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La violenza di Palermo e la cultura dello stupro

La vicenda di Palermo, con sette ragazzi che hanno violentato una diciannovenne, ha sollevato l'indignazione popolare sia per la crudeltà dimostrata dal branco, con ragazzi che si sono letteralmente accaniti sulla malcapitata, sia per le chat divulgate tra i i colpevoli che parlavano della violenza sessuale come se fosse un divertimento.

C'è evidentemente una cultura dello stupro in giro che non si limita solo a quei sette ragazzi, ma che coinvolge l'intero mondo degli uomini. Una cultura che si è riversata sui social network attraverso la pornografia, la molestia virtuale, il linguaggio spinto. I ragazzi non nascono stupratori, lo diventano dopo aver imparato il retroterra culturale che anima gli adulti i quali, soprattutto sulle chat, mercificano le donne, trattandole come oggetti del desiderio. 

L'indignazione popolare che si è sollevata davanti a quell'episodio di violenza non deve farci perdere di vista che la responsabilità non è da attribuire tutta al branco di Palermo, ma anche a quegli uomini che hanno immediatamente fatto circolare il video dello stupro, che si sono divertiti a vedere una giovane violata come un'animale, chiedendo chi fosse la ragazza stuprata, senza porsi il problema che divulgare il video di uno stupro sia reato. 

Le chat sembrano innocue, ma in realtà sono l'anticamera della violenza sessuale. Molte di queste chat sono il terreno adatto per persone ossessionate dal sesso che si scambiano materiale intimo su donne all'oscuro di tutto. Queste chat sono molto frequentate anche da coloro che si sono detti inorriditi davanti alla violenza di Palermo, ma che appena capita non esitano a condividere immagini intime di fidanzate e conoscenti. 

È il mondo degli adulti ad aver generato il branco di Palermo. Sono loro che stanno inculcando nei ragazzi di oggi l'ossessione per una sessualità da sfogare nei modi peggiori. Sono loro che veicolano il messaggio che molestare una donna, anche se virtualmente, è una cosa divertente. E magari adesso sono gli stessi che si dicono arrabbiati della violenza di ieri, senza nemmeno accorgersi che la cultura dello stupro l'hanno creata loro, non quei ragazzi. 

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