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Le conseguenze politiche delle Primarie del centrosinistra

Le primarie del centrosinistra si sono concluse con la vittoria di Bersani che ha avuto il 44,9% contro i 35,5% di Renzi, con un distacco di 9 punti percentuali. Vendola ha ottenuto il 15,6%. Con questi dati è chiaro il ruolo decisivo di Vendola, che ha escluso l’appoggio a Renzi e condizionato l’appoggio a Bersani all’inserimento nel programma di governo di chiari e forti contenuti di sinistra.

Contenuti che devono marcare un chiaro segno di discontinuità della politica di Bersani rispetto a quella montiana, ripristinare l’art 18 e l’art 8 dello Statuto dei lavoratori, schierarsi con la CGIL contro l’accordo sulla produttività, varare una politica industriale nel segno di un‘economia sostenibile. Questi i temi di cui discutere, ma è facile la previsione che i media padronali guidati dalla sapiente regia del duo Renzi/Gori, parleranno di regole delle primarie, e lasceranno nell’ombra le ricette dei candidati per i problemi del Paese. Ma le primarie del centro sinistra sono state un successo.

C’è stato un coinvolgimento della gente che ha superato ogni aspettativa. Il popolo del centrosinistra ha discusso, valutato e votato. Migliaia di volontari si sono spesi, perché tutto andasse nel migliore dei modi. Insomma una risposta all’antipolitica berlusconiana, che aveva ridotto il ruolo della gente ad ascoltatore passivo di comizi e di spot elettorali. Il ”ghe pensi mi”, per fortuna, non ha ancora fatto breccia nella gente della sinistra, che vuol partecipare e decidere.

Tutto ciò appartiene alla migliore tradizione e cultura politica della gente di sinistra. Ma la partecipazione popolare, in queste primarie, si è tradotta nella discussione e valutazione delle persone. La discussione e valutazione delle idee e delle proposte è rimasta all’angolo. Ancora una volta le persone prima delle idee, ancora un evento politico all’insegna della personificazione della politica. Tutto ciò è figlio della cultura berlusconiana.

La sinistra si ostina a sottovalutare, a ignorare, e non utilizzare la forza della comunicazione. Nessuna meraviglia dunque che ciò sia avvenuto anche in queste primarie. Vendola e Bersani hanno trascurato la comunicazione ed hanno perso. Renzi invece l’ha molto curata, ed ha vinto. In particolare, con l’aiuto di Gori, l’ha utilizzata per focalizzare l’attenzione della gente sullo scontro generazionale e distoglierla dai contenuti programmatici. 

E’ successo così che il popolo della sinistra ha conosciuto tutto della rottamazione, punto di forza del sindaco di Firenze, e poco e niente dei programmi dei candidati. Non ha conosciuto la genericità e superficialità delle proposte renziane, gli elementi comuni con le posizioni politiche di Confindustria, il carattere destrorso del suo programma. L’appoggio di Renzi a Marchionne, la sua condivisione della riforma Fornero, la sua avversione alla CGIL sono stati accuratamente mascherati dai media padronali, ma anche dai media di sinistra e così sono rimaste nell’ombra. Si spiega così come il messaggio Renziano della rottamazione abbia trovato porte aperte e braccia tese anche nelle regioni rosse. Peraltro è da tempo, da troppo tempo, che la gente di sinistra accumula, a ragione, intolleranza verso il gruppo dirigente del PD. Il connubio tra questi elementi ha determinato il successo di Renzi e la sconfitta di Bersani e Vendola.

Qualunque sia l’esito delle primarie, la sinistra PD deve fare i conti con le forze moderate rafforzate dall’affermazione di Renzi. Il posto di Letta, Fioroni, Marini viene preso dal sindaco di Firenze. Attraverso il cavallo di Troia della rottamazione entra nel PD la difesa dei padroni, dei banchieri. Il guaio è che tutto ciò viene presentato come la nuova sinistra. E così il PD da partito degli operai, diventa il partito dei padroni.

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