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La sinistra deve mettere l’uscita della Gran Bretagna dalla UE all’ordine del giorno

di Owen JONES

[traduzione dell’articolo apparso sul The Guardian “The left must put Britain’s EU withdrawal on the agenda]

I progressisti dovrebbero essere sconvolti dalla rovina della Grecia nell’Unione Europea. E’ tempo di reclamare per noi la causa euroscettica.

All’inizio, solo pochi hanno immerso le dita dei piedi nell’acqua; poi gli altri, esitanti, hanno seguito l’esempio, tutto il tempo a guardare gli altri in cerca di rassicurazione. Per come è stata imposta l’austerità che ha devastato la Grecia, nei termini che Yanis Varoufakis ha definito come una “occupazione postmoderna”, per come è stata rovesciata la sua sovranità, costringendola ad attuare ancora delle politiche che non hanno ottenuto nulla, se non la rovina economica, a sinistra in Gran Bretagna si stanno rivoltando contro l’Unione europea, e in fretta.

“Tutto bene se l’Unione europea si ritira; tutto il male se diventa egemonica con violenza”, scrive George Monbiot, spiegando il suo voltafaccia. “Tutta la mia vita sono stata pro-Europa”, dice Caitlin Moran, “ma vedendo come la Germania sta trattando la Grecia, la sto trovando sempre più sgradevole.” Nick Cohenritiene che l’Unione europea viene rappresentata “con una parte di verità, come una crudele, fanatica e stupida istituzione”. “Come può supportare la sinistra ciò che è stato fatto?” ChiedeSuzanne Moore. “L’Unione europea. Non nel mio nome“. Ci sono anche autorevoli esponenti del Labour a Westminster e Holyrood privatamente in movimento per una “posizione di uscita”.

L’elenco potrebbe continuare, e sta crescendo. Più gli oppositori di sinistra dell’Unione escono fuori, più lo slancio raccoglierà dinamismo e aumentarà la massa critica. Per quelli di noi di sinistra che hanno sempre criticato l’Unione europea, ricordo che ci siamo ssentiti nel passato come partecipanti a una crociata solitaria. Ma il sostegno a sinistra per il ritiro – possiamo chiamarlo “Lexit“, se vi piace – non è una cosa nuova. Se non altro, questa nuova ondata di euroscetticismo da sinistra rappresenta un risveglio. Gran parte della sinistra aveva sostenuto una campagna contro l’entrata nella Comunità economica europea, quando Margaret Thatcher e i suoi accoliti realizzarono una campagna per l’adesione.

La Comunità avrebbe potuto minacciare la capacità dei governi di sinistra di attuare le loro politiche, pensavano persone come i miei genitori, e avrebbe potuto vietare il tipo di aiuti economici necessari per proteggere le industrie nazionali.
Ma dopo l’avvento del thatcherismo, una sinistra sempre più malconcia e demoralizzata cominciò a credere che l’unica speranza di legislazione progressista si potesse trovare via Bruxelles.

La miseria della sinistra è stata, nel 1980, di unirsi al trionfalismo dei libero mercato, che aveva trasformato la Gran Bretagna al di là di molte delle loro ambizioni più selvagge, e il cominciare a esitare a mettere vincoli sui loro sogni nel progetto europeo.

Il pessimismo della sinistra sulla possibilità di attuare riforme sociali in casa propria senza l’aiuto dell’Unione europea, si fuse con una visione progressista di internazionalismo e di unità, quella che era emersa dalle macerie del fascismo e della guerra genocida. Ed è forse questo sentimento di poter fare bene anche da soli che è stato spento in ogni paese dell’Unione europea e ci ha guidato in un collasso economico mai visto dai tempi della grande depressione americana.

Sono state le banche tedesche e francesi che hanno incautamente prestato soldi alla Grecia che hanno beneficiato dei salvataggi, non l’economia greca.

La distruzione della sovranità nazionale della Grecia è stato raggiunta grazie allo strangolamento economico, con un trattamento inflitto ad Alexis Tsipras che è stato paragonato a un “intenso waterboarding mentale”. Il vice primo ministro della Slovacchia, Peter Kazimir, ha anche potuto anche il suo Tweet dove chiamava questo moderno trattato di Versailles “il risultato della loro ‘Primavera greca'”, ma aveva ragione: tutta l’azione della UE ha schiacciato una ribellione.

Veramente orribile. Come l’ex consigliere della Commissione Europea Philippe Legrain afferma, “La Germania sta dimostrando di essere una calamità egemone”, in grado di passare oltre anche alle obiezioni della Francia.

