiché oggi non esiste verosimilmente alcuna Legge che imponga un bavaglio a chicchessia. Ma all’atto pratico, la proprietà quasi assoluta dei mezzi di informazione da parte di un unico personaggio politico a capo della nazione, fa si che questo pesante bavaglio venga imposto in ogni caso e forse più pesantemente di una normativa di cui la cittadinanza potrebbe persino richiedere l’abrogazione attraverso un referendum popolare.
Scopriamo quindi che oggi non è con una Legge che si impone il silenzio, ma con la proprietà dei mezzi di informazione. Subdolo meccanismo che oscura qualsiasi possibilità di azioni democratiche e che sconvolge la visione di una realtà ormai filtrata dal pensiero politico di un solo versante nazionale.
 
Coerentemente quindi, forse sarebbe il caso di verificare che ogni azione contro il conflitto di interesse sia stato messo in atto. E da qui ripartire verso una re-interpretazione del mondo dell’informazione che sempre più spesso appare come Ufficio Stampa di Stato piuttosto che servizio ai cittadini.
 
Una riflessione da approfondire. Per non sconvolgere ciò che appare già pesantemente sconvolto: il criterio fondamentale da cui partire per attaccare ciò che appare non essere equo ed imparziale.

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