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Le deboli le ragioni della politica

Deboli le risposte alla crisi messe in campo dalla politica; si litiga tra i banchi parlamentari nell’interpretare i fatti, su come uscirne, con quali strategie, utilizzando quali arzigogoli.

Dentro, nel palazzo, incartati in ragioni deboli che non convincono “l’altro” si rimpallano tecniche e tattiche finora ineffettuali. S’azzuffano sul debito, battibeccano su occupazione e investimenti; la scelta tra riduzione delle tasse o delle spese li strema.

Nei talk, truccati da monetaristi o keynesiani, si fanno competenti; con urla e schiamazzi mostrano ardore.

Fuori, nel mercato, i Consumatori rivendicano il loro ruolo economico: i 2/3 del PIL.

Tra l’eccesso di capacità di offerta, che impalla il mercato affrancando i Consumatori dal bisogno e l’insufficienza del reddito che acquista, mostrano le loro ragioni: hanno più bisogno i Produttori di vendere che i Consumatori di acquistare.

Rivendicano il mettere a profitto questo vantaggio per recuperare potere d’acquisto, indi capacità di spesa, per andare oltre la crisi.

Per i politici attenti al nuovo si profila l’opportunità di uscire dal guado: oltre le consunte ragioni di quelle teorie sta la rassodata empiria di quelli che per lavoro fanno l’acquisto.

Occorre rappresentarla, si prospettano vantaggi elettorali.

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