La riscossa laica e civile parte dal liceo Giulio Cesare
Non si è ancora conclusa la vicenda che riguarda gli opuscoli anti omofobia, quelli realizzati dall’Unar e prontamente bloccati dopo l’intervento di Bagnasco, ed ecco che la scuola diventa nuovamente oggetto di contestazione per i professionisti della reazione. Stavolta, però, il teatro di scontro non è la scuola come istituzione, ma un liceo in particolare: il Giulio Cesare di Roma, dove gruppi di estrema destra hanno manifestato contro un’iniziativa da loro stessi definita “omosessualista”.
A fine aprile arriva la notizia che due associazioni antiabortiste, Giuristi per la Vita e Pro Vita Onlus, hanno presentato in Procura una denuncia per pubblicazione oscena e corruzione di minorenne, contestando strumentalmente un passo del libro in cui si fa riferimento esplicito a un atto sessuale. Il caso a questo punto esplode. Lotta Studentesca, gruppo vicino a Forza Nuova, espone davanti alla scuola uno striscione con la scritta “maschi selvatici, non checche isteriche”, il tutto condito con scenografici fumogeni gialli, e il caso balza agli onori della cronaca. Sicuramente maschi, i militanti di LS, visto che almeno nelle foto pubblicate non si vede nessuna ragazza, e altrettanto sicuramente selvatici, di questo non possiamo che dargli atto. Non si può definire diversamente chi, di fatto, incita all’odio omofobo.
In un primo momento dal coro si odono prevalentemente voci di condanna. Insorgono i genitori cattolici del Moige, associazione che non ha mai nascosto la propria avversione all’omosessualità, parlando di “violazione del patto di corresponsabilità genitori-scuola”. Dello stesso avviso il sottosegretario ciellino Toccafondi, che intervistato da Radio Vaticana lamenta una battaglia ideologica giocata sulla pelle dei ragazzi e senza il dovuto coinvolgimento dei genitori, e anticipando che la questione sarà approfondita. Eppure non risulta che le idee dei ragazzi siano state in qualche modo orientate. Anzi, dal racconto della dirigente si evince che il dossier fornito per il tema in classe, alternativo ad altri temi, conteneva articoli sulle posizioni di Papa Francesco, Angelino Alfano e Maria Cecilia Guerra. Quello affrontato dal libro della Mazzucco, poi, è un argomento sempre attuale, su cui i ragazzi possono e debbono dire la loro, in un clima di aperto confronto e nel rispetto dei diritti di tutti. Perché è questo il ruolo della scuola: educare alla tolleranza, al riconoscimento dei diritti del prossimo. Esattamente il contrario di quanto avviene nell’ora concordataria di catechismo, a riguardo della quale non risultano analoghe prese di posizione né dal Moige, né da Toccafondi.
Passa qualche ora e cominciano ad arrivare anche le prese di posizione a sostegno dei docenti e di tutta la scuola, che nel frattempo ha fatto quadrato attorno a loro. Arriva naturalmente quella della scrittrice Mazzucco, quelle delle associazioni Lgbtiq. Arrivano anche quelle meno scontate, da parte dell’Associazione Nazionale Presidi, dalla Federazione degli studenti, perfino sotto forma di striscione di risposta nel caso del liceo romano Manara ("bravi!"). Arrivano infine anche quelle istituzionali, dal comune di Roma come dalla Regione Lazio, fino a quella pesantissima della ministra Giannini che, di fatto, sconfessa il suo sottosegretario. Sconfessione che era mancata nel caso degli opuscoli Unar, dove sembrava invece che Toccafondi, forte dell’esperienza sotto il governo Letta e del sostegno delle gerarchie ecclesiastiche, avesse preso le redini del ministero.
Alla fine, il ministero ha chiuso il caso. Non ci sarà nessuna sanzione perché tutto si è svolto nel rispetto degli alunni e della libertà dei docenti. Si sentiva veramente la mancanza di un sostegno istituzionale alla lotta contro omofobia e bullismo, temi che stanno alla base degli opuscoli Unar la cui pubblicazione, tuttora, è rinviata a data da destinarsi. A questo punto, perché non sbloccare quella questione e favorire finalmente la diffusione del germe della tolleranza? Sarebbe senz’altro il giusto coronamento di una vicenda partita male e risoltasi nel giusto verso. Se poi Toccafondi prendesse atto della disparità di vedute con la ministra e decidesse di dimettersi, noi non ci lamenteremmo di certo.
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