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Libere elezioni e verità nascoste

Ancora una volta, dopo un lungo silenzio, decidiamo di scrivere un articolo per raccontare la realtà che ci circonda, senza pretese né illusioni, ma con la ferma volontà di sviscerare cause e ragioni di un malcostume politico e sociale attribuibile in primo luogo all’incapacità dei cittadini di sollevarsi dinanzi al sopruso. 

Libere elezioni e verità nascoste

Raccogliendo il messaggio della stessa redazione di Agoravox che ha più volte sollecitato tutti quanti noi che scriviamo a non fare di questo potente mezzo di comunicazione un giornale "monotematico", lasciandoci dettare l’agenda informativa dalle vicissitudini del solo Presidente del Consiglio, abbiamo deciso questa volta di "raccontare l’inverosimile" partendo dalla cronaca locale.
 
E la cronaca ci riporta oggi ancora una volta a Castellammare di Stabia (NA) dove poco più di un anno addietro l’omicidio del consigliere comunale Gino Tommassino ha acceso di nuovo i riflettori sugli intrecci tra politica e camorra.
 
In seguito a quell’omicidio "illustre" le indagini degli inquirenti hanno svelato non poche verità nascoste. In primo luogo uno degli assassini aveva la stessa tessera di partito del consigliere ucciso, quella del Partito Democratico. 
 
Lo stesso Pd cittadino è stato pertanto nell’occhio del ciclone in seguito all’incapacità dei suoi dirigenti di fare un controllo approfondito circa i suoi tesserati. Risultavano tesserate persone decedute ovvero cittadini ignari i cui nominativi risultavano nelle liste di partito.
 
Nell’autunno del 2009, su richiesta dello stesso sindaco stabiese Salvatore Vozza, il Prefetto di Napoli invia a Castellammare la commissione di accesso per indagare sulle possibili collusioni politiche-mafiiose.
 
La commissione si insedia il 4 novembre e prevede di terminare le indagini in tre mesi. Il 4 febbraio 2010 la stessa commissione di accesso chiude i lavori nei tempi previsti e trasmette gli atti al ministero degli Interni. Da allora tutto tace.
 
Il 25 febbraio scorso la senatrice Teresa Armato del Pd, membro della commissione antimafia, è intervenuta in aula per chiedere che il governo renda note le determinazioni conclusive della commissione di accesso al fine di permettere ai cittadini stabiesi di conoscere la natura dell’amministrazione che li ha governati per cinque anni. Nessuna risposta.
 
Il 28 marzo si apriranno i seggi per l’elezione del nuovo consiglio comunale stabiese. La sfida è tra la vecchia giunta di centro-sinistra guidata dal sindaco uscente Salvatore Vozza e il candidato Pdl di centro-destra Luigi Bobbio, supportato da ben quattordici liste.
 
Luigi Bobbio è un magistrato sostituto procuratore di Napoli, gia senatore dal 2001 al 2006 eletto con le liste di Alleanza Nazionale, membro in quel periodo della commissione giustizia del senato, della commissione parlamentare antimafia e della commissione parlamentare per l’individuazione delle cause dell’inquinamento del fiume Sarno, la cui foce è tra Castellammare e Torre Annunziata. Attualmente è capo di gabinetto del ministro della gioventù Giorgia Meloni.
 
Lo scontro tra i due candidati degli opposti schieramenti è aspro e duro, fatto di accuse reciproche, fatto di un linguaggio velato che di certo non aiuta i cittadini a scegliere in base alle cose da fare. Insomma, la solita retorica politichese dell’io ho fatto a cui si contrappone il tu non hai saputo fare.
 
In piena campagna elettorale, agli inizi di marzo, si concludono le indagini del comando della Guardia di Finanza di Massa Lubrense. Si scopre che la GdF ha condotto indagini con intercettazioni e pedinamenti nei confronti dei consiglieri comunali stabiesi. L’accusa è di falso ideologico e truffa aggravata nei confronti dello Stato.
 
Si scopre che ventisette consiglieri su trenta hanno truffato sistematicamente lo Stato facendosi accreditare gettoni di presenza in Comune, del valore di 50 euro, quando in realtà erano assenteisti.
 
Di questi ventisette ben sedici sono stati candidati alle prossime elezioni: tre si sono candidati a sindaco, altri tre si sono presentati nelle liste di centro-sinistra e si sono autosospesi (significa che desistono dal fare campagna elettorale ma i loro nomi gli stabiesi li troveranno ugualmente sulle schede) e infine gli altri dieci sono candidati con le liste che sostengono Bobbio.
 
L’ex senatore di An si dice garantista: "L’iniziativa di sospendere o meno un indagato dalla corsa elettorale è rimessa alla sensibilità di ognuno. Io sono garantista per natura e ritengo che non sia corretto disporre condanne anticipate senza rispettare i tempi della giustizia penale. Di certo la mia posizione sarebbe stata differente se l’avviso di conclusione delle indagini fosse stato notificato per crimini commessi con la criminalità organizzata o l’associazione a delinquere" (Fonte NapoliToday).
 
Dichiarazione quest’ultima che ci imponiamo di non commentare per evitare di cadere nell’inutile retorica che ci indurrebbe a perderci nel riflesso di una realtà distorta. 
 
Intanto in quelle terre si continuano a contare i morti.

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