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Le stime di bilancio nell’ultimo decennio

Ecco come cambiano le stime programmatiche di finanza pubblica con l’alternarsi dei Governi nell’ultimo decennio

Ogni anno, qualche settimana prima dell’apertura della discussione sulla manovra finanziaria, il Governo presenta al Parlamento e alla Commissione Europea la Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza (di seguito NADEF), ovvero un quadro contenente le stime dei saldi di bilancio che il Governo intende perseguire.

La nostra analisi si concentrerà su come, con l’alternarsi dei Governi dell’ultimo decennio, siano variate le stime programmatiche di tre indicatori di finanza pubblica. Gli indicatori in oggetto sono:

a) il saldo primario (o avanzo primario)​: è la differenza tra tutte le entrate e tutte le spese pubbliche, al netto della spesa per interessi sul debito. È il saldo di bilancio che può essere effettivamente controllato dal Governo, tramite aumenti o diminuzioni di entrate (tasse) e uscite (spesa pubblica).

b) la spesa per interessi​: è la voce di spesa che quantifica il pagamento degli interessi sul debito pubblico.

c) il saldo di bilancio​: è la differenza tra tutte le entrate e tutte le spese pubbliche. Viene calcolato sottraendo al saldo primario la spesa per interessi.

La spesa per interessi non può essere soggetta a cambi di politiche fiscali. In altre parole, un Governo potrà tagliare o aumentare ogni voce di bilancio, ma non avrà autorità sulla spesa per interessi, poiché questa è determinata dai tassi di interesse e dalla quantità di debito pubblico. La componente del saldo di bilancio soggetta a decisioni (quasi) esclusivamente politiche è dunque il ​saldo primario​.

Vediamo ora come sono variati i tre indicatori di cui sopra nell’ultimo decennio (valutati in percentuale al PIL).

Nel grafico qui sopra sono riportati i tre indicatori nel loro valore effettivo fino al 2019 (ultimo dato disponibile), e nel loro valore programmatico a partire dal 2020. Ad una prima analisi, possiamo osservare come, tra il 2013 e il 2019, il saldo finale di bilancio (riportato in rosso) sia stato in leggero aumento, pur mantenendosi negativo e lontano dall’Obiettivo di Medio Termine (il valore a cui, secondo la Commissione Europea, il saldo di bilancio dovrebbe tendere nel medio termine, per l’Italia ​fissato a 0,5% del PIL​).

L’aumento del saldo di bilancio, però, non è dovuto ad un aumento dell’avanzo primario, ma bensì alla diminuzione della spesa per interessi. Quest’ultimo fenomeno, frutto delle politiche non convenzionali della BCE (tra cui il Quantitative Easing), non ha però trovato contropartita in un aumento proporzionale del saldo di bilancio, dovuto ad una riduzione dell’avanzo primario.

Infatti, dal 2012 al 2019, la spesa per interessi si è ridotta di ben 1,8 punti percentuali, ma il deficit di bilancio è diminuito di soli 1,1 punti, perché l’avanzo primario (la componente “politica” del saldo) è stato anch’esso ridotto, di 0,7 punti.


In altri termini, invece di approfittare della riduzione della spesa per interessi per assottigliare il deficit di bilancio, abbiamo consumato parte di tale risparmio in maggiori spese (o minori tasse), non riducendo in maniera proporzionale il deficit finale.

Indicatore Differenziale 2012 – 2019 (punti percentuali)
Avanzo primario -0.7
Spesa per interessi -1.8
Saldo di bilancio +1.1

 

Le stime programmatiche

Veniamo ora alle stime programmatiche degli indicatori. Ogni anno, la NAEF indica i valori dei tre parametri che il Governo intende perseguire adottando le proprie politiche di bilancio. Tali previsioni prendono il nome di “stime programmatiche”.

Nel grafico, la linea rossa indica il saldo di bilancio effettivamente registrato, mentre le linee tratteggiate indicano le stime per i 4 o 5 anni successivi come riportate nelle rispettive NADEF (le stime sono state aggiustate computando la differenza tra il saldo primario programmatico e la spesa per interessi effettiva, valutata ex-post fino al 2019 e come da stime NADEF 2020 per gli anni successivi).

Nel 2012, il Governo Monti prevedeva il pareggio di bilancio per il 2015, ma nel 2013 il Governo Letta spostava l’obiettivo un anno più avanti. Nel 2014 nuovo cambio di Governo e nuovo cambio di previsione: il pareggio di bilancio viene stimato per il 2018. Due anni più tardi il Governo Renzi rivede le proprie stime, e il pareggio scompare dall’orizzonte. Nel 2017 il Governo Gentiloni fissa l’asticella del pareggio al 2020, ma nel 2018 questa scompare nuovamente dalle previsioni del primo Governo Conte.

Ciò che si registra, oltre alla scarsa stabilità politica del Paese, è la costante disillusione degli impegni di bilancio adottati negli anni precedenti, ​spostando l’asticella del pareggio di bilancio sempre qualche anno più in là​. Il fenomeno si manifesta tanto nel passaggio da un esecutivo all’altro quanto nelle stime di un medesimo Governo in più anni consecutivi. Si concentri ad esempio l’attenzione sul periodo 2014-2016 (Governo Renzi): tale tendenza risulta ancor più evidente se si presenta il grafico dei saldi primari e delle rispettive stime programmatiche.

Si noti come i saldi primari effettivamente registrati sono sempre stati inferiori delle previsioni precedenti, eccezion fatta per il 2019, che si chiuse con un avanzo primario di +1,8% rispetto alle stime meno rosee della NADEF 2018 (+1.3%). Tale differenza è da imputarsi principalmente ai risparmi su Quota 100 e Reddito di Cittadinanza, rispetto alle stime preventive.

 

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