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Le rotative della Fed e quelle, ferme, della Bce: una visione "eretica" della crisi di liquidità della zona euro

Nessuno sembra prestare attenzione al fatto che gli Stati Uniti hanno stampato un diluvio di dollari, in questi anni, e che una parte di questi dollari sono stati certamente scambiati con gli Euro di cui, invece, grazie alla politica della BCE, esiste una riserva di dimensioni pressoché costanti.

Una certa quantità di euro, investita in attività finanziarie d’oltreoceano (i Bond del tesoro americano per dirla più semplice), è di fatto ritirata dalla circolazione e la Bce non l'ha sostituita: la crisi di liquidità della zona euro ha certo anche altre cause, ma, a lungo termine, sarebbe bastato questo a precipitarla.

Classicamente il comportamento degli americani avrebbe dovuto provocare una svalutazione della loro moneta (e infatti vale almeno il 30% in meno rispetto al momento della creazione dell’euro) e il sistema avrebbe dovuto trovare un suo equilibrio.

Il fatto che il dollaro sia ancora la moneta unica del commercio internazionale e che le materie prime, in particolare, siano quotate in dollari (e continueranno ad esserlo fino a che gli USA, come l’Iraq ha imparato, terranno la pistola della propria strapotenza militare puntata contro le tempie dei produttori) ha fatto sì che si sia, invece, concretizzata la situazione che abbiamo sotto gli occhi: la cattiva moneta, l’inflazionato dollaro che ha alle proprie spalle un’indebitatissima economia reale (parlo di debito totale e non di solo debito pubblico) sta scacciando dai mercati, alla faccia del vecchio Gresham, la moneta buona, lo “scarso” euro che, se ha la sua quota di debiti, riflette pure una realtà produttiva ed industriale ormai nettamente superiore a quella dell’ex prima potenza mondiale.

Prescindendo da qualunque considerazione sui conti dei singoli stati europei, la politica monetaria della Bce, scontrandosi con quella di segno diametralmente opposto della Fed, non può dunque, reggere a lungo.

Cosa debba fare la Banca centrale europea è lapalissiano: deve immediatamente, senza perdere un solo istante, imitare la propria controparte americana ed avviare le proprie rotative.

Non si tratta solo di garantire la solvibilità dei paesi più indebitati, ma di assicurare all’economia europea i liquidi senza i quali non può continuare a funzionare.

Una decisione inevitabile, su cui, ne sono convinto, alla fine si troveranno d’accordo anche i tedeschi; l’inflazione, il mostro fissato nella loro memoria collettiva, appare ora un rischio di ben poco conto rispetto al collasso dell’economia dell’intero continente.

Una decisione che però, da sola, non rappresenta una soluzione a lungo termine e che non deve diventare per i paesi meno virtuosi, come il nostro, una licenza a proseguire con la propria irresponsabilità finanziaria: che sia costituita un’autorità europea con compiti di sorveglianza sui bilanci dei singoli stati, pare un contrappeso imprescindibile ad un ampliamento delle capacità d’intervento della Bce.

La Bce, detto altrimenti, non deve diventare lo strumento con cui l’Europa sprecona fa pagare i propri conti all’Europa virtuosa; non può, soprattutto, esserlo in futuro.

Resta che è demenziale parlare, nella stessa frase, di rigore e di sviluppo; un bell’esercizio di retorica, al più, buono per strappare applausi e poco altro.

Stabilire un percorso di rientro, per i paesi più indebitati, che non obblighi a misure tanto severe da compromettere qualunque possibilità di crescita per i decenni futuri, (quel che non è stato fatto per la Grecia) è il compito più arduo che attende la politica europea nei prossimi mesi; una politica che purtroppo appare dominata da mezze figure, a cominciare dal duo Merkel-Sarkozy, che fanno solo rimpiangere i giganti che furono all’origine dell’idea dell’Europa.

Mezze figure che, dobbiamo sperarlo tutti, dovranno crescere e di molto per essere all’altezza delle sfida.

Mentre scrivevo questo intervento, è arrivata la notizia della riduzione di 50 punti base il tasso d'interesse sulle operazioni di swap in dollari, da parte delle cinque principali banche centrali del mondo; un'iniziativa certo utile a ridare fiato al sistema (rendendo meno cari gli scambi di capitali tra le stesse banche centrali e, di conseguenza, riducendo i tassi praticati alle banche commerciali) e ad alleviare i problemi di liquidità, ma pure una misura limitata, di scarso respiro strategico, che nulla toglie a quanto ho scritto sopra.

Non si uscirà dalla crisi del debito senza trasformare la Bce in una vera Banca Centrale che disponga di tutti gli strumenti delle sue consorelle.

Lo hanno capito tutti; lo capiranno anche Merkel ed i suoi.

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