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La verità dell’inciucio


Riporto sotto alcuni estratti dall’articolo di Andrea Camilleri Cos’è un italiano, presente in versione integrale su http://temi.repubblica.it/micromega...;

La riflessione di Camilleri mi sembra poter rappresentare un’efficace introduzione a quella particolare dimensione che, sebbene su di un piano più ‘essenziale’, vado sviluppando nei miei interventi su AgoraVox. In tal senso quello del titolo va inteso come un genitivo oggettivo con il quale si allude al tipo di ’fede’ che caratterizza una certa diffusa politica convergenza o, detto in altri termini, il ’dio’ più diffusamente condiviso. 

La popollare contraddizione tipicamente italica a denominazione d’origine controllata (un ad hoc che rimanda al metastorico H-dere di cui dicevo in http://www.agoravox.it/Uno-due-Etre...), la contraddizione che caratterizza il pensiero delle più dialettiche parrocchie, è quella stessa che sottolineo nell’articolo La cosa Italia, dove tento di mostrarne la sua più intima vera radice.

A proposito di recto e di verso delle medaglie di cui dice Camilleri, e alla luce di una consapevolezza che stenta a maturare, parrebbe che l’ipotesi che vede fusa in Uno la gestione di D’io, De-mon-io e D-nero, non si riveli poi così peregrina. Si tratta invero di quella particolare ’istituzione del cred(it)o’ di cui parlo in http://www.agoravox.it/La-Banca-del...

Tuttavia, di quella diabolica tripartita miscela, il genio italiota non è D certo l’unico esponente. Semmai risulta essere, per molti versi, il più ‘attrezzato’.

Scrive Camilleri: 



Quasi sempre, nella sua lunga storia, l’italiano ha dimostrato di essere esattamente come le particelle di Majorana. Il grande fisico teorico, misteriosamente scomparso nel 1938, elaborò un’ipotesi rivoluzionaria secondo la quale, adopero le parole del fisico Andrea Vacchi, «il partner di antimateria di alcune particelle sono loro stesse». Come dire che non la coesistenza, ma l’inscindibile fusione degli opposti (ne) costituisce l’identità.

 

(...) Non le due facce di una stessa medaglia dunque, ma una medaglia che ha nel recto e nel verso la medesima immagine.

 

(...) Ecco, gli italiani non hanno il senso della Storia, ma della Storiella. Facendo un certo sforzo, riescono a prendere in considerazione la microstoria, ma da queste visioni parziali e minute non riescono a ricostruire la grande visione generale.

 

(...) Quella parte del cervello che ha il compito d’archiviare la nostra vita nel suo insieme (non solo i fatti accaduti nel corso dell’esistenza, ma anche le letture che abbiamo fatto, gli spettacoli visti, i concerti ai quali abbiamo assistito, le mostre alle quali siamo andati) possiede, nell’italiano, una sorta di deleteautomatico che entra in azione assai presto, consentendo una scarsissima autonomia alla memoria.

Commenti all'articolo

  • Di verygod (---.---.---.7) 21 marzo 2009 10:27
    Glaros - scrittura creat(t)iva

     In ’materia’, ho appena inviato un commento su http://www.sinistra-democratica.it/... per gettare un ponte fra idee, sinistra e libertà. In attesa di riscontro...

  • Di mauro bonaccorso (---.---.---.72) 21 marzo 2009 11:32
     
    Scusa Verygod, non ho alcuna intenzione di polemizzare con te, vorrei solo capire perché, quando leggo un tuo articolo stento a decifrarne il contenuto e/o il messaggio ulteriore.
    Leggendo l’ultimo tuo post, ho potuto fare tesoro delle parole di Camilleri forse proprio grazie al fatto che le sue idee sono state riportate come lui le ha scritte.
    Mi sbaglierò, ma credo che se una persona scrive, per essere letto e compreso dovrebbe considerare il livello medio di istruzione del suo potenziale lettore. Scrivere in maniera criptica può avere un riscontro limitato ai soggetti che si occupano in maniera specifica di linguaggio e delle sue variegate forme, se no, a mio avviso risulta un puro esercizio linguistico.
    La diffusione delle idee, almeno per la mia concezione di informazione, dovrebbe essere universale, cioè alla portata di tutti, anche dei meno dotati a livello linguistico, proprio per stimolare la loro emancipazione. Mi scuso per la critica, qualora ritenessi la mia ideologia lontana dalle tue intenzioni, in altre parole, se non hai alcun interesse a diffondere le tue idee.
    Un saluto
    Mauro Bonaccorso
     
  • Di verygod (---.---.---.7) 21 marzo 2009 11:59
    Glaros - scrittura creat(t)iva

     Mauro,

    ringrazio anche te per l’ennesima critica al mio ’metodo’, ma come ho ripetutamente cercato di far notare in quanto scrivo e come ho precisato in alcune risposte ad altri miei ’critici’, si danno due livelli del discorso, quello esplicito e quello cui fa riferimento il "mondo parallelo" di cui hanno detto Fruttero e Lucentini. In tutto quanto vado ’raccontando’ su AgoraVox mostro come il cosiddetto potere, simbolico e non, teorico e pratico, si caratterizza in termini che vanno ben al di là dell’immaginabile e la sua convergenza in Uno, la stratificazione del senso è quella su cui si gioca la vera partita dietro le quinte. Umberto Eco ha detto che bisogna imparare a leggere, vale a dire non bisogna accontentarsi del livello palese, occorre ’indagare’ quello dove gli argomenti si intrecciano, si incrociano, si rispecchiano. E’ lì che stanno i nodi forti del potere. Nome e verbo, come per ogni buona teocrazia che si rispetti... Prova a leggere la risposta che do ad Ascanio 4525 nell’articolo in fase di redazione su http://www.uaar.it/forum/viewtopic.... , chissà che non possa risultare un po’ più ’illuminante’.
    Resto comunque a disposizione per ulteriori... chiarimenti e ti saluto cordialmente
    PD

