• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Politica > Le brioches di Letta: abolizione del finanziamento pubblico ai (...)

Le brioches di Letta: abolizione del finanziamento pubblico ai partiti

Dategli le brioches”. Ecco fatto. L’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, annunciato oggi dal Presidente Enrico Letta al CDM e anticipato dal primo tweet giornaliero, è stata una sorpresa per tutti, o quasi. La legge, già pronta, è quella approvata dalla Camera e che attendeva il via libera del Senato. Tanto per rammentarla, essa prevede che i cittadini possano scegliere “in tutta libertà” di destinare il 2 per mille (che secondo Letta “non frega il cittadino”) ai partiti o attraverso un sistema di contribuzione fiscale volontario. Inoltre il testo prevede che tutti i partiti certifichino i propri bilanci che dovranno essere resi pubblici. Entrambi punti critici per l’opposizione pentastellata, che ritiene il Friday Letta Show un’ennesima “presa per il culo” perché la legge sarà effettiva solo dal 2017, un lasso di tempo nel quale i partiti continueranno a percepire soldi pubblici sotto forma di rimborsi, tranne il M5S che ha rinunciato alla propria quota.

Che sia una strategia per calmare le acque fredde del dicembre politico italiano, è fuori discussione. L’arrivo di Renzi a via delle Fratte e una settimana calda come quella che sta finendo ha sollecitato il Governo ad espletare un’azione plateale: l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. L’abolizione, richiesta dalla società civile da anni e ancor prima dal referendum del ‘93 lascia ormai il tempo che trova, specie se i partiti, come giustamente ha affermato Grillo, non ridanno indietro le somme già percepite, alla stregua del M5S.

Le istanze del Paese sorpassano ormai anche le tematiche dei costi della politica perché vogliono sorpassare la politica stessa, non prima di averla investita, se necessario. Perché è questa l’aria che si respira ultimamente: forconi nel baule di una Jaguar, manifestazioni nelle maggiori città italiane, sulle autostrade, atti di rappresaglia contro semplici commercianti, la guerra tra poveri. E ancora: scontri alla Sapienza, a Torino, violenza, urla fischi & lazzi, fascisti dell’ultim’ora o riservisti, comunisti e chi vede nella mafia il vero Stato. Di tutto un po’.

I ghiacciai del politichese e del politicante si sono sciolti e il mare magnum italiano cresce, aumenta: la cinghia di trasmissione tra la politica e la società che dovrebbe essere incarnata dai partiti politici ha fallito. La comunicazione tra politica e cittadini non è ormai più possibile, da anni forse. Chi scende in piazza? Il cittadino impegnato? Non più solo lui. Chi protesta adesso è un’accozzaglia di gente non uniformemente catalogabile: ovvero è come dire tutti. Ed è questo il problema principale, perché quando si va a svegliare la rabbia repressa del cittadino che lavora e che fino ad ora si era limitato a parlare di politica estrinsecandola con un “la politica fa tutta schifo” e lo si vede in piazza, qualcosa sta realmente cambiando.

La politica cercava disperatamente il bacino elettorale dell’astensionismo: eccolo. L’elenco delle cose che non vanno in Italia si perde strada facendo, spesso non ci si ricorda più perché si scende in piazza se non per i propri problemi, che ormai sono quelli di tutti. Problemi che sono, a detta della maggioranza, tutti comunque riconducibili ad un imperativo categorico assoluto: “tutti a casa”. Ma poi? Elezioni subito? Sì, con quale sistema elettorale? Rientra tra le sorpresine di Renzi. Anche l’uovo Kinder è passato di moda.

Il governo Letta annuncia l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti ma non capisce (o fa finta di non capirlo) che la gente non vuole più i partiti, questi partiti. Sono brioches quelle che Letta vuole dare al popolo, in una guerra delle farine che sta per iniziare, in attesa che Roma diventi bianca.

 

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.67) 14 dicembre 2013 10:44

    ........ quelle sarà la merce di scambio di questa operazione? Di quali nuovi balzelli saremo gravati?

    Se il politico da uno, solitamente pretende tre ........ è Letta non fa certo eccezione!
  • Di (---.---.---.240) 14 dicembre 2013 10:49

    haaaa ROBIN , quanta fatica per togliere una briciola  ai ricchi per darla ai poveri . che poi alla morte lasci quaggiu tutto .

  • Di (---.---.---.200) 14 dicembre 2013 11:15

    addaveni’

  • Di (---.---.---.69) 14 dicembre 2013 15:44

    "la gente non vuole più i partiti, questi partiti."
    9 mesi fa il ha votati, cosa sarebbe cambiato in nove mesi? E soprattutto, cosa vuole questa"gente"? I colonnelli, come il signore della jaguar? E allora mi spiace, io non sono ancora "affondato" come milioni di italiani (ivi NON compresi quelli che manifestavano la loro miseria occupando strade con SUV che valgono più di casa mia), ma anche se succedesse, tra Letta, che detesto e che non ho mai votato, e i colonnelli, combatterò sempre per il primo. Perchè la migliore dittatura sarà sempre peggio delal pegiore politica.

