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Le colpe di Bersani, D’Alema & compagni

Le colpe di Bersani, D'Alema & compagni

Bossi l’ha detto: la sinistra ha perso perché è "poco sveglia, perché poteva spingere anche lei sul federalismo". "Chi ha perso - ha aggiunto - è la sinistra. La gente non la vota perché non si può votare chi dice sempre di no. La sinistra al Nord è sparita. Devono interrogarsi sul perché". Ed ha ragione.

La sinistra (mi riferisco al PD, perché non esiste altra sinistra significativa) non ha capito nulla della Lega, ironizzata all’inizio come un fenomeno folk da sagra paesana, demonizzata poi per i contenuti "eversivi". Non continuerà a capirla, relegandola al ruolo di stampella di Berlusconi, non come vero partito che fa e disfa a suo piacimento l’azione di governo, come dimostra Tremonti, capace di stoppare ogni sparata napoleonica in nome del rigore economico.

E continuerà a non capirla, anche dopo che per la prima volta la Lega ha ben due governatori in regioni fondamentali come il Veneto ed il Piemonte che - da sempre - sono delle fucine di elaborazione politica.

Questi i numeri (da Repubblica):

Nel Veneto il sorpasso del Pdl è avvenuto in maniera ancora più netta rispetto alle politiche del 2008: le percentuali provvisorie parlano di un 34,8% della Lega contro il 24,5 del partito di Berlusconi. In Lombardia il Pdl ha superato la Lega di poco: 31,4% contro il 27,2%, un risultato mai ottenuto prima d’ora. Più limitata la rimonta in Piemonte, dove lo schieramento di Bossi ha preso il 16,9% a fronte del 24,9% del Pdl. Nel complesso delle tre regioni del Nord, il Pdl è avanti sulla Lega di poche migliaia di voti. Per il Carroccio un buon risultato anche in Emilia Romagna: 13,7% dei voti. In Liguria la percentuale è del 10,2.

Se il PD non lo capisce e non cambia marcia - facendo autocritica, tornando al contatto con la gente, abbandonando certe alleanze che non portano a niente, addossando le colpe a Grillo - alla prossima tornata aspettiamoci la padanizzazione anche delle regioni rosse.

Finora tutti hanno accusato Berlusconi di farsi forte grazie alle sue (e nostre) televisioni; non abbiamo la prova contraria che, senza tv, avrebbero perso di più. Ma Bossi ha dimostrato che anche senza televisioni e schiere di giornali di famiglia o asserviti (Tele Padania e La Padania non contano niente) si può vincere lo stesso (lo stesso può dire Vendola): evidentemente la sua forza sta in qualcos’altro, che si chiama progetto. Al grido di Roma Ladrona Bossi è partito alla conquista del federalismo; per il momento ha ottenuto, con i voti del Partito Democratico, quello fiscale segno che con la Lega gli accordi sono possibili.

E qui emergono tutti gli errori della classe dirigente del PD, in particolare di D’Alema che ha sempre cercato - dalla Bicamerale ad oggi - un dialogo con mister B, mission impossible, ma non con il Carroccio. Se è vero che la politica è l’arte della trattativa e del compromesso, nulla vieta che con Bossi si possa trovare un punto d’incontro per la riforma dello Stato (vedi bozza Violante) in senso federalista, in cambio della riforma elettorale, di una legge sul conflitto d’interessi, di una riforma della giustizia fatta per tutti i cittadini e non per uno solo.

Se la sinistra avesse "coltivato" l’alleanza con la Lega probabilmente non avremmo avuto le leggi obbrobriose contro gli stranieri ed il clima sociale del Paese non sarebbe così arroventato. Forse Berlusconi oggi sarebbe a rincuorare il suo Milan.

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