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Lella Costa - Alice e ...un paese non proprio meraviglioso

Lella Costa dà vita all’Alice di Carroll in un monologo di un’ora e mezza incalzante e ritmato, libero e selvaggio, ricostruendo luoghi e tempi senza barriere in cui si confondono la fantasia e la triste realtà

In uno spazio bianco che ci sembra infinito e incantato prendono vita i fantasmi della nostra storia e i protagonisti della favola di tutti i tempi, incrociando altre fiabe, vecchi miti, nuovi pregiudizi ed eterni sentimenti.

Lella Costa dà nuova linfa vitale alla favola di Carroll, avvicinandola alle nostre storie crudeli di infanzie rubate, di donne inadeguate, di uomini spaventati. Alice è prima di tutto una donna, “è tutte noi, se stessa, nessuna”: lotta, piange, ride, cade, si rialza, è curiosa, testarda, spaventata, non si ferma mai, è forte e fragile, è tutte le donne e come loro si sente alla fine sempre inadeguata. Ma non è solo Alice la protagonista di tutti i tempi, perché insieme a lei ritroviamo in tutti i paesi un Humpty Dumpty che ha comprato le parole (e qualcuno che le ha vendute), ninna nanne crudeli per bambini indifesi, un mondo alla rovescia che non riesce a guardarsi allo specchio e a riconoscersi.


La favola di Alice diventa allora occasione per parlare della cruda realtà. Se nella fiaba l’unico neonato si è trasformato in un maiale, cullato su una ninna nanna crudele e violenta, che cosa ne facciamo noi dei nostri bambini oggi? Che ninna nanna possiamo cantare ai bambini venduti a pezzi, impiegati nella prostituzione, che muoiono per il morbillo, per l’AIDS, per la fame, per condizioni igieniche disastrate? Che ninna nanna possiamo cantare agli orfani dei 55 paesi del mondo che hanno perso i genitori in guerra? Possiamo cantargli che il 5% di quello che investiamo in armi sarebbe sufficiente ad offrire cibo e condizioni igieniche adeguate alla metà dei bambini che per queste ragioni muoiono? Peter Pan dopo tutti gli sforzi che ha fatto per tornare a casa sua non è entrato perché ha trovato la finestra chiusa...ma Peter Pan aveva scoperto il volo. Tornato all’isola che non c’è avverte gli altri bambini: spero vi piaceranno le vostre mamme.

Alice, Peter Pan, tutti i bambini di ieri e di oggi, i desaparecidos con un cerchio rosso attorno sulle foto di classe, ma anche Rita Levi Montalcini, tutti i bambini sono stati un punto di partenza, un mondo possibile, forse. Ed è per questo che potrebbero risponderci un giorno, quando gli chiederemo cosa vogliono fare da grandi, cosa ne abbiamo fatto noi dell’infinito, dei sogni, dei voli, di quelle cose che ci fanno sentire ’voluti bene’. Quel giorno potremo solo sperare in una favola, in un tempo per tutto, un tempo per mangiare, per essere felici, per essere noi stessi e un tempo per sognare.
Crolla la scena, le ultime note di Bollani, si chiude il sipario. Si ritorna alla realtà, nella gabbia del tempo e dello spazio.

Valentina Maggio

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