  • Di verygod (---.---.---.7) 21 marzo 2009 12:26
    Glaros - scrittura creat(t)iva

    Tornerò sulla questione in un articolo al quale sto lavorando intitolato Unisono. Che fare? Lì richiamo quanto dicono in ’materia’ Ferruccio Pinotti nel suo Fratelli d’Italia e Gioacchino Genchi nell’intervista su Left-Avvenimenti, a proposito di quelle che io chiamo le convergenze al centro. Se vuoi dare un’occhiata, ne ho accennato anche qualcosa a Luigi Crespi su Facebook.
    Io ribadisco l’importanza dell’ontologia perché, se non si comprende come funziona la relazione fra molteplicità ed unità, sfuggono completamente le strategie con cui si gestiscono i popolli. Se mi si legge con attenzione tutto ciò risulta abbastanza evidente, ma un certo livello del discorso è necessariamente rivolto a chi sa bene quello di cui parlo, a tutte quelle intellighenzie che tessono le loro divine tele a destra e sinistra, per poi darne una sintesi che risulti abbastanza efficace. Se non gestisci quella, te lo scordi il popollare con-senso. E’ questo il senso della coerenza di sistema della quale parlo nel mio primo articolo su AgoraVox ed è questo il senso della mia denuncia del ’Porcellum’ al tribunale di Strasburgo e della mia pdemocratica europea candidatura di cui su http://www.agoravox.it/Intervista-a...

  • Di mauro bonaccorso (---.---.---.72) 21 marzo 2009 12:51
     
    Dopo aver assaggiato un piccolo antipasto dei tuoi argomenti, credo di dover prima provvedere all’iscrizione alla facoltà della tua ideologia per poter sostenere una discussione, dalla quale trarre qualche piccola conclusione. Dopo aver sostenuto qualche “esame” potrò, forse, sperare di entrare in questo mondo di magiche alchimie politiche di cui non sospettavo neppure l’esistenza.
    Devo ammettere il mio limite, ma la volontà di capire non mi manca, chiedo, però, una mano tesa per superare l’ostacolo linguistico che ci separa.
    Un ringraziamento
    Mauro Bonaccorso
     
  • Di verygod (---.---.---.7) 21 marzo 2009 13:09
    Glaros - scrittura creat(t)iva

     Grazie a te Mauro, le mani te le do tutte due, ma occorre avviare quel pool di indagine trasversale del quale parlo in http://www.agoravox.it/DiEU-La-dopp... e in http://www.agoravox.it/DiEU-La-dopp...

    • Di Paolo Praolini (---.---.---.68) 21 marzo 2009 21:57
      Paolo Praolini

      Concordo con Mauro, essere criptico forse da illusione di essere in vantaggio.
      In realtà isola l’autore e limita la diffusione del messaggio che avrebbe voluto trasmettere.
      Se usassi un fraseggiare più ’umano’ magari qualche lettore in più lo troveresti.
      Mi guardo bene dal fare critica tanto per farla, ma trovo veramente un muro tra i tuoi scritti ed il lettore medio di AV.

      Grazie e ciao

  • Di verygod (---.---.---.7) 21 marzo 2009 22:58
    Glaros - scrittura creat(t)iva

     Grazie a te Paolo,

    cercherò di far tesoro anche del tuo suggerimento, ma attenzione, se del livello al quale alludo non si prende la dovuta ’visione’, si manca clamorosamente il bersaglio. Speriamo di trovare insieme la giusta quadra in materia... 
    Del resto, detto in estrema sintesi la questione è semplice, si tratta di comprendere l’uso e il consumo che si fa della contraddizione sul piano teorico/pratico, cogliendo il senso di quel particolare vertice o centro dove tutto si mescola. Quel non-luogo di cui parla Cacciari e con lui tutti i meglio ’iniziati’ al potere. Vogliamo lasciare Tutto a loro? A Severino ed al Corriere della Sera? Al PalaVolkswagen di Enrico Cisnetto con il "Diciamoci tutto" del periodo nel quale Mastella parlava di ontologia dalla barca di Della Valle, come sottolineo in CortocircuitOne? Occorre imparare a vedere i nessi, gli intrecci. Abituarsi a questo esercizio d’indagine. In caso contrario non si contrastano il ’dio’ imperante ed il ’suo’ credo. Occorre spiazzare il senso dominante con il suo contraltare ... altrimenti ogni sforzo risulterà vano. 
    Questo è il senso della mia pdemocratica europea eco-logica candidatura che vi chiedo di appoggiare in ’ragione’ delle radici di cui al sondaggio su http://forums.ec.europa.eu/debateeu... e di quanto cerco di chiarire nell’intervista su http://www.agoravox.it/Intervista-a...

  • Di bruno piano del balzo (---.---.---.216) 28 marzo 2009 14:43

    Ha ragione Camilleri, l’italiano dimentica. Basti pensare a quello che è stato il fascismo. Se non fosse per i pochi, ormai, partigiani che ne parlano, molti minimizzano. In Inghilterra pare vogliano togliere la storia dalle materie scolastiche, per favorire l’uso delle tecnologie. E’ l’inizio della fine. Un popolo senza memoria... Per tornare al popolo italiano, mi riconosco spesso nel giudizio di un grande del giornalismo, Montanelli : "popolo di pecore anarchiche".

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