L’euro ben si adatta alla Germania, naturalmente, così come un euro debole, ora, va bene per le sue esportazioni e impedisce ai paesi più poveri dell’UE di ottenere un vantaggio competitivo.

Ma guardate come l’UE ha operato. Ha manovrato governi eletti – per quanto sgradevoli, come quello di Silvio Berlusconi – dal proprio ufficio. Irlanda e Portogallo [si veda la situazione attuale,ndt] sono stati ricattati. Il trattato del 2011 ha efficacemente vietato ogni possibilità di economia keynesiana nella zona euro.

Ma anche al di fuori della zona euro, la nostra democrazia è minacciata. Il partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti (TTIP), tipicamente negoziato dalla UE in segreto a favore degli interessi delle grandi aziende, minaccia una corsa verso l’abbassamento di standard ambientali e di altro tipo. Cosa ancora più inquietante, darebbe alle grandi aziende la possibilità di citare in giudizio i governi eletti per cercare di fermarli nell’introdurre politiche che presumibilmente [fissando standard di qualità più alti, ndt] colpirebbero i loro margini di profitto, qualunque sia il proprio mandato democratico. Questo significherebbe spianare la strada per ampliare non solo la privatizzazione del nostro Servizio Sanitario Nazionale, ma renderla anche irreversibile. La Royal Mail potrebbe essere privatizzata dai Tories, ma è stata l’Unione europea che ha iniziato il processo applicando la liberalizzazione del monopolio naturale dei servizi postali. Vuoi nazionalizzare le ferrovie? Ciò significa che si deve superare non solo direttiva ferroviaria della Commissione Europea 91/440/CEE, ma potenzialmente anche la proposta di “Quarto Pacchetto Ferroviario“.

Altri trattati e direttive della UE applicano politiche di libero mercato basate sulla privatizzazione e mercificazione dei nostri servizi pubblici e di pubblica utilità. David Cameron è pronto a proporre una rinegoziazione che metterà a nudo molte delle rimanenti “notizie positive” della UE, particolarmente in realzione all’opzione di uscita delle norme a tutela del lavoro. Eppure egli ha fiducia che la sinistra sosterrà la campagna per un nuovo pacchetto di accordi, che ci porterà a rimanere in un percorso europeo sempre più favorevole alle aziende e pieno di di trappole per i lavoratori. Possiamo onestamente sostenere questa situazione?

Diciamo solo che dobbiamo essere onesti sulle nostre paure. Temiamo che questo ci farà inavvertitamente allineare con gli xenofobi e nazionalisti – pronti a colpire gli immigrati, e un “no” a restare nella UE sarà visto come la loro rivendicazione, scatenando un carnevale di “ukipperismo”. L’ostilità verso l’Unione Europea è vista come appannaggio della destra dura, e non il tipo di cosa che dovrebbe far gioire i progressisti. Ed è per questo – se davvero gran parte della sinistra decide sul Lexit – che si deve realizzare la propria campagna separata e cercare di assumere noi la proprietà della rivendicazione.

Tale campagna si concentrerà sulla costruzione di una nuova Gran Bretagna, dei diritti dei lavoratori, di un vero e proprio salario di sussistenza, della proprietà pubblica, dell’attivismo industriale e della giustizia fiscale. Una tale campagna per il popolo potrebbe aiutare la sinistra a riconnettersi con le comunità operaie con cui si è perso il contatto molto tempo fa. La mia paura, altrimenti, è che tutto diventi una ripetizione del referendum scozzese: ma questa volta, invece della progressista SNP tra i beneficiari, con il rastellamento dell’Ukip nelle comunità della classe operaia e lavoratrice e con le grandi imprese a emettere minacce agghiaccianti sui rischi di votare nel modo sbagliato. Senza un importante campagna di Left Out, Ukip potrebbe spostare tutti i voti del Labour dell’Inghilterra settentrionale. Questa sarebbe la vera rivendicazione degli ukipperiani.

Il lexit può essere visto come un tradimento della solidarietà con la sinistra in Europa: Syriza e Podemos in Spagna stanno cercando di cambiare l’istituto, dopo tutto, non lasciarlo. L’esperienza di Syriza illustra quanto sia infelice abbracciare questa causa. Ma in ogni caso, la minaccia di Brexit potrebbe aiutarli. La Germania ha pochi incentivi per cambiare rotta: beneficia enormemente dal regime attuale. Se il suo comportamento è considerato essere la causa la disgregazione dell’Unione europea, rafforzerà la mano di chi si oppone allo status quo. La lotta per la Lexit diventa sempre più forte, e – per lo meno – molti di noi hanno bisogno di iniziare a immergere le nostre dita dei piedi nell’acqua.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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