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Lettera aperta al Direttore Generale di Poste Italiane Matteo Del Fante

Egregio Direttore Del Fante. 

Mi rivolgo a Lei umilmente, e nel contempo Le chiedo di perdonare la via imboccata, ma nella diffusa inaccessibilità dei funzionari al di là di un anonimo call center, per me cliente, non mi avvedo d’altra. 

La mancata erogazione del servizio, già essenziale per il cliente, in quel di un ufficio a Sapri in provincia di Salerno in Campania, nel Golfo di Policastro, il palleggio imperituro delle ragioni tra normative campate, mai fornite, e istruzioni abborracciate a cui si è chiamati ad assistere nell’interazione con l’Anonima Assistenza online unica sorte, il lapidario alloggiamento di un comune operatore di sede al di sopra di ogni norma e legge a disporre, mi impongono la riflessione sulla bontà di 

un’eccellenza dei servizi offerti e di una disponibilità a garantire una risposta immediata e qualificata alle richieste, presupposti elementi caratterizzanti e distintivi del rapporto di Poste Italiane con la clientela, 

da menti esimie vagheggiate e nelle pagine patinate di una cifra etica fra le tante evidentemente intombate. 

È forse un’eccellenza e una disponibilità nelle Sue intenzioni, Egregio, il caso dell’azienda da Lei retta che nella fattispecie, mi permetta il pragmatismo, è a gestire la corrispondenza, e in barba a ogni norma già dettata e pure nota si erge a reverenda autorità delle leggi impedendo la legittima espressione di un diritto del cittadino, al suo cospetto qui cliente. 

È forse un’eccellenza e una disponibilità nelle Sue intenzioni, Egregio, il caso della stessa azienda da Lei retta che a sostegno delle proprie ragioni di reverenda autorità delle leggi e in presenza di un ricco bagaglio normativo di riferimento oppone una sciatta indicazione aziendale, spacciata per normativa in uso, a tal punto fumosa da essere trascurata in passato e ignota alle altre sedi poche verste più in là. 

È forse ancora un’eccellenza e una disponibilità nelle Sue intenzioni, Egregio, il caso ancora dell’azienda da Lei retta che al di là della retorica di condotte improntate a qualità, diligenza e professionalità è a manifestare un approccio alla risoluzione di problemi goffo eppure supponente. Tornano inevitabilmente alla mente le parole di un proverbio giapponese… 

uno sciocco conosce un modo di fare le cose mentre un esperto ne conosce molti. 

D’altro canto, sono anche vive in memoria quelle menti già nostre di oblomoviana fattura che privilegiano nel contesto sfoderare il pretesto di un'austera soluzione copia-incolla. E perché dolersi se il caso dell’azienda da Lei retta, Egregio, ha bisogno di blindare i funzionari capo delle sedi come la famiglia Ostrogski in quel di Dubno durante la rivolta di Khmelnytsky, deprivandoli di strumenti elementari e indispensabili, quali mail o pec, che oggi sostituiscono quasi interamente le comunicazioni cartacee, e altri mezzi come il fax, la triste sortita di una collega con lo sguardo sconfortato di chi mai si aspetta la domanda. 

 

I tempi insegnano, Egregio, che le imprese a innalzare una società a potentissima macchina da guerra, a suon di OPA e acquisizioni, non rende sul campo quando la fanteria è ferma alla falange macedone. Voglio riporre ogni mia viva speranza in quell’Anno Santo ch’è a venire con i suoi mega appalti da gestire… le mie felicitazioni. 

 

Cordiali saluti. 

Sabina Greco 

Questo articolo è stato pubblicato qui

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