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Le notizie rubate

“Trovata la cucina di Fini, ma guarda è a Montecarlo”, questa l’apertura di oggi 28/9/2010, del giornale di Feltri. Di questo passo c’è il pericolo che dalle cucine si passi a parlare dei gabinetti.

Ma non voglio parlare di Fini e della famiglia Tulliani, se ne è parlato fin troppo. Quaranta giorni di titoli cubitali, ci hanno sufficientemente indottrinati sull’argomento.

Voglio parlare di noi, costretti a subire questa telenovela, ad interessarci della cucina e dei bagni dell’appartamento di Montecarlo, mentre i giovani perdono i posti di lavoro, le aziende chiudono, e Napoli viene invasa di nuovo dall’immondizia.

Voglio parlare del mestiere del giornalista, ridotto a sottrarre le notizie all’opinione pubblica, alterarne il valore, a manganellare mediaticamente l’avversario del padrone. Un’esagerazione, forse. Ma non è un furto di notizie non parlare di una cosa e trascurarne altre e nasconderne altre ancora? E non si altera il valore delle notizie se di un travicello se ne fa una trave? Quaranta titoli consecutivi di qualche giornale, che confonde affari privati con affari di Stato, non è una manganellatura mediatica?

In questi giorni c’è stato un attacco della Confindustria al governo per le sue inadempienze, le dimissioni di Profumo da amministratore delegato di Unicredit, indagini statistiche sulla nostra crescita inferiore alla media UE, attacchi ed iniziative secessioniste e razziste. Quale spazio è stato dato a questi temi?

Qual è il grado di conoscenza degli italiani di queste problematiche?

I sondaggi evidenziano un quadro sconcertante per il quale gli italiani sanno molto di alcuni fatti poco rilevanti, e pochissimo di altri più importanti.

Una coltre di silenzio sembra avvinghiare le cose importanti e i temi che ci interessano.

Il problema è la manganellatura mediatica? Certamente essa è pur sempre un atto di violenza, un cattivo esempio di come si conduce la lotta politica. Ma il problema sono soprattutto le conseguenze ad essa riconducibili e quindi le notizie non date, l’assenza di una controinformazione per l’adeguamento supino della concorrenza a ciò che fa notizia anche se la notizia è imposta dalla strategia mediatica di altri.

Per manganellare mediaticamente l’avversario si perpetra un furto e un’alterazione del valore delle notizie, la distorsione di ciò che è importante e ciò che non lo è o lo è meno. Se la cucina di Tulliani apre il giornale e la crescita del pil è nelle pagine interne, per il lettori è la notizia più importante quella a cui prestano attenzione mentre trascurano l’altra.

E tutto ciò non è qualcosa che riguarda il direttore del giornale, del periodico o del telegiornale, e la loro autonomia, ma riguarda soprattutto i lettori a cui non solo viene impedito di occuparsi dei loro problemi, ma viene lanciato un messaggio deformante sulla importanza delle notizie.

Derubati ed ingannati, un duplice danno che non nasce da un comportamento casuale dei media, ma da una precisa scelta mediatica.

Il fatto è che l’agenda politica non è dettata dai problemi del Paese, ma da chi controlla l’informazione e la impone sulla base del consenso che produce in suo favore e del dissenso che reca all’avversario.

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