    • Di (---.---.---.36) 15 dicembre 2013 07:13

      Quindi rivoterebbe quello stesso soggetto che ha appena rifinanziato con centinaia di milioni di euro di soldi pubblici la Sorgenia di CDB gia’ indebitata per 1 miliardo e 800 milioni di euro, di cui ben 600 milioni solo con MPS. 

  • Di (---.---.---.253) 14 dicembre 2013 16:17

    Il livore dei grillini è palpabile. I sondaggi sono impietosi e li danno in caduta dall’arrivo di Renzi, che sarà la morte del loro movimento squinternato.

    • Di (---.---.---.102) 15 dicembre 2013 02:37

      Se il PD sta a poco a poco (riluttante ma con il popolo ormai sotto i palazzi e con un M5S sempre più minaccioso oltre il 20 %) facendo quello che Grillo chiede da tempo, alla fine chi avrà vinto ?

      Renzi o Grillo ?

      genietto...

  • Di (---.---.---.125) 15 dicembre 2013 02:34

    Qualcuno ha spiegato a Letta (ma anche a Renzi) che il problema N.1 in Italia sono le mafie e la corruzione?

    (200 miliardi in fumo ogni anno)

    O sono io che guardacaso non ho mai sentito non solo inserirle al primo posto nella loro agenda, ma quasi nemmeno mai nominarle?

    Non sarà mica forse perchè con la Banda B. da 20 anni si spartiscono il bottino e gli appalti dando mance (e "lavoro") alle loro clientele per conservare il loro bacino elettorale ?

  • Di angelo umana (---.---.---.155) 15 dicembre 2013 12:46
    angelo umana

    complimenti dario sabaghi, hai descritto benissimo e condivido. Interessante il "chi scende in piazza?", tutti, gli esasperati, i più deprivati dalla politica economica non possono nemmeno farlo, tanti disoccupati si vergognano pure a farsi vedere in giro e di solito ci si lecca le ferite da soli, dunque idealmente scende in piazza la maggioranza del paese, salvo quei mille o milioni che manteniamo negli anfratti politici e statali, garantiti per "default". Scendono in piazza i lavoratori autonomi, persone che non hanno mai avuto santi in paradiso (i piccoli autonomi intendo), tanto meno nei sindacati e nei partiti, perché non producono tessere e voti.

  • Di (---.---.---.134) 15 dicembre 2013 12:51

    Questa è solita presa per i fondelli....

    Alessandro Rossi

  • Di (---.---.---.72) 15 dicembre 2013 18:11

    Ho visto che si discute molto sul 2 per mille che va al PD e al PDL, in fin dei conti quei soldi andranno a loro. Mi pare di avere capito che si tratti del 2 per mille delle tasse che si pagano allo Stato, quindi sono soldi pubblici: se io do il 2 per mille al PD allora quel due per mille non va allo Stato che si ritrova un buco e quindi deve mettere nuove tasse. Mi pare che questo sia chiaro, o no?

    Poi lo so anch’io che il buco della mia "donazione" (con i soldi dello Stato) sarà coperto con i soldi previsti attualmente per i Partiti, solo che mi chiedo come fanno gli elettori ad essere presi per il c*lo mi pare per la terza o quarta volta.

    Un Referendum di 20 anni fa ha stabilità la fine del finanziamento pubblico ai partiti e questi qua cambiano nome per la quarta volta: ma gli elettori sono tutti pulcinella?

  • Di (---.---.---.42) 15 dicembre 2013 19:49

    Due tempi >

    Entro gennaio verrà redatto quel “nuovo patto” di coalizione che Letta chiama “impegno 2014”. Un “contratto” di governo destinato a durare almeno un anno.

    Letta ha già in tasca la disponibilità di coloro che sono con lui al governo.
    Alfano, ad esempio, ha tutto l’interesse di dimostrare di far parte di un governo che è finalmente capace di rispondere, in tempi brevi, a bisogni ed aspettative ormai “bollenti”.
    Letta sa bene che solo con l’unità e la coesione della sua squadra potrà ritrovare la fiducia ed il consenso popolare.

    Manca solo Renzi.
    Come Segretario del PD ha l’arduo compito di tracciare la direzione per tutto il partito e formulare un progetto politico che risulti vincente al momento del voto.
    Allo stesso tempo non può (non deve) intaccare il ruolo del Premier Letta volendo “dettare” la sua agenda di governo.
    Un “patto” di coalizione presuppone la comune volontà, nonché la capacità di trovare il massimo possibile punto di incontro su delle soluzioni tanto efficaci quanto “praticabili”.

    Ecco la strategia basata su 2 tempi.
    Primo: superare la crisi con riforme ed interventi condivisi e efficaci.
    Secondo: preparare le migliori condizioni “di base” in vista del futuro confronto elettorale.

    Dalla “tenuta” del governo dipende la “tenuta” del sistema economico-sociale.
    Nel paese del Barbiere ed il Lupo si vendono soluzioni davvero strane …

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares