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La riscoperta della lotta di classe

La lotta di classe dopo la lotta di classe” di Luciano Gallino è un libro-intervista, che prende in esame temi molto significativi, supportati da molti dati (a cura di Paola Borgna, laterza, 2012).

In molti paesi occidentali, la classe sociale non riflette più la classe occupazionale e gli esponenti delle classi medie si sono impoveriti, diventando molto simili a quelli delle classi popolari. Forse, in Europa si possono distinguere due sole classi principali: chi ha bisogno di contare gli euro e chi no, quando bisogna acquistare qualcosa. Invece le caste dei manager della finanza e dell’economia si sono arricchite a dismisura.

Le multinazionali si sono alleate con i burocrati, con i politici e con gli operatori bancari e finanziari per salassare i cittadini e il tessuto economico di piccole e medie imprese e riuscire, così, ad ampliare il mercato, mediante lo schiavismo finanziario, a scopo di annientamento. È la versione moderna del far mangiare il minimo possibile e far lavorare il massimo possibile, fino alla morte, attuata nei campi di lavoro e di concentramento nazisti.

In realtà, negli ultimi anni, molti problemi nei bilanci degli stati occidentali, sono stati causati soprattutto dagli sgravi fiscali, concessi alle multinazionali e ai grandi possessori di patrimoni. È diventato vitale notare che “le imposte sulle imprese sono state notevolmente abbassate nell’eurozona negli ultimi quindici anni. Mediante simile competizione fiscale gli Stati cercano di attirare sul loro territorio nuove imprese, ma così facendo scavano voragini nei loro bilanci. Esemplare al riguardo è stato il caso dell’Irlanda" (p. 133). In Francia le maggiori multinazionali “contribuiscono oggi alle entrate fiscali dello Stato soltanto per il 7 per cento, rispetto al 30 che versavano anni fa" (p. 25). Ad esempio la Total nel 2010 ha realizzato 12 miliardi di utili e grazie a leggi, assolutamente assurde, non ha versato nemmeno un euro di tasse allo Stato francese. 

In Italia negli “anni Ottanta le entrate Irpef da lavoro dipendente costituivano il 40 per cento delle entrate totali derivanti da questa imposta. Al presente, sono salite al 60 per cento. Per contro la quota Irpef derivante da lavoro non dipendente (quello di imprenditori, commercianti, professionisti, artigiani e simili) si è ridotta da poco meno del 38 a circa il 10 per cento” (p. 114). Il restante 30 per cento è pagato dai pensionati: 4 su 5 sono ex lavoratori dipendenti.

Comunque, basta visionare le curve dei redditi dei diversi paesi per constatare “che la curva dei ricavi puramente finanziari… segue fedelmente, anche se in qualche punto al di sotto, la curva che mostra l’impennata dei redditi e della ricchezza del 10 per cento più ricco della popolazione” (p. 111). Oramai il reddito mondiale ha raggiunto i 65 trilioni di dollari e nel 2003 il rapporto “sullo Sviluppo Umano dell’Onu stimava che per sradicare la povertà estrema e la fame ci sarebbero voluti 76 miliardi di dollari l’anno”, probabilmente saliti oggi a circa 100 miliardi. Ci sarebbe “da chiedersi che razza di mondo sia quello che produce valore per 65.000 miliardi di dollari l’anno e non ne trova un centinaio – pari a un seicentocinquantesimo del totale – per sconfiggere la povertà estrema e la fame” (p. 33). 

E sarebbe meglio promuovere, anche nelle università, il pensiero del premio Nobel per l’economia Maurice Allais (www.allais.info, http://allais.maurice.free.fr), che preoccupato dai primi sviluppi del pensiero totalitario iperliberista, scriveva: “In realtà quelli che a Bruxelles e, altrove, in nome di pretese necessità di un preteso progresso, in nome di un liberalismo male inteso e in nome dell’Europa, aprono la Comunità Europea a tutti i venti di un’economia mondialista e la lasciano disarmata, senza alcuna ragionevole protezione, quelli che per ciò stesso sono fin da ora personalmente e direttamente responsabili di innumerevoli miserie, di disuguaglianze sociali intollerabili e intollerate, e della perdita del lavoro da parte di milioni di disoccupati, non sono realmente che i difensori di un’ideologia abusivamente semplificatrice e distruttrice, gli araldi di una gigantesca mistificazione e gli affossatori della costruzione europea (citato da Giorgio Vitangeli, in “Il braccio di ferro tra la Merkel e l’Europa”, 14 giugno 2012).

In effetti si può dire che i principali errori mentali e sociali degli esseri umani sono tre: l’illusione che il proprio vantaggio si ottenga dallo sfruttamento o dalla rovina degli altri, la convinzione che una cosa è impossibile solo perché non si è in grado di farla, il tentativo di costringere gli altri a credere e a vivere secondo le nostre regole (Marco Tullio Cicerone).

A mio parere bisogna accettare l’attuale evoluzione storica: l’era del lavoro a tempo pieno, disponibile per la maggioranza della popolazione, è quasi finita. Il crescente progresso tecnologico ha aumentato la produttività, ha cancellato innumerevoli posti di lavoro e ha motivato gli economisti più saggi a stabilire il giusto reddito minimo, in grado di garantire un livello dignitoso di sopravvivenza a tutti. Gli studenti, i disoccupati e i sottoccupati devono essere educati e pagati per consumare rispettando i particolari equilibri dei vari sistemi economici nazionali.

Luciano Gallino è professore emerito all’Università di Torino, si occupa di problematiche economiche e sociali legate al mondo del lavoro e ha pubblicato moltissimi libri.

Paola Borgna è professore straordinario di Sociologia generale presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Torino. Tra le sue pubblicazioni più significative segnalo “Immagini pubbliche della scienza” (2001), “Sociologia del corpo” (2005), “Manuale di sociologia” (2008).

 

Nota – Segnalo il Portale del Lavoro Dignitoso: www.lavorodignitoso.org e questo articolo di Allais sulla Grande Depressione del 1929-1934: www.signoraggio.com/signoraggio_lacrisimondiale.html. Naturalmente le soluzioni consigliate da Allais verranno adottate, solo dopo l’inevitabile implosione dell’attuale sistema finanziario, basato su formule matematiche astruse e truffaldine, e sul denaro cibernetico virtuale, prodotto dai computer dei grandi operatori finanziari, che viene scambiato con il denaro cibernetico e cartaceo prodotto dai sacrifici dei lavoratori, dei pensionati e di tutti i cittadini che consumano energia e beni pagando un ammontare crescente di imposte indirette.

Commenti all'articolo

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.188) 21 giugno 2012 10:14
    Damiano Mazzotti

    Comunque senza pluralismo informativo è facile gabellare i cittadini, per cui segnalo ai veri giornalisti un evento europeo molto interessante: www.mediapluralism.eu/it (presso il Parlamento Europeo a Bruxelles, mercoledì 27 giugno).

    Poi segnalo www.techandlaw.net/events (domani a Milano, tema "Privacy in the Age of Augmented Reality, con Alessandro Acquisti della Carnegie Mellon University). 

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.188) 21 giugno 2012 10:41
    Damiano Mazzotti

    Come ulteriore prove di alcune condotte scandalose di alcune multinazionali, oramai andate fuori controllo dalla politica, dagli ordini professionali e dalla magistratura c’è questo dato:

     "Uno studio ha dimostrato che fra il 1999 e il 2004 il trattamento farmacologico per il cancro al colon negli Stati Uniti è passato da un costo di 500 dollari a un costo di 250.000 dollari all’anno!" (Edgar Morin, "La via. Per l’avvenire dell’umanità", Raffaello Cortina Editore, 2012).
     
    Non a caso i più grossi azionisti delle aziende che producono le terapie oncologiche più costose sono le stesse banche private che fanno il gioco d’azzardo che costringe ad aumentare le tasse ai cittadini fino a farli mangiare male e ammalare di stress...
    E se ti ammali loro ci guadagnano ancora di più... Io mi chiedo con che coraggio queste persone cercano di educare i loro figli e pure i figli degli altri... Certe persone senz’anima bisogna mandarle in esilio nelle loro belle isole nei paradisi fiscali, una volta per tutte.

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