Lettera aperta a David Sassoli sull’aborto
All’Onorevole Sassoli, presidente degli eurodeputati Pd al Parlamento europeo
Mi chiamo Liana Moca e faccio parte dell’associazione Uaar.
Un mese fa ho accettato l’incarico a livello nazionale e ho scelto un argomento da approfondire tra gli interessi statutari. Da donna mi è stato facile decidere di studiare e capire la situazione italiana sull’aborto.
Nei mesi precedenti varie testate giornalistiche avevano riportato casi che dimostravano chiaramente quanto sia diventato difficile abortire in Italia. Mi riferisco, per esempio, agli approfondimenti dell’Espresso, oppure alle inchieste di associazioni come la Luca Coscioni o la Laiga. Mi sono indignata, mi sono sentita disgustata e offesa da quello che sta accadendo nella mia nazione e ho quindi deciso di reagire, di fare qualcosa per aiutare le donne. Questo mio incarico nell’Uaar mi permette di battermi contro la situazione oscena che vive il nostro paese.
Ho iniziato il mio approfondimento con la lettura della relazione del Ministro della Salute pubblicata lo scorso 13 settembre, da cui si evince che i medici obiettori sono il 69,3%. In alcune regioni come il Molise o la Campania arriviamo addirittura attorno all’88%. Non è dunque difficile capire che ci sono strutture dove è impossibile richiedere l’IVG. Io abito a Sulmona, in Abruzzo, e ho un esempio molto vicino: nell’ospedale della mia città ci sono solo due medici non obiettori e poche ostetriche, all’Aquila la situazione è ancora più complicata.
Penso che lei riesca a capire la difficoltà che ci vuole per organizzare un aborto nei termini di legge con un personale così scarso. Non solo, lei può capire cosa succede a una donna che decide di abortire in una struttura dove quasi tutti i medici o infermieri sono obiettori? Esiste un clima di condanna e di pregiudizio che aleggia in ogni momento e in ogni passaggio dell’IVG.
Si chiederà a questo punto perché sto scrivendo a lei tutto queste cose. Tutto parte dalle sue dichiarazioni rilasciate al giornale L’Unità il 14 dicembre a proposito della votazione nel Parlamento Europeo sul Report on Sexual and Reproductive Health Rights, presentato dall’europarlamentare socialista Edite Estrela. Anzi, a proposito della sua astensione al voto.
Lei afferma che con il suo “voto” ha difeso la legge 194 sull’aborto.
Mi trovo completamente in disaccordo con quello che lei dichiara e lo faccio alla luce dei fatti che avvengono in Italia.
Lei dice che nella nostra nazione c’è una buona legge. Sono d’accordo con lei, ma vorrei completare la sua frase in questa maniera: in Italia ci sarebbe una buona legge, se ci fosse una limitazione all’obiezione di coscienza, se ci fossero consultori, se si facesse realmente educazione sessuale.
Invece la situazione sull’aborto è drammatica: assistiamo a un pellegrinaggio delle donne all’estero e al ritorno della clandestinità. Ci sono persino farmacisti e medici che rifiutano la somministrazione della “pillola del giorno dopo”, appellandosi all’obiezione di coscienza!
Lei sostiene di voler garantire il diritto ai medici di obiettare: invece, se permette, a me interessa garantire la salute delle donne. La risoluzione della parlamentare Estrela voleva assicurare la contraccezione, la fecondazione assistita e chiedeva inoltre di regolare l’obiezione di coscienza. Lei si è quindi preoccupato di salvaguardare i medici, ma non sembra essersi preoccupato del fatto che l’obiezione di coscienza sta letteralmente paralizzando l’attuazione della legge 194 in moltissime strutture ospedaliere, mettendo in serio pericolo la salute fisica e mentale delle donne.
Inoltre questa situazione crea una disparità inaudita tra chi ha la possibilità di ottenere la IVG nelle strutture private convenzionate e chi non ha risorse economiche o sociali. La maggioranza delle richiedenti, le ricordo, sono donne straniere o giovanissime.
Vorrei entrare nel merito della risoluzione Estrela e chiederle le motivazioni che l’hanno spinta a non votare favorevolmente quelle proposte ragionevoli.
Mi piacerebbe tanto ascoltare una sua risposta, ma soprattutto mi aspetto che lei chieda scusa a tutte quelle donne umiliate dalla sanità italiana e che da politico si “prenda cura” dei loro diritti.
Liana Moca, Responsabile Legge 194 Uaar
Foto: Antonella Beccaria/Flickr
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