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La tragedia dello stadio Heysel e il dono del ricordo

Nessuna persona è veramente morta se non muore nel cuore di chi resta, per sempre.

Fuori da ogni ricorrenza o anniversario, l’idea di ricordare quel lontano 29 maggio 1985 mi è tornata in mente, dopo aver visto la puntata, del 2 gennaio 2016, della nota trasmissione televisiva di Rai Uno “Il dono”, condotta per l’occasione da Paola Perego.

Un dono, fra gli altri della puntata, è stato il racconto di Vittorio che, allora sedicenne tifoso juventino, fu coinvolto insieme al padre Leopoldo nella tragedia che, riguardò tifosi inglesi ed italiani, durante la finale di Coppa dei Campioni disputatasi, allo Stadio Heysel di Bruxelles, il 29 maggio del 1985 fra Juventus e Liverpool.

Degli incidenti sappiamo oramai tutto. Leopoldo, ferito nel terribile parapiglia che anticipò la Finale, venne soccorso da un tifoso del Liverpool, Jeff Conrad, che gli prestò i primi semplici soccorsi, lo mise disteso per facilitarne la respirazione spontanea, gli diede da bere acqua per lenire lo spavento. Quando capì che poteva andarsene riprese la sua strada. Vittorio poteva cavarsela da solo per i successivi soccorsi a Leopoldo. Gli anni sono passati, ma il desiderio di rivedere il salvatore ha coinvolto padre e figlio fino ad avvalersi dei mezzi della trasmissione televisiva per ritrovare e abbracciare Jeff, la cosa naturalmente è avvenuta ed è stata registrata dalle telecamere. I due hanno donato a Jeff la maglietta con il numero di Platini (il 10) che Vittorio indossava quella sera. Jeff a sua volta ha regalato a Vittorio la sciarpa del Liverpool con scritto ‘non camminerete mai soli’

Molti sono i libri pubblicati sulla tragedia, cito fra gli altri, per averli letti: “Quella notte all’Heysel” di Emilio Targia ed. Sperling &Kupfer e “Il ragazzo con lo zaino arancione” di Francesco Ceniti e Alberto Tufano ed. Gazzetta dello Sport, entrambi pubblicati nel 2015 a ricordo del trentennale della tragedia.

Quello che più mi ha coinvolto personalmente è “L’ultima curva” di Nereo Ferlat. Nei primi giorni di giugno del 1985 il mio amico e collega Nereo Ferlat, scosso dagli eventi straordinari che gli erano accaduti a cominciare dal pomeriggio del 29 maggio 1985 a Bruxelles, mi chiese di scrivere qualche riga su quell’avvenimento tragico e terrificante che porta il nome di strage dello stadio Heysel.

Accettai di buon grado perché ero rimasto estremamente colpito ed addolorato da quell’avvenimento che aveva tolto la vita a 38 persone (aumentate successivamente a 39) e spento i miei sogni di tifoso. Dovevo attendere il 1996 per vedere vincere alla Juventus la sua prima Coppa dei Campioni. Oggi la chiamano Champions, ma per me resta sempre Coppa dei Campioni d’Europa. Scrissi allora le mie impressioni, un paio di pagine dattiloscritte, niente di più, ma non le lasciai pubblicare, forse pensavo di dover rinunciare definitivamente a qualcosa di mio. Conservai quei fogli e li usai come segnalibro quando Nereo mi consegnò una copia de “L’ultima curva”. Credo che siano ancora li, ma non trovo più il libro che sicuramente giace nei cartoni di un trasloco di vent’anni fa. Non ci ho messo tanto a procurarmi una copia della riedizione del libro, appena l’ho saputo, edizione rinnovata ed accresciuta di testi e molte immagini significative per i tipi della NovAntico Editrice.

Un’altra occasione di memoria. In effetti a oltre trent’anni di distanza da quel fatidico evento, la perseveranza di migliaia di tifosi juventini che hanno passato e passano il testimone del ricordo alle generazioni successive, fa sì che i 39 Angeli dell’Heysel siano sempre al nostro fianco. Nessuna persona è veramente morta se non muore nel cuore di chi resta, per sempre, e se è un cuore grande come quello di Nereo e dei tanti, come me, che ne tramandano la memoria senza stancarsene i Martiri dell’Heysel sono destinati a rimanere con noi finchè ci saremo.

Naturalmente la nuova edizione del libro di Nereo Ferlat “29-5-1985 “Z” – L’ultima curva” farà la sua parte per conservare questa memoria. Il libro ha una prefazione scritta da Beppe Franzo, il quale ha voluto riprendere e sottolineare la frase “Nessuna persona è veramente morta se non muore nel cuore di chi resta, per sempre” riportata anche dai tifosi dello Stadium sullo striscione che hanno dedicato ai 39 morti all’Heysel durante la partita dello scorso campionato, giocata in casa dalla Juventus contro il Napoli e vinta per 3 a 1.

Fra l’altro, nella nuova edizione, si può leggere la poesia “39 angeli all’Heysel” di Domenico Laudadio, il gestore del sito della memoria dell’Heysel. Inoltre è presente una scelta di riproduzioni fotografiche di giornali dell’epoca e le fotografie di quella triste giornata scattate da Paolo Gugliotta, fotografo della polizia scientifica di Roma. Molte buone ragioni per leggerlo e conservarlo.

 

 

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