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Libera: cosa succede nell’associazione di don Ciotti?

Per la prima volta dalla sua fondazione, avvenuta 20 anni fa, l’associazione Libera, presieduta da don Luigi Ciotti, è attraversata da forti polemiche, con un’ampia eco sui media.

Esse hanno avuto origine dalle critiche formulate dall’ex componente dell’ufficio di presidenza di Libera, Franco La Torre, figlio di Pio La Torre.

Franco La Torre sostiene di essere stato cacciato dal consiglio di presidenza di Libera, “nemmeno con una telefonata ma con un sms di don Luigi Ciotti”.

Per quale motivo?

In un articolo pubblicato sull'Huffingtonpost, si può apprendere che tutto sarebbe iniziato con un intervento all’assemblea generale di Libera il 7 novembre ad Assisi.

Dal palco, apertamente, La Torre aveva sollevato questioni imbarazzanti come la mancata comprensione di Mafia Capitale o le problematiche di Palermo, dove in pochi mesi un simbolo dell’antimafia come il presidente di Confindustria Sicilia è finito sotto inchiesta per rapporti con Cosa Nostra, mentre la giudice Silvana Saguto è stata indagata per la gestione dei beni confiscati.

E Libera non si era accorta di nulla, o almeno questa è la lettura di La Torre.

Rispondendo ad una domanda, La Torre ha rilevato “le classi dominanti che noi chiamiamo mafia hanno assunto caratteristiche differenti e basti guardare all’inchiesta Mafia Capitale.

Ecco, all’interno di Libera eravamo molto concentrati su Ostia, dove avevamo fatto un ottimo lavoro, ma abbiamo perso la visuale d’insieme che invece è stata compresa perfettamente dal procuratore Pignatone.

Purtroppo avevamo sottovalutato il fenomeno così come abbiamo sottovalutato i casi della giudice Segato a Palermo. Da quel palco ad Assisi ho detto che dovevamo alzare l’asticella”

La Torre ha anche accusato Libera di mancanza di democrazia interna, precisando “la crescita vertiginosa di Libera non ha permesso il rafforzamento, la formazione e la selezione di una classe dirigente.

Non vedo i criteri di alcune nomine dall’alto, poiché penso che una persona debba essere testata sul campo prima di affidarle un compito dirigenziale. Allo stesso tempo se in pochi mesi cinque figure di primo piano si allontanano allora significa che occorre rivedere gli schemi.

A don Ciotti forse non è piaciuto che lo dicessi così apertamente: gli riconosco grandi capacità e un enorme carisma ma è un personaggio paternalistico con tratti autoritari”.

A La Torre ha risposto anche lo stesso don Ciotti, in un’intervista rilasciata a “La Repubblica”, giornale nel quale per la prima volta sono comparse le critiche di La Torre.

E don Ciotti ha dichiarato, tra l’altro: “Non c’è nessun problema. Libera sta lavorando bene e in vent’anni abbiamo costruito una importante realtà che ha catalizzato grandi energie positive. E’ diverso tempo ormai che ci attaccano da molte parti. Prima si conosceva il nemico, era la mafia, ora gli attacchi arrivano da più parti. Ma non accettiamo tuttologi. Se si vogliono fare delle critiche si indichino fatti precisi e circostanziati”.

“Noi non siamo una holding, come dicono molti, restiamo un coordinamento di associazioni che agiscono in autonomia. E comunque, ripeto, o si chiamano i fatti con il loro nome o le semplificazioni e le generalizzazioni faranno solo male a Libera. Mi auguro che prevalga il buon senso e che si rispetti il lavoro di tutti”.

La segreteria nazionale di Libera ha redatto un documento su quanto avvenuto.

Ne riporto alcuni brani.

“Indignati e offesi. Non abbiamo altre parole per commentare l’ingiusto attacco fatto in questi giorni contro la nostra associazione da Franco La Torre, già membro del nostro Ufficio di Presidenza e fino a poco tempo fa appartenente alla Segreteria nazionale. Ma anche amarezza e dolore perché si tratta di una persona con la quale per anni abbiamo camminato e costruito insieme.

