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La strage di CastelVolturno diventa... danza

Il racconto delle sei vite spezzate. Dal loro sbarco nei nostri territori e fino a quella sera in cui hanno incontrato la morte.

CASTELVOLTURNO - Si intitola "Kalifoo Ground" lo spettacolo della coreografa e regista napoletana Erminia Sticchi che riprende la strage di Castelvolturno, in cui sei immigrati ghanesi furono uccisi dal clan dei casalesi nel 2008, che andrà in prima nazionale nel cortile del Maschio Angioino a Napoli stasera [18 settembre], nella giornata del primo anniversario dell’agguato di camorra.

 

Sticchi, che ha già proposto il degrado e la speranza di Scampia in un altro evento di danza ("Santa Scampia", rappresentato anche a Parigi), utilizza l’uccisione degli extracomunitari come pretesto per raccontare la conoscenza del diverso in una fusione tra danza, musica con il trio "Les Folies" del Burkina Faso, e prosa, per la partecipazione dell’attore Ernesto Mahieux.

«Kalifoo Ground - spiega Erminia Sticchi, che oltre a curare le coreografie ha anche scritto, diretto e danza nello spettacolo - è un progetto alternativo di docu-danza ossia una narrazione di fatti realmente accaduti portata in scena da una compagnia che è una perfetta fusione tra attori italiani ed extracomunitari.
Prendiamo spunto dalla strage di CastelVolturno ed il nostro debutto coincide col primo anniversario di quei fatti di sangue. Con questo lavoro intendiamo far passare un messaggio sociale molto forte: innanzitutto di denuncia, con tanto di nomi e cognomi, degli avvenimenti di quella sera di settembre dell’anno scorso ma puntiamo, anche, a far capire alla gente i pregiudizi di cui sono vittime i migranti e le grandi potenzialità che queste persone hanno».

«Ho iniziato a lavorare a questo progetto - continua Sticchi - nell’immediatezza dei fatti di CastelVolturno, ho messo insieme musica, danza, prosa, immagini e documenti cercando di raccontare queste vite spezzate dal loro sbarco nei nostri territori e fino a quella sera in cui hanno incontrato la morte. Spero che Kalifoo Ground sia solo l’inizio di un progetto più vasto di tutta una serie di rappresentazioni che effettueremo sia in Campania che all’estero e che dia l’opportunità ai migranti coinvolti nella compagnia di diventare professionisti dello spettacolo facendo, così, percorrere loro delle strade che sicuramente sarebbero state precluse».

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