Le testimonianze di alternanze di periodi caldi e freddi
La tesi più accreditata sul cambiamento climatico è quella che lo attribuisce alle emissioni di CO2 Un'altra tesi - negata da molti - lo attribuisce a dei cicli di riscaldamento e raffreddamento della terra. Di questi cicli alcuni hanno lunghissime durate. L'ultima glaciazione è terminata diecimla anni fa. Altri hanno durate di alcuni secoli: il caldo medioevo dall'ottocento dopo Cristo a milletrecento.
Naturalmente lo scioglimento dei ghiacciai dovuto a un riscaldamento delle temperature è sotto l’occhio di tutti. La tesi più accreditata è quella che il riscaldamento sia dovuto alle grandi emissioni di CO2. Si tratta anche della tesi che ci lascia sperare che una riduzione delle emissioni possa contenere i cambiamenti climatici. Questa tesi è stata abbracciata dalle Nazioni Unite e da molti scienziati, che l’hanno trasmessa all’opinione pubblica.
Tuttavia per la scienza indirizzare la ricerca e volgere lo sguardo verso altre ipotesi dovrebbe essere un percorso che rientra nella sua mission.
Pochi parlano di un periodo storico che va sotto il nome di “caldo medioevo”, un periodo che va all’incirca dall’ Ottocento dopo Cristo al Milletrecento, periodo che ha visto un sensibile aumento delle temperature, testimoniato per esempio dalla presenza della vite e dell’ulivo in Gran Bretagna oppure dall’espansione dei Vichinghi e dalle loro conquiste in Islanda, Groenlandia e probabilmente nel nord del Canada in epoche in cui non faceva freddo come adesso. Questa espansione dei Vichinghi è testimoniata sia da reperti archeologici che da testi letterari.
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