Ma quando si distorce la verità come ha fatto La Torre nelle sue interviste nel nome della verità stessa, allora ci sentiamo tutti chiamati in causa anche perché qui non si tratta di un attacco a don Luigi Ciotti ma all’intera Libera e a tutto il suo ‘gruppo dirigente’.

Ed è proprio l’intero ‘gruppo dirigente’, nella composizione della Segreteria nazionale (i responsabili cioè dei settori di lavoro) e dei Referenti dei coordinamenti regionali, che da un anno a questa parte è coinvolta nella costruzione di un percorso di rivitalizzazione dell’associazione che va dalle strutture nazionali ai livelli regionali.

Ed è in virtù di questo cammino – ricordiamo a chi parla di una carenza di democrazia nei processi partecipativi dell’Associazione e di una deriva autoritaria di don Ciotti – che abbiamo celebrato in nove mesi, tre assemblee nazionali nelle quali votando tutti praticamente all’unanimità il nuovo Ufficio di Presidenza e gli altri organi statutari, abbiamo coralmente sostenuto e condiviso il percorso e le linee politiche del cammino attuale e futuro.

Nessun rifiuto da parte di don Ciotti ad un incontro con La Torre, anzi una disponibilità, ovviamente nei tempi e nei modi conciliabili con gli impegni di entrambi, trasmessa per sms in risposta ad un sms di richiesta da parte dello stesso La Torre.

Nessuna ‘guerra’ dunque all’interno di Libera come si vuol far credere, anzi, il tentativo da parte di pochi di voler generare confusione e conflitti interni dei quali purtroppo sono rimasti vittime alcuni dirigenti, persone perbene che ad un certo punto, a causa di questo spiacevole e quotidiano fuoco amico, hanno deciso di lasciare i propri incarichi per il bene stesso dell’Associazione.

E nessuna tiepidezza, o peggio ancora omissioni, come ancora si insinua, dinanzi a fatti illegali o manifestazioni mafiose.

Non solo ricordiamo il gran lavoro di denuncia, quando supportato da fatti, con tanto di nomi e cognomi, in silenzio e senza clamori da tanti nostri referenti sui propri territori ma anche l’esposizione delle nostre facce in non pochi Tribunali nel momento delle tante costituzioni di parte civile di Libera.

Senza dimenticare gli interventi e le denunce pubbliche dello stesso don Ciotti sul pericolo mafia nella città di Roma, come per esempio nell’ottobre 2014 all’apertura di Contromafie, e dunque prima che scoppiasse in modo eclatante l’inchiesta di Mafia Capitale. O la richiesta fatta nel marzo 2014 affinché venissero resi effettivi l’albo degli amministratori giudiziari, la trasparenza degli incarichi a loro affidati, la rotazione degli stessi incarichi e il tetto ai loro compensi”.

E così si conclude nel documento: “E’ una pagina dolorosa che Libera non avrebbe mai voluto scrivere anche perché seminando veleno, diffondendo falsità, in silenzio e dietro le quinte, non si fa altro che il gioco delle mafie, di quanti in Libera vedono un ostacolo ai loro affari illeciti, e di chi non vede l’ora di approfittare di situazioni come queste per attaccare un pezzo di società responsabile che in questi venti anni ha invece dimostrato, pur se con tante fragilità e debolezze, che in questo Paese si può fare antimafia sociale e culturale da persone libere.

L’unica risposta valida che possiamo dare alle tante menzogne che spesso ci aggrediscono è la consapevolezza di continuare a crescere, migliorare e andare avanti nella convinzione che obiettivi grandi e piccoli si possono raggiungere solo nella corresponsabilità, nella continuità e nella condivisione”.

Io sono un socio di Libera da diversi anni, anche se attualmente non ho più alcun incarico all’interno dell’associazione. Certo, ci sono stati e ci sono problemi all’interno di un’associazione come Libera, soprattutto perché in un periodo tutto sommato breve, è stata contraddistinta da un notevole processo di crescita.

Ma, ritengo, la quasi totalità delle critiche rivolte da Franco La Torre a Libera e, soprattutto, a don Ciotti, sono infondate.

Del resto le stesse dichiarazione di don Ciotti e il documento della segreteria nazionale di Libera dimostrano chiaramente chi ha ragione e chi non l’ha, assolutamente.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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